2019-12-22
Le sanzioni Usa vogliono affossare l’asse Berlino-Mosca per il gasdotto
Con il Nord Stream 2 la Russia sarebbe più vicina alla Ue e fuori dall'embargo del 2014.Sale la tensione tra Stati Uniti e Russia. Donald Trump ha approvato le sanzioni contro le compagnie impegnate nella realizzazione del gasdotto Nord Stream 2. Il progetto - dal valore complessivo di circa 11 miliardi di dollari - è del resto da tempo finito nel mirino di Washington, che lo considera uno strumento di Mosca, volto a rafforzare la propria influenza geopolitica nei confronti dell'Unione europea. In tal senso, si è costantemente registrato un astio bipartisan su questo tema all'interno del Congresso statunitense. L'annuncio delle sanzioni americane ha innescato dure reazioni nel corso della giornata di ieri. «Per principio, l'Unione europea si oppone all'imposizione di sanzioni contro imprese europee che svolgono delle attività legali», ha dichiarato un portavoce della Commissione europea. «Rammarico» è invece stato espresso dal governo tedesco. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha infine parlato di un'«ideologia» americana che non tollera la concorrenza.Insomma, la questione rischia di irrigidire seriamente i rapporti tra Washington e Mosca, anche perché presenta degli spinosi risvolti di natura geopolitica. In primo luogo, quello che gli americani temono è un avvicinamento troppo stretto tra Germania e Russia: un elemento che, ragionano a Washington, potrebbe creare un polo competitivo di carattere geopolitico. Ma - soprattutto - una parte dell'establishment statunitense teme che il gasdotto costituisca una sorta di grimaldello, con cui il Cremlino possa riuscire a scardinare il sistema delle sanzioni, imposte nel 2014 ai tempi della crisi ucraina. È del resto in questo senso che i falchi antirussi del Campidoglio leggono il complicato dossier Nord Stream 2. Un'interpretazione tendenzialmente sposata anche da Kiev, che teme un eccessivo rafforzamento di Mosca. Nonostante si sia mostrato più accondiscendente verso il Cremlino del suo predecessore, l'attuale presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha espresso delle perplessità in materia lo scorso ottobre, anche in considerazione del fatto che - grazie a Nord Stream 2 - la Russia bypasserebbe di fatto i gasdotti ucraini.L'altro aspetto significativo è che questo dossier rischia, per l'ennesima volta, di complicare i tentativi di distensione che Trump sta cercando di portare avanti nei confronti di Vladimir Putin. Non è un mistero che l'inquilino della Casa Bianca voglia aprire a Mosca con due obiettivi: affidare ai russi la stabilizzazione del Medio Oriente e - soprattutto - sganciarli dall'orbita cinese. Questa linea non è tuttavia mai stata granché digerita da parte cospicua dell'establishment americano: soprattutto dal Senato che, guarda caso, è quello che spinge oggi più di tutti per il pugno di ferro sulla questione Nord Stream 2. Trump, dal canto suo, ha sempre dovuto barcamenarsi su questo fronte. Una convergenza troppo netta con Putin lo esporrebbe infatti agli attacchi degli avversari interni: ragion per cui, il presidente americano alterna spesso momenti di distensione ad altri di postura più aggressiva. Il punto è che, in questa sorta di tira e molla, l'Unione europea tende costantemente a rimetterci. Complice anche l'assenza di una politica estera unitaria, Bruxelles sembra non riuscire a rendersi conto che dovrebbe tentare di adoperarsi per incoraggiare un dialogo tra Washington e Mosca: un dialogo che potrebbe favorire la nascita di un blocco geopolitico anche in funzione anticinese. Purtroppo una strategia internazionale chiara dalle parti di Bruxelles sembra latitare. E il caso Nord Stream 2 sta lì tristemente a dimostrarlo.
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La manifestazione che è giunta alla sua sedicesima edizione si conferma un evento unico dove si dialoga di riforme, di giustizia senza trascurare l’attualità internazionale.
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