2020-06-26
Le urla nel silenzio dell’acquario pallonaro
Maurizio Lagana/Getty Images
Le partite di serie A viste in tv e senza la colonna sonora del pubblico fanno uno strano effetto. Senti gli ululati dei mister, le bestemmie e pure le domande dei massaggiatori. Pare di sognare, poi vedi Roberto Gagliardini sbagliare da zero metri e ti svegli. «Aveva la mascherina sugli occhi». La buttano sul ridere all'Inter dopo che Roberto Gagliardini ha mandato sulla traversa da zero centimetri il possibile gol della vittoria contro il Sassuolo nel deserto di San Siro. Ma ce l'aveva idealmente anche Duvan Zapata quando ha graziato da tre metri il portiere della Lazio a Bergamo. E non se l'è mai tolta il guardalinee della Orsato band all'altezza della propria orrorifica fama, pronto a chiamare fuorigioco inesistenti e a battezzare falli laterali a caso. Sono le famose fette di salame sanitarie, cambia l'estetica ma non il giudizio. Perché il calcio senza spettatori è una tristezza che conferma la più banale e nichilista delle teorie: i tifosi non giocano.Il campionato è ricominciato nel vuoto pneumatico o come spiega Fabio Caressa «nell'immersione in mondi sottomarini». Effettivamente guardare la partita da casa è come fare snorkeling o più prosaicamente fissare un acquario: pesci colorati che guizzano, dribblano, si picchiano in danze leggiadre e surreali, sospensioni esistenziali senza la colonna sonora più conosciuta, quella dei boati, dei fischi, del rumore di fondo collettivo del popolo in ebollizione da football. E allora sono i telecronisti a richiamare l'attenzione sull'assenza, a cercare il Sound of silence (copyright di Pierluigi Pardo), a enfatizzare un silenzio che in realtà non esiste. Perché ci sono i centrali che allineano le difese, i capitani che rimbrottano chi è fuori posizione, i leader che richiamano i gregari (la gerarchia è subito individuata), i massaggiatori che chiedono «Hai sete?». E poi c'è Antonio Conte che si sgola.Le tipologie di allenatori nell'acquario sono tre: i filosofi masticatori alla Maurizio Sarri (potesse accendersi le sigarette di Manlio Scopigno), i contemplativi alla Roberto De Zerbi e Stefano Pioli (seguono zitti, rapiti dalle trame), e i baritoni teatrali. Come Jürgen Klopp, Simone Inzaghi, Rino Gattuso, tutti in fila dietro Conte, violentatore principe di corde vocali. «I miei giocatori sanno che partecipo, mi ascoltano. L'assenza di tifo è di una tristezza infinita, ma senza spettatori i messaggi arrivano più facilmente». Che Lautaro Martinez debba stare più vicino a Romelu Lukaku ormai lo sanno anche a casa. Ci sono nonne che, passando per sbaglio dietro il divano a Cantù, si voltano verso la Tv e alzano la voce: «Allora, l'hai capito o no?». Scherzi del silenzio che enfatizza le parole. Secche, pungenti; frustate. Come quelle che deve avere sentito l'arbitro Davide Massa (erano bestemmie), costate tre turni di squalifica a Milan Skriniar. Sono le conseguenze acustiche dell'assenza di pubblico; un noto fustigatore di santi come Gianluigi Buffon l'ha sempre fatta franca, protetto dalle bolge infernali d'ordinanza. Di questi tempi con il timpano non si scherza: serviva il lockdown sportivo per moralizzare il calcio 45 anni dopo Claudio Correnti e il suo bestemmione comasco.Il quesito amletico comunque rimane in piedi: senza il tifo questo non è calcio. Senza la Gelbe Wand, il muro giallo del Borussia Dortmund, simbolo del calore predatorio, o senza la spinta dei 50.000 reds di Anfield Road a Liverpool. «You'll never walk alone». Hai un bel gridarlo dal terrazzo di casa, invano. Acquario, solo i ruggiti di Klopp. Non tutti gli sport hanno bisogno di folle rumorose per affascinare, ma anche un putt da dieci metri agli US Open di golf non entra nella leggenda se non è contrappuntato dal silenzio senza fine mentre la pallina rotola e dal fragore crescente fino al parossismo che l'accompagna in buca.«Allora è solo questione di decibel», salterebbe su un tecnico del suono abituato a cogliere il sublime negli ultimi dieci, impercettibili secondi de Il lago dei cigni. Bastassero i decibel. Alcune Tv provano ad aiutarci con il tasto del sonoro finto ma non abbiamo ancora avuto cuore di sperimentarlo. Farebbe troppo Benny Hill o sitcom rafferma anni 90. Niente di più lontano dalle palpitazioni del contropiede manovrato. La sostituzione dei tifosi è un problema in tutto il mondo. In Corea del Sud hanno mandato sugli altoparlanti il rumore preregistrato dei supporter con un risultato perfino comico: per un errore di sincrono, il boato partiva per una rimessa in gioco (che sarà mai? si chiedeva l'autore dell'insignificante gesto assurto a prodezza).Non è solo questione di decibel ma di presenza, di cuore, di tensione, di quello strano impasto emotivo che trasforma una partita in un evento. E che magari fa sbagliare anche a Michel Platini, Zico, Roberto Baggio il rigore decisivo. Poiché la società della perfezione ha un rimedio per tutto (tranne che per il coronavirus) ecco che l'assenza viene riempita in molti stadi mutuando un'idea della lega baseball di Taiwan: gli abbonati pagano per avere i loro volti stampati su sagome di cartone sistemate sugli spalti. In Europa la trovata ha avuto successo a Mönchegladbach, dove c'è la corsa a riconoscersi in tv. Potrebbe perfino esserci un parente del tifoso che tirò la lattina in testa a Roberto Boninsegna. In Inghilterra Sky Sport voleva inserire nelle dirette tifosi generati al computer come i romani sugli spalti del Colosseo nel film Il gladiatore. La realtà aumentata non ha più limiti neppure nella sfera del ridicolo ed esagerare porta a creare guai. Come in Corea del Sud, dove la fregola di voler vedere pieno qualcosa che per norma sanitaria deve rimanere vuoto ha portato l'Fc Seul a sostituire i propri fans non con semplici manichini, ma con bambole gonfiabili. Quando il pubblico da casa si è accorto del singolare rimedio ha cominciato a tempestare i social di lazzi e commenti. Il club, pur difendendo la validità della scelta («le bambole avevano regolari mascherine sulla bocca») alla fine si è scusato e ha lasciato perdere. Anche perché il pubblico ad hoc era stato realizzato dalla Dalcom, colosso internazionale nella produzione di giocattoli sessuali.Fino ad agosto sarà così. E l'abitudine potrebbe perfino creare qualche vuoto reale anche dopo il via libera: un sondaggio di StageUp e Ipsos rivela che il 47% degli abbonati non rinnoverà la tessera dello stadio, alimentando così la tendenza del vuoto. Dove l'unico rumore che davvero ti trapana le orecchie è il fischio dell'arbitro, casuale secondo ferrea tradizione (eppure il pubblico, a condizionarlo, adesso non c'è). Per il resto la partita nell'acquario è una meravigliosa sospensione dell'esistenza con tre punti in palio, un mondo alternativo fra acido e Pink Floyd. Poi svirgola Gagliardini da zero metri e ti svegli.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)