2023-05-17
Leandro Erlich: a Palazzo Reale di Milano si viaggia oltre la soglia della realtà
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L'inaugurazione della mostra di Erlich a Palazzo Reale. Fra le figure dell'installazione - Shikumen (2004) - anche il sindaco di Milano Beppe Sala/Arthemisia
Artista concettuale argentino di fama internazionale, Leandro Erlich ha scelto Milano per la sua prima, ampia antologica europea. In una mostra in cui nulla è come sembra, nella suggestiva cornice di Palazzo Reale (sino al 4 ottobre) è il pubblico a interagire con le 19 installazioni esposte, in un altrove magico dove anche l’impossibile diventa possibile.«Il mio lavoro funziona come un'esperienza narrativa dispiegata nell'arena pubblica. Costruisco storie visive tratte dalla vita quotidiana che evocano un insieme di circostanze ordinarie, radicate nella realtà e nell'esperienza condivisa, ma che non funzionano come ci si aspetta. Mi piace sviluppare progetti che spingono il pubblico oltre la soglia concettuale e mi piace lavorare con una varietà di media e modalità espressive. Il mio lavoro comprende installazioni, oggetti, sculture, video e persino la pittura. Creo strutture che innescano immagini e idee che, a loro volta, puntano verso nuove realtà. Mi piace considerare questi pezzi come dispositivi relazionali che ispirano l'interazione e il gioco tra gli spettatori. Intendo l'arte come un mezzo per coltivare nuovi approcci alla comprensione del mondo, fisico, mentale, politico, simbolico». (Leandro Erlich)Per raccontare Oltre la soglia, la straordinaria (stra-ordinaria perché davvero più fuori dall'ordinario di così non si può…) mostra allestita nel cuore espositivo di Milano, è necessario partire dalle parole di chi, di questa mostra, è protagonista assoluto: l’artista argentino Leandro Erlich, classe 1973 e una creatività unica al mondo. Arte difficile da definire la sua, impossibile da catalogare, un’espressione artistica che parte dal reale, ma che questo reale ribalta, rivoluzione, trasforma, diventa «quello che non ci si aspetta». Un’arte «liquida», fatta di installazioni che diventano parte integrante con il pubblico e che hanno senso perché il pubblico interagisce con loro, le tocca, le trasforma, le studia, ci entra, ci gioca. In una parola: le vive. E le rende vive. Arrampicarsi sulle pareti di un palazzo, entrare in ascensori che non portano da nessuna parte, salire su scale mobili aggrovigliate, imbattersi in case sradicate, finestre chiuse da mattoni, finestrini di treni ed aerei che sembrano in movimento, in questa mostra è normale. Il tutto reso possibile da sapienti giochi e posizionamenti di video e specchi, che alterano il senso della realtà e la percezione dello spazio.Garantito il senso di straniamento (una gran prova per chi, come la sottoscritta, soffre di vertigini…), ma mai di paura o di inquietudine: questa mostra è un gioco. Un gioco che fa riflettere gli adulti (o, per lo meno, dovrebbe…) e divertire i più giovani. E’ una mostra «leggera», ma allo steso tempo di grande profondità, che insinua dubbi e mette in discussione il dato sensibile del Mondo: nulla è come sembra. Una sorta di «Così è se vi pare» di pirandelliana memoriaLa MostraIl percorso espositivo, composto da 19opere, inizia a sorprendere già nel Cortile di Palazzo Reale, dove è allestita la monumentale installazione site-specific Bâtiment, creata nel 2004 per la Nuit Blanche di Parigi: da allora è stata presentata in tutto il mondo, adattandosi alle caratteristiche dell’architettura locale. Il meccanismo espositivo è tuttavia sempre lo stesso: appoggiata orizzontalmente a terra è posizionata la riproduzione della facciata di un edificio, con balconi, nicchie, fregi, tettoie. I visitatori si «appendono» virtualmente alle decorazioni e un grande specchio - inclinato a 45 gradi - riflette l’immagine a terra su un piano verticale, dando l’illusione di una facciata reale e la sensazione che la legge di gravità non esista più.Se Bâtiment è sicuramente l’opera più spettacolare, più fotografata, più instagrammata, non da meno sono le altre, da Elevator Pitch (2011) a Window Captive Reflection (2013), passando per The Cloud (2018), Rain (1999), In Global Express (2011) e In Port of reflections (2014). Impossibile descriverle tutte (impossibile per chi scrive e impossibile per chi legge…), perché spiegare Erlich a parole è difficile. Bisogna provare l’esperienza per capire.«Le creazioni di Erlich - ha spiegato il curatore della mostra Francesco Stocchi - sono strutture architettoniche che funzionano come macchine ottiche che mettono in discussione il dato sensibile del mondo. Con la mostra a Palazzo Reale di Milano, Erlich ha scelto l’Italia come luogo d'elezione per la presentazione dell'ambizioso progetto che, tramite la messa in scena di spazi di nuova percezione, stimola la riflessione e la contemplazione».