2020-05-12
Le Regioni incassano l’ok sul 18 maggio. Ma Conte è in ritardo sulle linee guida
Vittoria dei governatori al tavolo con il governo. Toccherà a loro gestire la ripresa ed evitare ricadute. Stop in caso di nuovo picco.Lunedì prossimo, 18 maggio, potranno riaprire attività produttive e commerciali. È stata accolta la richiesta, anzi l'ultimatum, che le Regioni hanno recapitato al governo. Un pressing, che ha spinto ieri il premier, Giuseppe Conte, insieme ai ministri della Salute, Roberto Speranza, e per gli Affari regionali, Francesco Boccia, a riunirsi in videoconferenza con i presidenti delle Regioni italiane per discutere modalità attraverso le quali sarà possibile anticipare la riapertura da lunedì prossimo.Il governo ha la piena responsabilità di questa accelerazione, considerato che gli aiuti alle imprese, alle famiglie, ai professionisti, agli autonomi, agli artigiani, agli operai, praticamente a decine di milioni di italiani, non sono ancora arrivati, nonostante mille proclami a reti unificate: scene di donne costrette, in lacrime, a consegnare le fedi nuziali al banco dei pegni per poter dare da mangiare ai propri figli sono all'ordine del giorno in tutta Italia. Dunque, si accelera la riapertura, seppure con modalità tutte ancora da definire, a partire dai protocolli di sicurezza per le attività che alzeranno le saracinesche già lunedì prossimo. Salvo imprevisti, quindi, da lunedì prossimo riapriranno bar e ristoranti, negozi di abbigliamento, parrucchieri e centri estetici. Entro domani o dopodomani, dovranno essere pronti i protocolli di sicurezza elaborati dal Comitato tecnico scientifico di concerto con l'Inail, modulati a seconda delle caratteristiche di ciascun settore. «Con i negozi al dettaglio, coi bar», ha sottolineato ieri Boccia, «i ristoranti e le attività che sono caratterizzate da un rapporto fisico più intenso rispetto a quelle che sono già ripartite, licenzieremo i protocolli nelle prossime ore, poi ci saranno gli accordi con le parti sociali, e si ritornerà al lavoro da lunedì 18 in questa nuova normalità».La caratteristica principale di questa «fase uno e mezzo» sarà la differenziazione territoriale: in sostanza, dopo il via libera, le diverse Regioni dovranno tenere sotto controllo i dati della pandemia, e in base a essi, mantenere la situazione invariata, oppure procedere a ulteriori aperture (se il numero dei contagi continuerà a calare) o correre ai ripari, richiudendo alcuni settori, se invece l'epidemia dovesse riaccendersi. «Io spero che con la differenziazione territoriale», ha detto Boccia ad Agorà, su Rai 3, «possano riaprire ovunque e poi sarà responsabilità delle singole Regioni avere il quadro dei dati. Se i contagi andranno giù, potranno riaprire anche altre cose. Se i contagi saliranno su, dovranno restringere. E sarà più facile per tutti responsabilità e doveri». Un'inversione di marcia importantissima dal punto di vista del rapporto tra Stato centrale e Regioni: fino a ora queste ultime potevano solo inasprire i provvedimenti del governo, mentre ora potranno anche intervenire per ammorbidirli, a patto che il contagio non riesploda.«Il 18 maggio», ha sottolineato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, prima dell'inizio della videoconferenza, «è una data utile, il primo giugno sarebbe un'ecatombe. Su questo i presidenti di Regione sono tutti allineati, da destra a sinistra. Diciamo che si potrà fare questo ultimo miglio con l'ausilio delle Regioni perché, da questo punto in poi, diventa un'attività chirurgica e particolare, andiamo verso l'abito sartoriale, coinvolgere le Regioni è anche una condivisione della responsabilità. Noi ci siamo», ha aggiunto Zaia, «non diciamo fate voi e noi restiamo in panchina e se torna infezione è colpa vostra, quindi faremo la nostra parte se ci daranno una delega».In serata, mentre era ancora in corso la riunione in videoconferenza, è stato il presidente della Liguria, Giovanni Toti, ad annunciare su Twitter il buon esito dell'incontro: «Il premier Conte», ha twittato Toti, «ha accolto la richiesta di autonomia delle Regioni nella gestione della fase 2, avanzata nei giorni scorsi con una lettera dei governatori indirizzata al premier. Dal 18 maggio si potranno quindi aprire le attività sotto la nostra responsabilità e in base alle esigenze del territorio. Il governo farà le sue proposte», ha aggiunto Toti, «che verranno integrate da quelle degli enti locali e insieme porteremo avanti il monitoraggio della situazione. Avanti con buon senso! Ripartiamo insieme». «Non abbiamo la certezza che non ci potranno essere nuovi contagi. Purtroppo ci saranno», ha profetizzato col consueto ottimismo Boccia, «e ci saranno soprattutto nei luoghi di lavoro, ora che ripartiamo». «Chiediamo al ministro Boccia», attacca il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, «di fornire urgenti chiarimenti in merito alla tempistica di adozione dei protocolli di sicurezza e in capo a chi ricadono le responsabilità omissive relative alla mancata adozione degli stessi. Inoltre, vogliamo sapere», aggiunge Lollobrigida, «se i titolari delle attività produttive che hanno già riaperto e di quelle che riapriranno nei prossimi giorni, sono consapevoli che i loro lavoratori stanno operando in assenza di specifici protocolli di sicurezza».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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