2020-11-23
Le lagne della Azzolina sono inutili. Ai ragazzi serve tornare in classe
Giuseppe Conte e Lucia Azzolina (Ansa)
La maggioranza dichiara che la priorità è riaprire le scuole, eppure è quasi certo non avverrà fino a gennaio. Gli appelli della grillina sono ignorati dal suo stesso governo, ma anziché dimettersi se ne lamenta sui giornali.Lucia Azzolina è l'unica italiana ad essere rientrata a scuola. Mentre ragazzi e ragazze sono ancora a casa, sottoposti alla didattica a distanza, il ministro dell'Istruzione è di nuovo al liceo. O, almeno, si comporta come se fosse stata riammessa tra i banchi. La sua conversazione con il Venerdì di Repubblica di questa settimana è una corsa tra i corridoi: i compagni bulli che la chiamano «Cazzolina», le fughe in biblioteca («prima quella della scuola, e poi quella comunale») in Sicilia. Mancano solo i flaconi di Topexan e i poster dei Duran Duran in camera. In un soffio, la trentottenne Lucia è di nuovo un'adolescente e si dà arie da impegnata. La scuola, dice, «io non la chiuderei mai. Non mi spavento a dire che mi batto per non chiuderla quando nient'altro rimane aperto, e per riaprirla quando tutto è chiuso». Solo che la Azzolina non è una giovanissima rappresentante di istituto che urla nel megafono, ma il ministro il carica. E quando sei un ministro non dovresti limitarti a dichiarare che le scuole devono riaprire: devi riaprirle. Se i tuoi colleghi di governo non ti ascoltano, allora li mandi a quel paese e ti dimetti. Lucia però resta al suo posto: continua a rilasciare interviste, prosegue a dire che è un delitto lasciare le aule sbarrate. Ieri, per esempio, ha fatto filtrare al Corriere della Sera la frustrazione accumulata in consiglio dei ministri: «Percepisco una grande euforia, vi sento parlare di aprire i negozi, i ristoranti e le piste da sci... Ma nessuno di voi ha qualcosa da dire sulla scuola?», pare abbia sbottato nel mezzo della riunione. «Davvero pensate che con il Dpcm del 3 dicembre si possa riaprire tutto lasciando chiusi i licei?». L'idea, a quanto risulta, è proprio quella: istituti fermi fino al 6 gennaio. In altre parole, un disastro. In regioni come la Campania ci sono ragazzi che da marzo a oggi hanno frequentato sì e no due settimane. Non che altrove vada meglio: tra didattica a distanza, lezioni alternate e chiusure totali i giovani italiani hanno buttato all'aria un anno intero. Tutto ciò avrà conseguenze pesanti, come vanno ripetendo esperti di ogni ordine e grado. Eppure niente cambia. Apparentemente, a Roma sono tutti dello stesso parere. «La scuola è il pilastro del nuovo modello di sviluppo a cui tendiamo», motteggia Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Matteo Renzi fa il polemico: «Prima di discutere sul cenone di Natale possiamo dire che riapriamo i licei?», ringhia. «Tenerli chiusi significa regalare ai ragazzi tedeschi o inglesi un anno di preparazione in più rispetto ai nostri». Nicola Fratoianni (Leu) grida che bisogna riprendere le lezioni in presenza, «ne va della credibilità del Paese». Luigi Di Maio assicura che è «premura di tutto il Movimento 5 Stelle far riaprire le scuole, in totale sicurezza e rispettando le norme anti-Covid, non appena ci saranno le possibilità. Bisogna permettere a tutti i nostri studenti di seguire le lezioni in presenza».Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, fa sapere che «le scuole devono riaprire». Persino l'Organizzazione Mondiale della Sanità e l'Unesco, sollecitati dal ministero dell'Istruzione, un paio di giorni fa hanno ribadito che in classe ci si contagia meno, e che urge tornare a frequentare. La Azzolina, ieri, è nervosamente intervenuta su Facebook per smentire un articolo di Repubblica. Il giornale progressista ha riportato voci di palazzo secondo cui «al ministero dell'Istruzione si dà ormai per scontato che anche a dicembre tutti gli studenti resteranno a casa». Per il ministro si tratta di una falsità: «L'unica cosa per me scontata», replica, «è che siano tutti d'accordo, e che tutti collaborino, per riportare quanto prima in classe studentesse e studenti che al momento stanno facendo didattica digitale a distanza. Io sto lavorando per questo».E così siamo tornati al punto di partenza: tutti sono concordi, tutti collaborano, tutti lavorano per riaprire... Ma nulla riapre. Che cosa aspettino esattamente i geniacci giallorossi, nessuno lo sa. La Azzolina, negli ultimi giorni, ci ha tenuto a ribadire che lei sta sbattendosi come una pazza: «Non faccio altro che telefonare e provare a parlare con tutti nel massimo rispetto», ha raccontato. Capito? Lei telefona, proprio come facevano gli adolescenti negli anni Novanta. Sì, sembra proprio che il ministro sia tornato al liceo. Purtroppo, tutti gli altri studenti italiani non hanno ancora potuto farlo, e per questo devono ringraziare i ministri giallorossi, che sono tutti concordi nel non fare assolutamente nulla.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)