2020-10-08
Le Regioni avvertono il governo centrale. «No a nuove chiusure e a ordini da Roma»
Luca Zaia (Roberto Silvino/NurPhoto via Getty Images)
Per l'esecutivo, deroghe alla norma nazionale solo se condivise con Roberto Speranza e il Cts. Luca Zaia: «Segnale di sfiducia verso di noi».No alla riduzione dei poteri. L'incontro tra Regioni e governo di ieri sera ha visto i governatori ben determinati a non tornare nelle limitazioni imposte da Roma durante il lockdown dei mesi scorsi, cancellando l'autonomia decisionale. Il Dpmc prorogato dal Consiglio dei ministri permette infatti ai presidenti di emettere ordinanze solo più restrittive rispetto ai provvedimenti del governo, non di allentare le regole se la situazione dei contagi non desta allarme sul singolo territorio di competenza. Le eccezioni, in base al nuovo decreto legge anti Covid, vanno concordate con il ministro della Salute e previo parere conforme del Cts. Contro questo «dirigismo», che per il governatore del Veneto, Luca Zaia, «è il segno manifesto di una sfiducia nelle Regioni», aveva preso posizione già qualche giorno fa il presidente della Liguria, Giovanni Toti, spiegando che «non si comprende il senso di un intervento che mutila ancora una volta inutilmente (anzi in modo nocivo) il potere di ordinanza» delle amministrazioni. Toti, parlando anche a nome dei colleghi, ritiene «che in questa situazione, che è certamente di preoccupazione ma non di emergenza grave, la limitazione del potere di ordinanza ampliativo delle Regioni rispetto alle iniziative del governo vada a turbare il leale equilibrio istituzionale». Non solo, i singoli governatori «hanno la possibilità di modulare le proprie iniziative sul territorio in modo diverso e con maggiore appropriatezza rispetto alla visione d'insieme nazionale». Prova ne è la decisione presa la scorsa settimana dal neo governatore delle Marche, Francesco Acquaroli, di rendere obbligatoria la mascherina senza aspettare Dpcm vari. La crescita dei contagi in Regione e il parere dei vertici sanitari marchigiani avevano convinto Acquaroli che era necessario estendere il provvedimento anche all'aperto in caso di assembramento. Dispositivi di protezione individuali da indossare h24 sono stati oggetto di ordinanza pure in Lazio e in Basilicata, dove i governatori Nicola Zingaretti e Vito Bardi hanno pensato in piena autonomia che era la misura necessaria da attuare sul proprio territorio. Il governo adesso vuole tornare a essere il solo a decidere che è cosa giusto limitare in tutto il Paese, quindi il malcontento tra le Regioni è andato crescendo di ora in ora. In gioco ci sono competenze territoriali, che in tema di sanità diventano ancora più delicate ed esplosive. «Non è che vogliamo fare i bulli o i guastafeste», precisava ieri Zaia durante il quotidiano aggiornamento sulla situazione Covid in Veneto, «è giusto che a Roma ci sia una regia ma è altrettanto vero che i malati poi ce li abbiamo noi. La nostra interfaccia non è una statistica». Il governatore spiegava che nella sua Regione la mascherina già si utilizza nei locali chiusi e all'aperto quando ci sono assembramenti. «Il vero problema è chi non la indossa», tuonava, però occorre trovare una soluzione di equilibrio «perché chi va nei campi non deve portarla addosso». Sulle mascherine anche all'aperto «in linea di principio posso essere d'accordo, l'unico problema è come si fa a controllare tutti quanti» e come si sanziona chi non rispetta la misura, commentava ieri Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni. Durante la trasmissione L'aria che tira, su La7, il governatore ha anche dichiarato di non essere affatto pentito di aver riaperto gli stadi con 1.000 spettatori «perché se c'è oggi un posto sicuro è uno stadio da 20-50.000 posti dove vanno 1.000 persone con la mascherina, a cui viene misurata la temperatura all'ingresso, che sono distanziate e devono usare la mascherina anche dentro lo stadio, all'aperto». La misura presa dal presidente campano Vincenzo De Luca «non mi permetto di giudicarla, ma in questo momento in Emilia Romagna non ne abbiamo certamente bisogno», ha assicurato il governatore, confermando che da Regione a Regione le situazioni sono diverse. Ieri, intanto, gli ispettori della Federcalcio hanno svolto una verifica delle procedure sanitarie anti Covid presso la sede del Napoli, al centro sportivo di Castel Volturno, dove la squadra e lo staff sono nel ritiro «bolla». La Procura federale ha aperto un fascicolo per accertare eventuali violazioni. I governatori attendevano indicazioni chiare anche sulla possibilità di derogare al limite massimo di 200 spettatori nelle sale dei teatri, ma sembra che il Dpcm non preveda allentamenti. Per realtà come la Scala, dove da luglio i posti utilizzabili sono 600 su 2.000 a disposizione, significa un altro stop agli spettacoli. Per oggi alle 10.30, intanto, è convocata la Conferenza delle Regioni. All'ordine del giorno, le Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative e gli affari finanziari. Nel pomeriggio, invece, si terrà la Conferenza Stato-Regioni. In tema di fondi, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha detto di considerare prioritario un intervento dopo i disastri provocati dal maltempo nei giorni scorsi. «Prima mi aspetto che ci diano il miliardo di euro necessario al nostro Piemonte per risollevarsi, perché parliamo di aree già in difficoltà. Tante aziende mi hanno detto che avevano il lavoro e sono ora ferme. Come primo atto del governo oggi mi aspetto questo».
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Duilio Poggiolini (Getty Images)