2020-08-06
Le inchieste e i dissidi bloccano le nomine. All’ente dell’aviazione manca ancora il cda
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Lite giallorossa sul Consiglio. E i pm svelano l'ultimo scandalo: dipendente infedele faceva passare da Fiumicino merci a rischio.Le accuse di malaffare sono un'abitudine. Nel 2011 fu sfiorato anche Massimo D'Alema.Il caso dell'aeroporto Franco Bordoni Bisleri di Bresso, dove da tempo si consuma una battaglia tra Enac e Aero Club Milano per la gestione dello scalo.Lo speciale contiene tre articoli.Tra le diverse società statali che aspettano ancora di essere rinnovate, tra cui Consip, Consap o il Gse, c'è l'Enac, Ente nazionale per l'aviazione civile, un carrozzone statale di notevole importanza strategica, molto ambito dai partiti, perché ha il controllo e la vigilanza degli aeroporti italiani, li monitora e li gestisce. Enac controlla altresì l'idoneità degli operatori aerei e del personale di volo ma rilascia anche le autorizzazioni per gli aerei e le linee. Ha potere pure sugli aeroporti più piccoli, dove impone spesso, tramite i propri consiglieri indicati, decisioni e scelte. Sarà anche per questo che molti piloti privati scappano dagli aeroporti perché dispendiosissimi, in quanto le società di gestione chiedono costi molto alti per mantenersi. All'estero è tutto molto semplice: costi contenuti e gestioni affidate a camere di commercio locali con vincolo di uso aeronautico delle aree. Da almeno 20 anni Enac è al centro di inchieste della magistratura. È una costante di ogni esecutivo dover a un certo punto imbattersi nella palude dell'aviazione civile. A gennaio del 2019 l'ex ministro Danilo Toninelli era riuscito a scalzare Vito Riggio, plenipotenziario dell'ente dal 2003 al 2018, un record assoluto di rinnovi per questo democristiano siciliano del 1947. È arrivato così Nicola Zaccheo, laureato in fisica all'Università di Bari con un Mba all'University of California, professore stimato, molto amico del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, tanto che si dice che i due si sentano di continuo durante il giorno. Eppure da mesi manca ancora il consiglio di amministrazione. Non a caso sulla pagina ufficiale su Internet i consiglieri sono solo due, Alfredo Pallone e Luisa Riccardi, nominati nel 2016, durante il governo di Matteo Renzi. In realtà dovrebbero essere quattro, ma i ritardi del governo Conte sulle nomine non hanno ancora permesso di nominarli. Del resto nelle partecipate si assiste da mesi a un tutti contro tutti: da una parte i 5 stelle e dall'altra le anime in guerra del centrosinistra, dal Pd, a Leu, fino a Italia viva. Ai tempi del primo governo Conte, quando la Lega era in maggioranza, la spartizione era a due partiti, un po' più facile. Ora su ogni dossier ci si scontra più volte, anche perché le voci intorno al tavolo sono troppe. Basta prendere l'esempio della giornata di martedì 28 luglio, quando le capigruppo di Camera e Senato si sono incontrate per discutere le nuove presidenze e vicepresidenze. Dopo ben tre incontri durante la giornata è stato tutto rinviato. Eppure Enac avrebbe bisogno di un consiglio di amministrazione funzionante. Perché ormai da anni l'ente che dovrebbe garantire anche la sicurezza nei nostri aeroporti è nel mirino della magistratura. Spesso sono indagini molto simili tra loro. Qualche dipendente infedele si accorda con alcuni imprenditori per gli appalti negli aeroporti. L'ultima in ordine di tempo è della scorsa settimana, firmata dalla procura di Civitavecchia. Qui Mario Mancino, classe 1951, nato a Napoli e residente a Fiumicino, avrebbe beneficiato negli anni di telepass gratuiti per lui e la figlia, gomme nuove per la Mercedes, assicurazioni, persino un nuovo climatizzatore per l'auto della moglie. Non solo. Mancino incassava anche carburante. A pagare sarebbero stati Mirco Cutini e Cristian Colucci della società Lp Industrial. I due avevano bisogno che un loro dipendente, Valerio Palmieri, avesse un lasciapassare per l'aeroporto, nonostante fosse stato condannato in passato. Non solo. Mancino si sarebbe adoperato anche per far lavorare l'azienda, in cambio dei regali. È stato arrestato insieme con altri quattro, con le accuse di corruzione, induzione indebita a dare e promettere utilità, falso. In pratica, negli anni, Mancino aveva costruito «una strutturata attività di mercimonio della propria funzione, con sviamento dei pubblici poteri a beneficio degli imprenditori dietro pagamento di regalie più o meno grandi». Lo hanno intercettato. E le aziende coinvolte erano interessate a far transitare valige di soldi ma anche materiali pericolosi per l'aeroporto. Ora bisogna attendere il processo. Ma non è l'unica notizia delle ultime settimane ad aver interessato l'ente per l'aviazione civile. Il 14 luglio Enac è stata colpita da un attacco hacker. A quanto pare si è trattato di un ransomware, tipo di malware che rende inaccessibili i dati dei computer infettati e chiede il pagamento di un riscatto per ripristinarli. Sono una sorta di Trojan horse crittografici, hanno come unico scopo l'estorsione di denaro dopo aver reso il pc inutilizzabile e aver sottratto file. Enac ha precisato che «i dati contenuti nel sistemi informatici dell'Ente sono, in ogni caso, salvaguardati in un sistema di backup». A quanto sostengono dall'ente non sarebbero stati toccati nemmeno i dati sensibili che riguardano la Nato. Ma la questione ha creato non poche polemiche nell'ambiente, anche perché da troppo tempo diverse aziende statali finiscono sotto attacco di hacker, come l'Inps il primo aprile di quest'anno. In tutto questo manca ancora un consiglio di amministrazione, come sempre per dissidi della politica, che vuole piazzare le sue pedine. Ma più che per la lottizzazione, Enac dovrebbe essere strategico perché fondamentale per il futuro dell'aeronautica civile nel nostro Paese.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-inchieste-e-i-dissidi-bloccano-le-nomine-allente-dellaviazione-manca-ancora-il-cda-2646903600.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="una-palude-di-tangenti-e-corruzione-da-20-anni-bersagliata-dalle-procure" data-post-id="2646903600" data-published-at="1596671772" data-use-pagination="False"> Una palude di tangenti e corruzione da 20 anni bersagliata dalle Procure Esiste un ente statale in Italia dove non cambia mai nulla, dove i presidenti restano in carica per 20 anni e i direttori generali per 10, dove le decine di inchieste della magistratura per corruzione non riescono mai a scalfire i vertici e dove la politica mette sempre il suo zampino. Enac, Ente nazionale per l'aviazione civile, è un caso più unico che raro. Dovrebbe essere un fiore all'occhiello per le funzioni che ha, di controllo della sicurezza degli aeroporti italiani. È diventato invece negli anni un avamposto di potere dei partiti, con casi di corruzione continui negli ultimi 20 anni. L'ultima inchiesta della Procura di Civitavecchia non ha nemmeno fatto notizia. Del resto, chiunque sia passato per la sede di Castro Pretorio dell'ente nato nel 1997 per volere del governo Prodi, ha dovuto gestire vicende poco chiare, ma uscendone sempre senza conseguenze. Sembra incredibile, ma dal 1998 a oggi Enac ha avuto solo tre presidenti. Il primo fu Alfredo Roma, nominato alla fine degli anni Novanta dai governi Prodi e D'Alema. Rimase fino al 2003 dopo una serie di polemiche infinite, in particolare sull'incidente di Linate, quando un aereo da turismo si schiantò contro uno di linea. Roma fu sostituito nel 2003 da Vito Riggio, democristiano di ferro, siciliano di Barrafranca, in provincia di Enna. Ma di Roma si sentirà ancora parlare: nel 2008 viene iscritto nel registro degli indagati della Procura di Bologna per corruzione aggravata nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dei servizi a terra dell'aeroporto Marconi dati a Doro Group. A denunciare tutto furono i sindacati che scoprirono un giro di appalti e subappalti truccati nello scalo bolognese. L'ex numero uno di Enac alla fine patteggerà 1 anno e 8 mesi. Come nel caso recente del funzionario Mario Mancino, anche qui lo schema era lo stesso: Roma incassava regali e concedeva appalti d'oro (circa 10 milioni di euro) a Doro Group. Riggio, nominato nel 2003 dal ministro Pietro Lunardi, è rimasto in sella per 15 anni. Solo alla fine del 2018 il governo gialloblù è riuscito a scalzarlo con il professor Nicola Zaccheo. Ma in questi anni in cui si sono succeduti governi di centrodestra e centrosinistra, in Enac è successo di tutto. Non va dimenticato che anche il direttore generale è sempre lo stesso da 10 anni, cioè Alessio Quaranta, figlio dell'ex presidente della Corte costituzionale Alfonso. Quaranta jr è in Enac dal 2001. In questi anni diversi consiglieri hanno dovuto dimettersi perché incompatibili con il mandato parlamentare: il primo fu Luigi Muratori di Forza Italia nel 2002, ma tanti sono stati gli arresti e gli indagati eccellenti. A finire sui binari roventi tra Enac e Procure fu anche l'ex presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Massimo D'Alema. La vicenda scoppiò nel giugno del 2011, quando fu arrestato Franco Pronzato, all'epoca responsabile trasporti del Partito democratico. Era allo stesso tempo anche consigliere dell'Enac. Per questo fu accusato di avere, come sempre, truccato appalti in cambio di tangenti. Di mezzo il rilascio dei certificati di abilitazione al trasporto passeggeri e gli slot necessari per le rotte tra l'Isola d'Elba e gli aeroporti di Pisa e Firenze. La vicenda si è conclusa lo scorso anno, con la prescrizione delle accuse. Mentre per D'Alema, che all'epoca era presidente del Copasir, fu subito tutto archiviato: aveva ricevuto favori ma non ne era consapevole. Questa fu la motivazione del gup Elvira Tamburelli. Da lì in poi di nomi altisonanti di politici non ne sono finiti sui giornali. Ma l'andazzo è continuato. Nel 2017 altro giro altra inchiesta. A finire alla sbarra fu Sergio Legnante, l'ex direttore Enac dello scalo di Ciampino, insieme ad altri funzionari e imprenditori. Le accuse sempre le stesse: associazione per delinquere finalizzata ai reati di corruzione, turbativa d'asta, falso e frode nelle pubbliche forniture. La segnalazione alla Procura arrivò da dentro l'ente dell'aviazione civile. Del processo non si è saputo più nulla. E ancora adesso il nome di Legnante compare tra i dirigenti dell'Enac. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/le-inchieste-e-i-dissidi-bloccano-le-nomine-allente-dellaviazione-manca-ancora-il-cda-2646903600.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-battaglia-per-la-gestione-dellaeroporto-franco-bordoni-bisleri-di-bresso" data-post-id="2646903600" data-published-at="1596671772" data-use-pagination="False"> La battaglia per la gestione dell'aeroporto Franco Bordoni Bisleri di Bresso Per capire lo strapotere di Enac sui piccoli aeroporti basta prendere come esempio il caso dell'aeroporto Franco Bordoni Bisleri di Bresso, vicino a Milano. Qui da tempo si consuma una battaglia tra chi gestisce il cosiddetto campovolo. L'Aero Club Milano 1926, associazione senza scopo di lucro e storico gestore dello scalo bressese (260 soci, 22 aeroplani), non ha alcun interesse ad aprire ai voli commerciali, anche perché ritiene che non sarebbero ben accolti dalla popolazione locale (più rumore e più traffico), come peraltro specificato dall'accordo tra l'Associazione Parco Nord Milano, i Comuni che si affacciano sull'aeroporto e lo stesso Enac, sottoscritto nel 2007, dove si specificava l'uso aeroscolastico e turistico dello scalo.L'Aeroclub è un fiore all'occhiello, tanto che nel 2019 è stato organizzatore dell'airshow di Linate al quale hanno assistito 250.000 persone. Ma Enac, applicando in modo quantomeno bizzarro i suoi regolamenti, sta di fatto manifestando l'intenzione di sfrattare l'Aero Club Milano favorendo la società Sky Service di Clemente Di Rosa. Non è chiaro il motivo per cui Enac si sia accanita contro Aero Club Milano, se non che in quanto associazione il club fruisce dello sconto sui canoni demaniali. L'azienda di Di Rosa in passato è stata esclusa dall'aeroporto di Capua dopo il ricorso che ne contestava l'offerta perché «il giudizio positivo espresso dall'Enac», secondo Tecnam, «era stato condizionato dai contenuti della strategia di promozione dell'Aeroporto presentata da Sky Services e le valutazioni finali fossero state condizionate da ulteriori prospettazioni offerte da quest'ultima in sede di gara».La multa per l'ente che gestisce l'aviazione civile fu 5.000 euro. Senza la cappa dell'Enac l'Aeroclub Milano potrebbe muoversi con tranquillità, continuare a attribuire le borse di studio per il conseguimento delle licenze di pilota, fare cultura aeronautica e attività acrobatica agonistica (nell'apposito spazio aereo di Gaggiano) come da suo statuto, fornendo al contempo i suoi servizi alla cittadinanza. Proprio l'estate scorsa il Comune di Bresso utilizzò gli aeromobili del club per trovare le pozze d'acqua causa di episodi di legionella, mentre durante il lockdown l'Aero Club Milano ha mantenuto sempre aperto lo scalo su richiesta di Enac per consentire trasporti sanitari e d'emergenza. Si pensi che l'aeroporto con le sue servitù copre quasi il 60% dell'intera superficie del parco.
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