2022-03-03
Le discriminazioni sono un boomerang e rinsaldano la scelta di non vaccinarsi
Hanno tolto loro diritti e servizi in modo arbitrario. Sono diventati capri espiatori senza alcun fondamento scientifico. Vengono dileggiati, mostrificati o ignorati dall'opinione pubblica. Di fatto, sono milioni gli "invisibili" che, a prescindere dalla bontà o meno delle loro ragioni, vengono privati del lavoro e non solo in virtù di provvedimenti spericolati e quasi unici nelle democrazie occidentali. Vogliamo raccontare - anche - le loro storie. Scriveteci a invisibili@laverita.infoAgenti di commercio obbligati a pranzare in autoSono un agente di commercio e seguo due regioni, Sicilia e Calabria, quindi ho la necessità di pernottare fuori sede e di nutrirmi. Fare questo mestiere ha comportato in questi due anni sia innumerevoli aggressioni psicologiche, poiché la mia figura di «errante» incarnava il perfetto untore, sia un calvario di burocrazia (si pensi alle autocertificazioni), ma ho resistito. Quando poi è stata introdotta la misura liberticida del green pass c’è stato un salto di livello del «martirio», perché mentre giri per lavoro devi provvedere ogni due giorni a fare il tampone, quindi cercare nella località in cui ti trovi la farmacia e sottrarre tempo al lavoro. E non si tratta di pochi minuti, ma spesso di ore. Ho comunque resistito.Da quando però è stato istituito il super green pass, lavorare rappresenta una vera odissea. Innanzitutto, per un certo periodo, non ho potuto più recarmi in Calabria, perché abitando a Catania devo prendere il traghetto per cui occorreva il super green pass, obbligo da poco abrogato visto che ora basta quello base. Per nutrirmi mi arrangio con l’asporto e consumo i miei pasti in macchina, ma per dormire come faccio se non posso andare in albergo? Non posso ogni sera fare rientro a casa mia. Purtroppo per ora ho dovuto abbandonare i clienti in Calabria perché non posso tornare a Catania la sera a dormire, non è fisicamente possibile. Infine, si pone ora la questione, essendo io over 50, di poter o meno accedere alle sedi delle aziende dei miei clienti. Ma, dico io, non bastava che mi facessi un tampone ogni due giorni pagando 15 tutte le volte? Me ne scapperei dall’Italia, se potessi.Fabio GuardoCon le Rsa blindate non posso occuparmi di mia madreVorrei sottoporre la mia testimonianza riguardo la reclusione da due anni degli anziani in Rsa. Mia madre ha 75 anni, è affetta da Alzheimer ed è ricoverata in una struttura in provincia di Varese da aprile 2019. Prima della pandemia tutto regolare, potevo entrare tutti i giorni dalle 9 alle 20 senza alcun problema, assisterla durante i pasti, portarle merende, farle compagnia e farla uscire in giardino. Con l’inizio della pandemia hanno blindato tutto e dopo 15 mesi, a maggio 2021, ho potuto toccarla per 15 minuti su un pianerottolo! La scorsa estate hanno organizzato incontri in giardino su appuntamento una volta alla settimana per 30 minuti; da ottobre a dicembre scorsi, sempre su appuntamento, la potevo incontrare in un’area interna con possibilità di contatto fisico, sempre con mascherina, triage e patto di condivisione del rischio. Dal 28 dicembre a oggi invece hanno blindato nuovamente organizzando incontri attraverso vetro e interfono, nonostante tutta la mia famiglia sia vaccinata con booster!Mi auguro che questa situazione insostenibile possa finire nell’immediato. Deve essere tolta la discrezionalità ai direttori sanitari. Servono controlli di Ats, Asl, Usl e Nas. Ho veramente bisogno di continuare a prendermi cura di mia madre. Lei anche se la maggior parte delle volte non mi riconosce ha bisogno del mio contatto fisico.Roberta Nagero Costretto a cedere e a firmare un consenso farsaTra i settori che hanno maggiormente sofferto a causa dell’epidemia, o meglio delle misure adottate nel tentativo di contrastarla, c’è senz’altro quello scolastico. Sono un insegnante di liceo e questa è la mia esperienza: circa un anno fa, di fronte al caos, alle contraddizioni e alle opacità che hanno caratterizzato la campagna di somministrazione del vaccino Astrazeneca alla mia categoria, decisi di assumere una posizione attendista e prudente. Dapprima ciò non comportò alcuna discriminazione a mio danno; presto, tuttavia, iniziarono gli attriti e le incomprensioni con amici, colleghi e parenti, che si sorprendevano - taluni, addirittura, si indignavano - di quella che ai loro occhi era una mancanza di senso civico. Eppure, più passava il tempo, più era chiaro che il vaccino non garantiva affatto l’immunità, mentre si palesavano effetti collaterali preoccupanti, talora anche letali. Messo da parte Astrazeneca, fu il turno di Pfizer e Moderna; ma anche qui, scelsi la prudenza. Intanto, però, la pressione sociale e la campagna di pubblica denigrazione contro gli insegnanti renitenti alla puntura si faceva sempre più aggressiva, assumendo inauditi toni da inquisizione. Stavo semplicemente esercitando un mio diritto - garantito dall’articolo 32 della Costituzione - eppure ero considerato alla stregua di un terrapiattista o peggio. Dopo un’estate passata interamente in città, in una solitudine quasi totale, è iniziato il nuovo anno scolastico, e con esso il calvario dei tamponi: uno ogni 48 ore, per poter continuare a insegnare. È stato un salasso economico, uno stress psicologico e anche una sofferenza fisica, perché non tutti i farmacisti avevano la mano leggera. Nel frattempo, lo stigma sociale diventava sempre più infamante, sebbene noi tamponati garantissimo la non contagiosità molto più dei colleghi vaccinati ormai da molti mesi. Poi giunse la notizia dell'obbligo. Passai un mese e più a tormentarmi nel dubbio e alla fine dovetti cedere: vuoi per la pressione familiare e sociale, vuoi per la prospettiva del danno economico, ma soprattutto per il dispiacere che mi procurava l’idea di lasciare gli alunni. E così mi sono sottoposto a un trattamento sanitario a cui - magari a torto, chi lo sa - non volevo affatto sottopormi, con la beffa di dover firmare un documento in cui sostanzialmente dichiaravo il contrario. Tranne uno strano formicolio alla gamba, durato per alcuni giorni dopo la prima dose e poi scomparso senza lasciar apparentemente traccia, non ho avuto nessun effetto collaterale. Questo però non scalfisce i miei dubbi: resta infatti la possibilità di danni a lungo termine, in relazione ai quali nessuno sa né può rassicurarmi pienamente, anzi mi è stato anche detto che su questo punto dovrei essere un po’ fatalista. Alcuni miei colleghi, forse con maggior coerenza, hanno fatto una scelta diversa, che è costata loro la sospensione. Questo mi riempie di tristezza e di indignazione. Sono gli stessi sentimenti che suscita in me il fatto di dover lavorare in una scuola che ormai è stata trasformata in qualcosa di intermedio tra un reclusorio e un ospedale, una scuola in cui il discorso sanitario e burocratico ha preso largamente il sopravvento sulla funzione didattica ed educativa che dovrebbe essere a essa consustanziale. Malgrado ciò, mi sforzo di fare il mio lavoro nel modo più degno e di non far pesare troppo la situazione agli studenti. Si arriverà così, tra una quarantena e un autoisolamento, alla fine dell'anno scolastico e, per quanto riguarda i ragazzi di quinta, all'esame di maturità. Quindi, il 28 luglio, il mio super green pass sarà scaduto. Lorenzo Bergerard Rischio di morire di shock anafilattico ma mi insultanoA breve compirò 52 anni ed anche io appartengo alla sfera degli invisibili. Ho scelto di non inocularmi il vaccino perché con l’assunzione di alcuni farmaci sviluppo reazioni avverse (certificate), che mi portano in shock anafilattico. Vivo nella regione Lombardia, in provincia di Brescia, e da noi (non so se funzioni in questo modo in ogni regione) in casi come questi somministrano il vaccino in ospedale, alla presenza di un medico rianimatore. L’esonero scatta solo nel momento in cui, con la prima dose, la persona sviluppa una reazione grave.Ogni tanto vorrei che coloro i quali si permettono di definirmi no vax, giocassero d’empatia nei miei confronti, provando a vestire i miei panni. Mi reputo molto fortunata perché, essendo casalinga, non ho il problema del lavoro che purtroppo qualcuno nelle mie condizioni deve inevitabilmente affrontare. Svolgevo attività di volontariato in diversi ambiti, ma senza vaccino ho dovuto abbandonarle tutte con sommo dispiacere. Le offese morali che spesso mi vengono rivolte rimangono la cosa più pesante da sopportare, anche nell’ambito più allargato della famiglia, dove sono stata definita egoista e irresponsabile. Non parliamo poi di chi augura alle persone che come me hanno compiuto questa scelta di ammalarsi, di non essere curate e di morire. Conduco una vita socialmente isolata, anche se i familiari più stretti, gli amici più veri e la mia fede mi sono di grande conforto!Sabrina Balzarini CobelliContinuo l’università frequentando le lezioni a distanzaSono un ventiduenne friulano, studente del quarto anno di giurisprudenza all’università degli studi di Trieste. Dato il crescendo di restrizioni - rifiutandomi di tamponarmi con costanza, cosa che già faccio per svolgere un lavoro part time nel mondo della ristorazione -e il consistente costo economico degli studi per gli alunni fuori sede -ai quali sono stati concessi limitati, se non nulli, sgravi fiscali nonostante la frequente inagibilità dei locali universitari in questi ultimi due anni - ho deciso di seguire da casa le lezioni beneficiando di questa magnanima concessione, ottenuta dopo numerosi appelli, che molte università hanno negato in quanto, a loro dire, «solo con le lezioni in presenza si garantirebbe un ritorno a una nuova normalità», il cui decollo sarebbe impedito dal «mostro» della didattica a distanza che essi stessi hanno creato e che rispolverano, esaltandolo, quando fa comodo.Nonostante l’allontanamento obbligato da questo ambiente, ciò che trovo più sconcertante è la cecità della maggioranza degli studenti che affollano le aule degli atenei: non ricevere alcun appoggio nella critica a questa soppressione di diritti inalienabili è frustrante; sentirsi accusare di essere irresponsabili ed egoisti è insultante. Vedere taluni compagni che agli esami chiedono di esibire spontaneamente il lasciapassare è uno spettacolo a cui preferirei non assistere. Non tutti, naturalmente, hanno la forza e la tenacia di vincere queste costanti umiliazioni ed è a loro che rivolgo un sincero pensiero di affetto. Voglio sfruttare questa cassa di risonanza per porre omaggio a chi quotidianamente cade vittima di queste bestiali angherie solamente per il fatto di instillare il dubbio in menti che partecipano convinte a questa decadenza senza fine.Io non mi vaccinerò, considero il vaccino un buono strumento da utilizzare con cautela e in maniera personalizzata per individui che ne necessitano. Per me è diventata una questione ideologica, di opposizione a un mezzo che è divenuto fine, un farmaco che è diventato un simbolo di discriminazione. Non sacrificherò la mia mentalità sull’altare dell’ingiustizia camuffata in legge, forte dell’apporto spirituale di tutti coloro che ogni giorno combattono questa guerra in difesa della democrazia, altro che guerra sanitaria. Io confido ancora nella speranza di un ritorno alla vera e reale normalità, in cui un codice a barre non venga utilizzato per catalogare vite umane. Credo nella rimarginazione delle ferite profonde sofferte dallo stato di diritto, pretendendo e reclamando giustizia.Leonardo BuzzoLaboratorio vietato: a mio figlio tolto il diritto allo studioSono il papà di un ragazzo che studia presso un istituto scolastico alberghiero pugliese. Dieci giorni fa, nonostante avesse fatto un tampone risultato negativo al Covid, non è stato accettato nella struttura convenzionata alla scuola dove avrebbe dovuto fare i laboratori. Non ha potuto dunque studiare come gli altri ragazzi, perché sprovvisto di super green pass. Mentre i suoi compagni sono andati a lavorare in laboratorio lui è stato messo in un’altra classe, come un appestato, impedendogli di adempiere a un suo diritto: lo studio. La cosa paradossale è che per i ragazzi non è obbligatorio essere vaccinati, quindi non dovrebbe esistere il super green pass per entrare nei laboratori delle strutture convenzionate con la scuola; e questo vale per tutti i ragazzi dell’età di mio figlio, 15 anni, e che non sono vaccinati. Idem per lo sport: mio figlio non può più giocare a calcio nella sua squadra perché non è vaccinato e quindi non ha il super green pass. È già una discriminazione enorme che non possa giocare a calcio o a mangiare una pizza fuori con i suoi amici, ma che non possa neanche studiare è qualcosa di gravissimo. Daniele CataldoDopo la prima dose sono comparsi problemi di uditoVorrei raccontare cos’è successo a mio marito e a me in seguito alle vaccinazioni. Prima dose (Pfizer): il giorno dopo iniziamo a sentire un senso di ovatta alle orecchie. A nulla sono serviti sciacqui e gocce, abbiamo speso una cifra folle nel tentativo di risolvere il problema. Seconda dose (Pfizer): ci viene chiesto se abbiamo notato effetti avversi. Entrambi lamentiamo il problema alle orecchie. Come se non avessimo neppure parlato ci viene inoculato il vaccino. Il problema si aggrava: mio marito si trova a dover convivere con l’acufene. Io, dopo un episodio di otite acuta, sono diventata improvvisamente e completamente sorda dall’orecchio sinistro, mentre in quello destro persisteva il senso di ovatta. Il mio medico ha negato potesse trattarsi di un effetto avverso della vaccinazione e mi ha prescritto antidolorifici e mucolitici. Dopo un mese, la situazione era immutata. Sentivo crepitii e rumori strani. Poi improvvisamente torno a sentire bene, anzi troppo: ogni minimo rumore mi rimbomba nella testa, il minimo sussurro pare lanciato da un megafono e mi trovo costretta a isolarmi. Il dottore a quel punto mi consiglia di consultare un otorino. Dalla radiografia risulta un accumulo di catarro attaccato al timpano. Udito nella norma. L’otorino sentenzia: il problema è stato causato dalle due vaccinazioni fatte a troppo breve distanza, 21 giorni. Naturalmente tutto detto solo a voce. Come da accordi, chiamo il mio dottore e gli spiego tutto. Lui dice: «Non è possibile! Tra una vaccinazione e l’altra bastano 15 giorni!». In sostanza vengo trattata da bugiarda e visionaria. L’otorino mi prescrive altri farmaci dal risultato pari a zero, ma dal costo esorbitante. Dopo due mesi, vista l’inutilità, smetto di prenderli.Ora mi trovo ad avere dolori forti alle orecchie, vertigini, senso di stordimento, nevralgie alla parte sinistra di viso e testa. Tutto questo si aggrava notevolmente in presenza di più persone che parlano anche a bassa voce, oppure di rumore: sono costretta a pregare chiunque mi rivolga la parola di farlo a bassa voce. Naturalmente mi rifiuto di fare la terza dose, mentre a mio marito viene imposta pena la perdita del lavoro. Come da prassi gli viene chiesto se avesse riscontrato problemi con le prime due vaccinazioni. Lui risponde: sì, acufene. Il dottore sbotta dicendo: «Non è possibile! Non è nella casistica!», mentre un collega insorge: «Certo che il problema alle orecchie è tra gli effetti collaterali». Intanto altra inoculazione. Ora, a seguito della terza e speriamo ultima dose, l’acufene è peggiorata, un fischio persistente e continuo, giorno e notte. Laura ZoccaratoSoltanto in Italia restano restrizioni folliSono un docente di lingue e vi scrivo dalla Campania. Ecco, in sintesi, la mia storia: ho 29 anni e dal 15 dicembre non posso più lavorare nel mondo della scuola. Inoltre, da piccolo ho avuto vari problemi al cuore (stenosi polmonare e tetralogia di Fallot; sono anche portatore di pacemaker) e, nonostante sia stato dimostrato che questi vaccini portino miocarditi e pericarditi, nessun medico si prende la responsabilità di esentarmi da questo vile ricatto. Sì, sottolineo il termine ricatto perché solo in tal modo può essere definito ciò che sta perpetrando questo governo. Mi sento discriminato e credo di poter parlare a nome di tutte quelle persone che stanno vivendo come me questo incubo atroce. Siamo rimasti l’unico Paese con restrizioni folli e senza alcuna logica. Siamo vittime e schiavi di un sistema burocratico che non ha più nulla di sanitario, il cui unico obiettivo è annientare libertà individuali e diritti costituzionali. Non si può lavorare, non si può uscire, non si può compiere nessuna attività sociale ed è questa la condanna per coloro che hanno scelto liberamente di non iniettarsi il siero. Ciò che fa più male è l’impotenza, ma dentro di me sento il dovere morale di non arrendermi perché la verità deve emergere.Mattia Cicino
(Ansa)
Lo ha detto il Commissario europeo per l'azione per il Clima Woepke Hoekstra a margine del Consiglio europeo sull'ambiente, riguardo alle norme sulle emissioni di CO2 delle nuove auto.
Una riunione del Csm (Imagoeconomica)