2022-03-21
«Le sanzioni non sono efficaci. Fanno male a noi, non alla Russia»
Il professore Giulio Sapelli: «Grave errore della pseudo diplomazia americana cui si accoda l’Europa. Mario Draghi è troppo allineato a Washington».Professor Sapelli, storico, economista, docente universitario ed esperto di geopolitica. Non c’è uomo più giusto di lei per spiegarci cosa è l’Ucraina. Peraltro, lei ha un passato professionale di eccezione nel gruppo Eni.«Era una realtà multietnica dell’impero austroungarico. Dopo la Prima guerra mondiale, l’impero sovietico ha colonizzato l’Ucraina. Sia la parte polacca sia quella russa. Moriranno da tre a cinque milioni di ucraini per fame dopo la collettivizzazione delle loro terre. Questo spiega perché una parte di Ucraina vedeva nelle truppe tedesche di Hitler quasi dei liberatori».Anche la Crimea?«Mai stata Ucraina. Sia geograficamente sia storicamente. È il luogo in cui si consuma la volontà russa di affacciarsi sul mare caldo del Mediterraneo. Una sorta di lago atlantico collegato al Mar Nero. Diventa ucraina per una follia di Kruscev capo del partito e dell’esercito in Ucraina mentre resisteva ad Hitler. La regala durante una festa di compleanno».Le due repubbliche separatiste sono invece Russia?«Parlano russo. Ma non significa essere Russia. Essere nazione significa mirare ad una statualità. L’Ucraina è una comunità interlinguistica. Il loro errore è stato bandire il russo durante le devoluzioni arancioni anche nelle comunità russofone. È lì che si è attizzato il neonazionalismo grande russo. Che Putin usa in maniera scellerata per condurre una guerra etnica».Addirittura?«Guerra etnica ed ortodossa. C’è stato uno scisma fra la chiesa ortodossa russa e quella ucraina all’inizio degli anni 2000. Questa si è dichiarata autocefala. Ecco perché la chiesa ortodossa metropolita di Mosca si identifica col potere dispotico di Putin».La Russia punta all’annessione dell’Ucraina?«A distruggere la classe dirigente ucraina. Col massacro di Katyn in Polonia furono sterminati oltre ventimila ufficiali polacchi. Stalin dette la colpa ai nazisti. Con metodi diversi Putin punta ad un ricambio a Kiev. Sa bene che è impossibile occupare tutta l’Ucraina. Anche chi parla russo ora è contro Putin. Non consideriamo quel mezzo milione emigrato in Russia. Quindi ricorre ad una trattativa armata. Vuole arrivare ad un governo fantoccio».Che faccia cosa?«Quello che Usa e Ue potevano risolvere con intelligenza rispettando il patto Reagan-Gorbaciov. Da entrambi confermato nelle loro biografie. Nessun Paese confinante con l’Urss avrebbe mai aderito né alla Nato né alla Cee. Patto che una volta infranto ha alimentato il nazionalismo etnico grande-russo assieme alla dottrina della chiesa ortodossa. E mi colpisce l’ignoranza della grande stampa».In merito a cosa?«Nulla sa di Ucraina. Nulla sa della Russia e delle trasformazioni da tempo in atto nel suo sistema di potere. Putin non è “un uomo del Kgb”. Fa parte del cerchio magico che si è opposto a Eltsin e che stava svendendo la Russia agli stranieri con una liberalizzazione modello Prodi-Menem. Pensi che l’Argentina aveva la rete ferroviaria più grande del mondo. E dopo la liberalizzazione le merci vengono ora trasportate su gomma».L’avanzata militare della Russia in Ucraina si è impantanata?«Va secondo i piani di Putin. Che è quello di fare una trattativa armata. Con alla radice una debolezza di fondo. La Russia è un Paese sottosviluppato. Bisogna guardare al commercio estero per valutare il potenziale di un’economia. Mosca esporta solo materie prime, grano e idrocarburi, ed importa tecnologie. Ma negli anni 50 e 60 andava nello spazio. E negli anni 70 aveva la superiorità nei missili a medio raggio. È stata poi devastata dalla liberalizzazione eltsiniana. Putin autocrate neo-grande russo è l’espressione di questa decadenza. Non c’è nulla di moderno in lui. I militari russi inorridiscono di fronte alle odierne tecniche di guerra ibrida condotte dai mercenari di cui si serve Mosca».Putin non ha fermato la deriva eltsiniana?«Ci ha provato. Anche la sconfitta del rivale Medvedev si inserisce in questa strategia. Quest’ultimo -relegato nel partito Russia unita - era visto come l’erede di Eltsin. Come confermatomi anche in privato da Putin durante le riunioni del Valdai Club anni orsono».Ce ne parli, siamo curiosi. «Eravamo in una dacia. Non si immagini chissà quale lusso. Il mio appartamento aveva un bagno in comune con altri. Putin ha sempre mirato alla riaffermazione del potere dello Stato in un’economia di mercato. Al contrario del rivale. La lotta di potere è ancora in corso. E l’opposizione dei dissidenti a Putin in Russia è forte. Putin non rappresenta più lo spirito russo. Ma quello ortodosso razzista».Quanto sono efficaci le sanzioni nel ribaltare i dittatori?«Mai efficaci. Errore enorme di questa pseudo diplomazia nordamericana cui si accoda l’Ue. Il partito comunista cubano o il gruppo ierocratico sciita sono ancora al potere grazie alle sanzioni». Se non servono a nulla serviranno a qualcos’altro…«A colpire l’economia europea. Francia e Germania soprattutto. Esiste un capitalismo terroristico di stato cino-tedesco nell’industria e un capitalismo finanziario cinese-nordamericano. La Cina è entrata nel Wto nel 2001, la Russia nel 2011. È pazzesco dire che non possiamo comprare il gas russo».Ma l’Italia non ha una sua politica estera?«Di recente l’Italia si è schiacciata eccessivamente su posizioni atlantiste. La nostra è una diplomazia di primissimo livello. Come del resto i servizi segreti, secondi solo alla Francia. Siamo l’unico paese europeo che ha sconfitto il terrorismo senza leggi eccezionali. Ci siamo indeboliti di recente. E questo eccessivo allineamento così poco politico su Washington lo si deve soprattutto al Governo Draghi». Anche se non abbiamo alternative alla Russia, non ci approvvigioniamo solo da lì. Abbiamo un mix di forniture non così squilibrato.«L’Italia in passato ha sempre avuto una sua politica estera. Non gliel’ha fatta l’Eni. Respingo l’idea che sia l’Eni a fare la nostra politica estera. L’Eni ha lavorato seguendo la diplomazia italiana, non viceversa. L’idea di avere rapporti con il Medio Oriente ce l’abbiamo da sempre, da quando ci scontriamo con la Francia sul Marocco nel 1881. Siamo andati in Libia nel 1912 quando l’Eni non c’era. Si è mai chiesto perché l’Eni non è stata cacciata dalla Libia?».Non saprei.«Nonostante guerre, tumulti e assalti hanno sempre fornito il gas, ossia ciò che serviva alle popolazioni locali». Critiche ingenerose nei confronti di Eni quindi?«Più che ingenerose sono frutto dell’ignoranza. Anche le teorie assurde sul sovrapprofitto. Il petrolio per diventare benzina ha bisogno delle raf-fi-ne-rie. Con errori legislativi terribili abbiamo di fatto ammazzato l’industria della raffineria in Italia. Ed anche in Europa. Quindi importiamo un prodotto già trasformato. Chiaro che aumentano i prezzi. Come fa un ministro a non rendersi conto di una cosa del genere straparlando di sovrapprofitto o di truffa? Mi sembra di sentire i discorsi di Peron in Argentina».Cosa ne pensa del congelamento delle riserve valutarie della Banca Centrale Russa in giro per il mondo. Una misura senza precedenti. Così si mina la supremazia del dollaro quale valuta rifugio?«Misura che non comprendo. L’esclusione delle banche russe dal sistema Swift ha valenze soprattutto propagandistiche. Già lo trovavo pericolosa. Ma con il congelamento delle riserve si rompe l’equilibrio del sistema monetario mondiale. Serve cautela. Per non parlare di chi gioisce per un eventuale default russo. Banche e migliaia di imprese italiane sono esposte con la Russia. Come la trovata di chiudere lo spazio aereo russo. Ma come si fa ad arrivare in Giappone? I treni che partono da Vladivostok sull’Oceano Pacifico per arrivare a Duisburg? Sono fermi. È follia».A proposito di default. Pochi giorni fa l’Occidente è sceso a più miti consigli. Le riserve valutarie russe confiscate sono state usate per pagare i debiti in essere. Altrimenti sarebbe stata Mosca a minacciare il default.«Vivaddio un po’ di resipiscenza. Le banche centrali si sono fatte sentire. Ma ciò che sto per dirle è veramente tragico. Quello che vediamo non è un complotto, ma il dilagare della follia, che è ancora peggio. Sembra di leggere Shakespeare nella Dodicesima Notte: “La follia mio signore va in giro per il mondo”. A borse aperte fanno proclami. Ursula Von der Leyen che va in pantaloni da Erdogan che è un islamico. Sono un pericolo». Esiste un’agenda Washington su Europa e Russia? Già Trump aveva messo nel mirino il legame dicendo che non aveva senso che l’esercito americano proteggesse Berlino da un nemico come la Russia che tale non era visto che veniva addirittura raddoppiato il gasdotto.«Trovo che l’agenda sia di Trump sia di Biden sia errata. La Russia è il ponte naturale fra Europa e Asia. Il vecchio disegno gollista dell’Europa dall’Atlantico agli Urali è in-dis-pen-sa-bi-le per la crescita equilibrata dell’Occidente. Il futuro dell’Europa sta nel partenariato con Russia e Africa». A Biden serviva questa guerra?«È in difficoltà e per vincere le elezioni di midterm a novembre serviva un nemico. La lezione che dobbiamo trarne è che la politica estera è purtroppo guidata dalla politica interna». Pure Putin ha una sua opinione pubblica«In una autocrazia esiste una opinione pubblica. Ma anche un dissenso!».L’Italia ha fatto bene ad inviare le armi all’Ucraina?«Difficile dirlo. Avrei simulato un’attesa consapevole. La nostra diplomazia sarebbe stata capace di gestire meglio il dossier. Attendere prima di inviarle».