2022-10-26
Le toghe all’assalto di Nordio, ma a sinistra c’è il caos
Eugenio Albamonte azzanna: la sua idea di giustizia è un pericolo per i pm. Intanto, leader di Area mette sotto accusa il Csm progressista.Una delle prime grane che il neo Guardasigilli Carlo Nordio dovrà affrontare sarà la gestione dei rapporti con le toghe di sinistra da sempre molto forti dentro al ministero della Giustizia. Qui infatti molti magistrati distaccati provengono dalle fila delle correnti progressiste. Ieri ha rimpiazzato Raffaele Piccirillo, per due anni alla guida del gabinetto di via Arenula. Nordio l’ha incontrato e gli ha espresso gratitudine per «l’eccellente lavoro svolto». Al suo posto arriva Alberto Rizzo, 63 anni, originario di Bressanone, che ha ricoperto fino all’altro giorno l’incarico di presidente del Tribunale di Borgo Berga (Vicenza), ma che in passato è stato ispettore generale capo al ministero della Giustizia. Mentre sul fronte delle toghe c’è già chi è partito lancia in resta. L’ex presidente dell’Anm Eugenio Albamonte nei giorni scorsi aveva bocciato in partenza la sua nomina: «In campagna elettorale Nordio ha disegnato una sua idea di giustizia forte con i deboli e debole con i forti. Perché tutte le misure di cui ha parlato servono a indebolire la capacità di controllo della magistratura rispetto al mondo della politica, dell’economia e dell’alta finanza e a rendere i magistrati del pubblico ministero più isolati e facilmente suscettibili di controllo da una parte e di intimidazione dall’altra». A sinistra, però, c’è una coscienza critica. Uno storico esponente di Area come il giudice Silvia Albano, che, a riprova della sua imparzialità a giugno ha assolto la neo ministra Daniela Santanché in un procedimento civile avviato dall’ex magistrato di Cassazione Antonio Esposito (già presidente del collegio che condannò Silvio Berlusconi). Per la Albano gli esponenti della sua corrente al Csm nei disciplinari avrebbero dato «la sensazione a chi è esterno al Consiglio che pratiche non siano sempre state gestite in modo trasparente», salvando magistrati come l’ex deputata Pd Donatella Ferranti e punendo presunti innocenti come Luciana Sangiovanni, che sarebbe stata spostata dal suo ufficio non perché considerata «avvicinabile», ma «perché non si tratta di personaggio di rilievo dal punto di vista associativo». «Una situazione», denuncia Albano, «che conosco molto bene e per questo posso dire che si è commessa una grande ingiustizia: il trasferimento è stato votato da Area e Mi», mentre «persino Nino Di Matteo, le cui posizioni “forcaiole” conosciamo bene, ha votato contro». Gli esempi che riporta Albano sono diversi e hanno il sapore di un epitaffio degli ultimi 5 anni di Csm a guida progressista. La toga contesta in modo netto le decisioni su Massimo Forciniti (ex braccio destro dello stratega delle nomine Luca Palamara), ricordando che «Area ha votato per l’archiviazione della pratica [...] difronte a condotte gravissime contestate (era accusato di aver sollecitato, con Palamara, un emendamento alla legge di stabilità del 2017, poi effettivamente presentato, per modificare la norma che impediva loro di essere nominati a un ufficio direttivo prima del decorso di un anno dalla cessazione dalla carica di consigliere del Csm, ndr)». Poi «ha votato per l’archiviazione della pratica di trasferimento relativa ad Anna Canepa», ex segretario di Md e sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia che nelle chat con Palamara, mentre si interessava alle nomine del 2018, definì i suoi colleghi genovesi Giovanni Arena e Alberto Landolfi «due banditi incapaci». Stessa storia per la pratica relativa a Valerio Fracassi, già capogruppo progressista al Csm, il quale era accusato di aver chiesto a Palamara di eliminare dall’elenco dei posti in fase di pubblicazione quello di presidente di sezione di Brindisi, ufficio al quale ambiva a tornare, con l’ennesima bocciatura giunta da Area. E quindi la Albano conclude, rivolgendosi all’ex capogruppo di Area Giuseppe Cascini, a nome di alcuni colleghi della sua sezione e di alcuni simpatizzanti: «Siamo davvero delusi».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.