2019-07-28
Le sanzioni Ue alla Russia sono inutili: il surplus resta di 46 miliardi e nel Donbass si spara ancora
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Sono otto e hanno avuto origine cinque anni fa dopo l'attacco ai territori dell'Ucraina e alla sua sovranità nazionale. Le prime misure sono state adottate il 17 marzo del 2014, dopo che il Consiglio europeo aveva intimato a Vladimir Putin di ritirare le truppe dai territori occupati.Le sanzioni inflitte dall'Unione Europea alla Russia sono in sostanza otto (cliccando sull'istogramma si vede il numero di sanzioni di ogni paese) e hanno avuto origine cinque anni fa dopo l'attacco ai territori dell'Ucraina e alla sua sovranità nazionale. Le prime misure sono state adottate il 17 marzo del 2014, dopo che il Consiglio europeo aveva intimato a Putin di ritirare le truppe dai territori occupati, invano. Nel giugno di quell'anno è avvenuta la rottura, con la trasformazione del G8 in G7: da quel giorno la Russia ha smesso di sedere al tavolo delle grandi potenze mondiali.Si tratta in primo luogo di sanzioni economiche, principalmente il divieto di importare o esportare prodotti e servizi come armi e tecnologie militari, ma anche lo stop alla fornitura di strumenti utili a estrarre petrolio o altre risorse. Sono queste restrizioni che sono state prorogate il 27 giugno scorso fino al 31 gennaio del 2020 (sarebbero scadute il 31 luglio di quest'anno), perché «non è stato fatto nessun passo in avanti», ha detto la coppia Angela Merkel e Emanuel Macron, sempre coesa in prima linea nelle decisioni europee. Ci sono poi misure diplomatiche e misure restrittive individuali: 177 persone non possono viaggiare liberamente e 44 entità (siano esse banche ma anche addirittura un produttore di vino frizzante) hanno i beni che detengono in Europa congelati. Secondo il calendario europeo, le ultime sanzioni (quelle in risposta all'annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli) scadranno il 23 giugno 2020. Ma, pure qui, con possibilità di proroga.La maggior parte delle sanzioni sono ormai decise da organismi sovranazionali come Unione Europea e Onu. Per questo il governo gialloblù, anche volendo, ha poca voce in capitolo su un'eventuale ripresa delle relazioni con la Russia, soprattutto ora che la vicenda degli incontri all'hotel Metropol e del presunto finanziamento russo alla Lega sta tenendo banco. In cinque anni, le misure restrittive hanno raggiunto il loro obiettivo? I numeri dicono di no: la situazione ucraino-russa è ancora lontana dal risolversi, la Russia non pare avere nessuna intenzione di ritirarsi dai territori che ha conquistato militarmente e solo nel 2018 ci sono stati 43 morti tra i civili. Ma le sanzioni non hanno raggiunto il loro scopo soprattutto perché il deficit commerciale europeo nei confronti della Russia resta enorme: nel 2016 era di 46,4 miliardi di euro, nel 2017 è salito a 58,9 miliardi di euro e nel 2018 ha raggiunto gli 83 miliardi di euro: un deficit dovuto soprattutto all'import di gas, che non è toccato dalle sanzioni. Ma la Russia continua a commerciare alla grande anche con il resto del mondo: tra gennaio e novembre 2018 il surplus russo nel commercio internazionale è stato di 191,4 miliardi di dollari battendo il record di 198 miliardi del 2011. Significa, quindi, che da una parte l'Europa "si impedisce" di vendere in Russia e dall'altra continua a importare facendo aumentare lo squilibrio commerciale.Insomma: nonostante le sanzioni si continua a fare affari come se niente fosse e l'unico risultato effettivamente raggiunto è stato quello di avvicinare la Cina alla Russia che, approfittando delle tensioni nella regione, ha intensificato i propri rapporti commerciali.Ma la Russia non è l'unico Paese contro il quale la Ue ha imposto sanzioni. Anzi: tra quelli che si è deciso di punire, è quello che deve subire le restrizioni più blande. Nei confronti della Corea del Nord di Kim Jong-un l'Europa l'Onu hanno deciso ben 52 misure restrittive, giustificate dall'obiettivo di impedire il diffondersi di armi di distruzioni di massa. Anche in questo caso le sanzioni consistono principalmente nel vietare l'esportazione e l'importazione di beni e servizi come armi e tecnologie militari, ma anche di prodotti ittici, di minerali e carburante. Di diverso tipo, ma comunque tante, sono le 24 misure restrittive a carico della Siria, imposte dall'Ue per le ripetute violenze e violazioni dei diritti umani messe in atto dal regime in questi anni di guerra. Si va dal congelamento degli asset di proprietà di uomini del regime di Assad, al divieto di prestiti, investimenti e apertura di banche siriane sui territori degli stati membri.Le sanzioni, stabilite di solito per impedire agli stati di perpetuare la violazione di accordi internazionali, di diritti umani e di diritti di altri paesi, spesso si rivelano anche una potente arma economica, in grado di mettere in seria difficoltà le economie dei Paesi che hanno imposto le sanzioni, oltre a quelle dei Paesi colpiti.Forse anche per questo l'Unione Europea impedisce a Salvini e Di Maio di strizzare l'occhio a Putin.
Il ministro della Giustizia carlo Nordio (Imagoeconomica)