2023-03-30
Le vittime dei vaccini: «Mandati
al macello, denunciamo l’Aifa»
Dopo le rivelazioni sulle omissioni dell’Agenzia del farmaco, le vittime di effetti avversi chiedono che chi ha sbagliato paghi. E promettono azioni legali: «Le nostre vite sono rovinate, ci hanno mandato al macello».«Voglio incatenarmi fuori dall’Aifa. Vediamo se riescono a capire, che cosa vuole dire soffrire di eventi avversi post vaccino». Eccole, alcune reazioni, dopo le rivelazioni della trasmissione Fuori dal coro e degli articoli della Verità, che hanno mostrato come l’ex direttore generale, Nicola Magrini, e i vertici dell’Agenzia italiana del farmaco fossero perfettamente al corrente dei danni da vaccino anti Covid. Anna è la mamma di Rocco Stamato vaccinato a 17 anni con Moderna nel dicembre del 2021. Qualche notte dopo, fu assalito da dolori atroci al petto, si rifugiò nel letto dei genitori chiedendo aiuto. «Lo portammo al pronto soccorso, finì in terapia intensiva. Aveva la troponina alle stelle, mi dissero che se tardava un attimo ad arrivare sarebbe morto». Il marcatore di danno miocardico aumenta in caso di scompenso cardiaco e Rocco, un ragazzone alto e sportivo, di certo non aveva problemi al cuore. «Studia per diventare elettrotecnico, dall’età di 16 anni anche lavora. Fu costretto a farsi il vaccino, perché quella era l’aria che si respirava nell’istituto professionale e perché non avrebbe più potuto lavorare senza farsi inoculare», racconta la signora Anna. Originaria della Calabria, nata a Novara 47 anni fa, è tornata a vivere con il marito e i figli in provincia di Cosenza. Quella notte di dicembre fu una corsa disperata, al pronto soccorso di Policoro, in Basilicata «perché vicino a noi non c’era altro». Rocco, oggi diciottenne, non voleva vaccinarsi ma fu costretto a farlo per non vedersi negato il diritto di lavorare e di poter salire su un autobus. «Qualcuno forse se lo sarà dimenticato, ma nemmeno i tamponi bastavano per muoversi o mantenere una impiego», alza la voce Anna. «Non ti lasciavano scelta e nostro figlio è stato rovinato». Però nessun medico ammette la correlazione con il vaccino, solo prima delle dimissioni una cardiologa si lasciò sfuggire con la madre: «È quello che pensa lei». Però se ne guardò bene dal mettere per iscritto la sua diagnosi. Rocco ha dovuto restare per mesi a letto, non pratica più alcuno sport ma nemmeno svolge una vita normale. La perimiocardite non l’abbandona. «Deve evitare ogni sforzo. Pochi giorni fa ha fatto il controllo a Roma, all’Ospedale Bambino Gesù, e gli è stato detto che la cicatrice rimane, comprime permanentemente il cuore. Le sembra giusto, che un ragazzo così giovane debba pagare in salute per essere stato costretto a vaccinarsi? Altrimenti avrebbe fatto una vita da recluso?», chiede la mamma. Dopo aver visto la trasmissione Fuori dal coro su Rete 4 e letto La Verità, la signora appare molto determinata. «In famiglia abbiamo sofferto molto per l’evento avverso che ha colpito Rocco. Mio marito, gli altri due figli, la sottoscritta siamo molto provati e abbiamo dovuto sostenere un’infinità di spese per compiere gli accertamenti che volevamo per il bene del ragazzo. Ora diciamo basta, vado a Roma a protestare fuori dalla sede dell’Aifa e spero che con me si muovano tanti altri genitori o cittadini danneggiati dal vaccino», dichiara Anna. «Ma voglio che ci siano anche avvocati, agguerriti nel difenderci».«Quando ho visto Fuori dal coro, per la prima volta ho pianto. Dalla rabbia. Non è possibile che uno Stato accetti quello che è successo. Che faccia finta di nulla davanti a errori, a mancanze così enormi. Quella che sapeva, ma nascondeva, sarebbe la nostra agenzia regolatoria del farmaco?». Lo chiede Barbara D’Ambrosio, 47 anni, della provincia di Torino. Suo padre è stato per una decina d’anni assessore alla Sanità della Regione Piemonte, la signora dice di avere sentito parlare di salute pubblica da una vita, di avere ottimi riferimenti in campo medico «eppure sono stata travolta dal vaccino anti Covid e nessuno ha saputo aiutarmi». «Ricevetti la prima dose di Pfizer il 30 maggio 2021 e da quel momento fu un crescendo di sintomi». Bruciore insopportabile degli organi interni, capillari rotti, irregolarità del ciclo mestruale. «Quando cercavo assistenza, dicevano che era il caldo o la pre menopausa. O che si trattava unicamente di suggestione», racconta. Solo a settembre, quando le gambe non rispondono più, viene ipotizzato un problema neurologico però Barbara non viene ricoverata. «Nel frattempo, insistevano con la seconda dose, dicevano che nelle mie condizioni avrei rischiato grosso ad ammalarmi. Quando presi il Covid, nel gennaio del 2022, ero terrorizzata invece lo superai in 36 ore. Che cosa sarebbe successo, se avessi accettato un altro inoculo?».Barbara continua a soffrire di neuropatia delle piccole fibre, ha sempre bruciori interni, problemi alle gambe e alla vista. «Non posso stare davanti al computer perché gli occhi non lo sopportano. Ma sono un’impiegata, che altro posso fare?». Pensare che Barbara sarebbe un soggetto fragile, soffre di tiroidite cronica autoimmune e invece di presentarle possibili rischi con la vaccinazione, l’avevano incitata a offrire il braccio. «I produttori di vaccino non sapevano nulla degli effetti sui fragili, Aifa ne era al corrente ma ci ha mandati al macello». I moduli per segnalare alla farmacovigilanza? «Sono una farsa. Nessuno riesce a trovare la casella con il proprio evento avverso da barrare». Racconta di baciare la figlia, la sera, prima di andare a dormire, nell’angoscia di non vederla più. «La mia sete di giustizia è per me, per tutte le persone che soffrono ma anche per i nostri figli. La verità deve uscire fuori anche per loro». Barbara è in contatto con altre persone, colpite da eventi avversi con lo stesso lotto di Pfizer. Doveva essere l’Aifa, a vigilare. Invece, pur sapendo ha taciuto. «Basta silenzi», chiede la signora. «Chi ha sbagliato deve pagare. Non si gioca con la vita delle persone».Federica Angelini, 53 anni, insegnante di scuola elementare nel Veronese, fondatrice del Comitato ascoltami assieme ad altre vittime degli eventi avversi da vaccino Covid, spiega di essere rimasta sconvolta leggendo sulla Verità che la metà dei morti riconducibili alla somministrazione di Astrazeneca erano dovuti a «motivi tromboembolici o cardiovascolari (età minima 43 anni e massima 62 anni)», come scriveva il 15 marzo 2021, in un messaggio a Magrini, la direzione dell’area vigilanza post marketing e gestione dei segnali dell’Aifa.Tuttora, è costretta a ingerire dosi massicce di antistaminici per controllare i dolori reumatici, i bruciori che l’accompagnano, ogni mese deve andare al pronto soccorso perché la pressione schizza alle stelle, ma «dopo la vaccinazione con Astrazeneca ho avuto anche problemi tromboembolici. E solo nel tempo ho scoperto di avere ben due mutazioni genetiche che riguardano la coagulazione. Quindi, potenzialmente potrei essere uno di quei morti perché nessun accertamento veniva richiesto prima della somministrazione».Federica si era vaccinata il 22 marzo 2021, tre giorni dopo che l’allora dg Magrini aveva nuovamente autorizzato il vaccino anglosvedese, malgrado le segnalazioni di decessi. «Scoprire che potevo essere tra i morti mi riempie di una rabbia immensa», esclama. «Stato e istituzioni sono mancati completamente, nel riconoscere correlazioni, nel non intervenire sul fronte analisi e accertamenti, che per decine di migliaia di persone come me hanno significato spese mediche ingentissime. Quasi sempre, senza che venga trovata una cura appropriata dopo che ci è stata rubata la salute». Federica, assieme ad altre vittime del vaccino anti Covid, promette azioni legali. «È gravissimo, quello che hanno fatto Aifa e ministero della Salute, che non poteva non essere al corrente».