2020-08-04
Le Coop nei guai: Fico pieno di buchi. Il megaprogetto di Farinetti è un flop
Il bilancio 2019, quindi pre Covid, della Disneyland della salamella chiude con oltre 4 milioni di passivo. Alleanza cooperative 3.0 è socia al 50%. I vertici si sono dimessi. Si teme l'effetto domino sui supermercati.Dicono che l'acronimo di Fico - la Disneyland della salamella inventata da Oscar Natale Farinetti e pagata dai pubblici denari e da altri investitori - sia Fabbrica italiana contadina. Ma le cose cambiano e ora a Bologna temono che Fico voglia dire, fallimento indotto (nelle) cooperative. Il modello farinettiano si sta sgretolando sotto una montagna di debiti che coinvolge il più importante colosso cooperativo di consumo d'Italia: Alleanza cooperative 3.0. che nel parco di divertimenti al sugo è socia a metà col bottegaio evoluto di Alba. Alleanza è però reduce da quattro bilanci da brividi, è il primo azionista di Unipol che significa tutta la finanza rossa e sta vivendo una crisi pesantissima. Si sono dimessi tanto il presidente che è stato anche il fondatore di Alleanza 3.0, Adriano Turrini, per ragioni di salute il 24 luglio quanto il direttore generale, Paolo Alemagna (ha resistito solo due anni), che se ne è andato per motivi personali tre giorni prima. A sostituirli un tandem di cooperatori di lungo corso: Mario Cifiello come presidente e Piermario Mocchi come general manager.Sul loro tavolo il primo dossier arrivato è proprio quello di Fico. Il buco della Disneyland della salamella è di 4,2 milioni, poco se si considera che il fatturato di Alleanza 3.0 è di 5,2 miliardi, moltissimo se si teme, come si teme, un effetto domino visto che il gigante dei supermercati (ne ha più 350 in 12 regioni) ha archiviato nel 2018 un risultato negativo per 290 milioni e nel 2019 ha chiuso con un passivo di 163,9 milioni. Dentro la pancia di Alleanza 3.0 ci sono 3,2 miliardi di prestito da soci e ogni evento negativo rischia di determinare una sorta di cortocircuito finanziario che potrebbe intaccare tutta la finanza rossa fino a Unipol, la cassaforte delle cooperative. È come sfilare al supermercato l'ultimo barattolo ai piedi della pila: ci sta che venga giù tutto. Intanto sono già in corso i regolamenti politici dentro il Pd: sono in molti ad accusare la Regione di Stefano Bonaccini e il sindaco di Bologna, Virginio Merola, di eccessiva accondiscendenza ai voleri di Farinetti. Gli avrebbero concesso troppi favori in cambio di scarsi risultati. Oscar Farinetti quando già circolavano voci sul «fallimento dell'idea Fico» si era mostrato molto nervoso tant'è che agli inizi di gennaio a chi gli faceva notare che i padiglioni sembravano un po' troppo vuoti rispondeva: «Fico è un successo straordinario; l'afflusso d' italiani è in linea con le previsioni, ci mancano gli stranieri: oggi sono a quota 400.000 e invece ce ne servono 2 milioni. Comunque Fico ha 40 milioni di fatturato e non perde soldi». Giova ricordare che Farinetti aveva raccontato al mondo che al suo parco di divertimenti al sugo sarebbero arrivati come minimo 6 milioni di turisti, che serviva raddoppiare gli alberghi di Bologna e che il fatturato sarebbe volato dopo due anni sopra i 50 milioni. Per ora di certo c'è che i Fico-bus (quelli che dovevano portare orde di turisti tra le cataste di mortadelle) sono costati ai contribuenti 4 milioni visto che le perdite del trasporto pro Farinetti le ha ripianate la Regione. Il bottegaio di Alba ebbe a dire non più tardi di sei mesi fa: «Riempirò di soldi i miei soci». E tra i soci ci sono anche molte casse previdenziali che ora sospettano di aver sbagliato investimento a meno che l'area su cui sorge Fico, che era di proprietà del Comune che l'ha messa a disposizione come capitale, non si trasformi in un enorme business immobiliare alla faccia dei contadini. Certo è che i conti smentiscono clamorosamente le previsioni. Tiziana Primori, che è l'amministratore delegato del baraccone alla bolognese ed è espressione di Alleanza 3.0, presentando il bilancio 2019 - quindi prima del Covid - ha avuto parole abbastanza dure. Era difficile dissimulare che le perdite nette di gestione sono state pari a 3,14 milioni di euro, che il valore della produzione è calato a 34,31 milioni dai 42,59 milioni del 2018 e il margine operativo lordo nel 2019 è negativo per 4,34 milioni, in peggioramento dal dato già allarmante di meno 3,13 milioni dello scorso bilancio. Sostanzialmente la Primori ha fatto sapere che Fico non ha né capo né coda e che proprio il progetto è sbagliato. Ci hanno messo dentro le giostre, hanno speso un sacco di soldi in pubblicità, ma non c'è niente da fare: Fico non attira. E i prossimi mesi potrebbero portare alla definitiva chiusura. Sostiene l'amministratrice delegata: «Il secondo anno di attività ha visto una graduale diminuzione dei visitatori che si sono assestati a poco più di 1 milione e 600 mila (paganti) a fine 2019. L'analisi dei dati relativi ai visitatori ha mostrato un basso indice di fedeltà, seppur influenzato dai visitatori stranieri, per i quali solo il 7% è venuto a Fico più di una volta. I dati mettono in luce la difficoltà del parco di attrarre più visitatori e quindi di raggiungere i risultati economici attesi. Le ricerche di mercato poste in essere nel corso del 2019 hanno evidenziato come il parco non abbia una vera e propria identità: è spesso percepito come un centro commerciale con vendita e somministrazione di prodotti alimentari». Dunque Fico di certo non è da Oscar anche se Farinetti continua a dispensare consigli - non richiesti - su come rilanciare il made in Italy e su come far quadrare i conti. Qualche mese fa aveva chiesto una sorta di prelievo forzoso alla Giuliano Amato del 1992 dai conti degli italiani per rimettere in sesto le finanze del Paese dopo il Covid. Andava predicando: «Sentiamo patrimoniale e mettiamo mano alla pistola. Allora chiamiamo qualche creativo e cambiamogli nome alla tassa. Sta di fatto che noi italiani in banca abbiamo più 4.000 miliardi e possiamo cavarcela da soli». Forse era consapevole che avendo i conti in rosso lui non avrebbe pagato. I quattrini di tasca però ha dovuti tirarli fuori lo stesso per ripianare le perdite di Fico. Lui e Alleanza 3.0 hanno versato un paio di milioni a testa e uno dei suoi figli, Nicola Farinetti, è entrato nel consiglio di Fico al posto di Andrea Guerra - l'ex manager di Luxotica passato a Palazzo Chigi e prestato da Matteo Renzi al bottegaio piemontese quando i due erano culo e camicia - che sta lasciando la ditta. I guai di Fico non sono affatto finiti. Causa Covid la Disneyland della salamella è stata chiusa 4 mesi, il personale è più che dimezzato, molti degli espositori minacciano di chiudere gli stand e il flusso di turisti non c'è. Farinetti però si consola all'idea che tra qualche settimana aprirà a Torino il primo grande magazzino dedicato alla eco-sostenibilità; si chiama Green Pea. Come al solito dice che si tratta di un'idea geniale. Speriamo però che non sia troppo Fico.