2020-11-10
Le cantonate del ministro (senza) Speranza
Da mesi l'esponente di Leu ondeggia: prima ha voluto lo spot con Michele Mirabella che sminuiva l'allarme, poi ha chiuso i voli con la Cina. Ha scritto un libro autocelebrativo ma, travolto dalla seconda ondata, l'ha ritirato. E adesso pasticcia con i commissari alla Sanità.Se lo dice il professore (Mirabella) basta la parola. Era il vecchio spot di un lassativo e il ministro Roberto (nessuna) Speranza si è affidato all'usato sicuro per fermare la pandemia. Ha rifatto la pubblicità. Basta la parola: laviamocene le mani! Per primi i giornaloni impegnati a sostenere questo ragazzo un po' invecchiato, ma tanto educatamente di sinistra che viene da Potenza - laureato in scienze politiche, fino a un anno fa probabilmente non conosceva la differenza tra un antibiotico e un clistere - e che però di potenza nel contrastare la pandemia ne ha avuta pochina. Più o meno come la potenza di fuoco (i miliardi del Monopoli) promessa da Giuseppe Conte (zio), il suo capo. Lo abbiamo già scritto e lo confermiamo in attesa che qualcuno dia spiegazioni: in Italia ci si contagia di meno di virus cinese, ma si muore di più. Che sia perché qualcosa nelle azioni di contrasto alla pandemia è andato storto? Come si fa in moviola riavvolgiamo il nastro. Il conduttore di Elisir (Rai 3), Michele Mirabella da Bitonto, con il suo tono da professore saggio seduto al tavolino di una trattoria (allora aperta) diceva: «Lo so a cosa state pensando, l'infezione da coronavirus colpisce le vie respiratorie, ma non è affatto facile il contagio. Soprattutto se seguiamo corrette norme igieniche. E se avete dei dubbi contattate il vostro medico». Se aveste telefonato a Massimo Galli, l'infettivologo da share, vi avrebbe risposto allora con toni messianici: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un italiano si contagi. I consigli del professor Mirabella proseguivano alla toilette con il lavaggio delle mani. Un presagio della strategia da Ponzio Pilato del ministro Speranza sulle discoteche. L'ex capogruppo del Pd alla Camera, transfuga con Pier Luigi Bersani, smacchiatore di giaguari, verso lidi più sinistri, oggi leader di Articolo 1 a commissionare spot contro il virus cinese ci ha preso gusto; dopo Elisir ha scritturato - sempre a gratis, è bene precisarlo - il Festival di Sanremo, con Amadeus che raccomandava: lavatevi le mani, non toccatevi naso e bocca e starnutite nel gomito. E la mascherina? Tra i compagni del ministro non va di moda, come dimostra il nuovo commissario alla Sanità calabrese, Giuseppe Zuccatelli. Peraltro allora era metà febbraio e le mascherine servivano per il Carnevale. Quelle buone il commissario Basettoni Domenico Arcuri le aveva regalate ai cinesi. Se Giuseppe Conte il 31 gennaio annunciava - quasi come il Duce con le baionette - «siamo prontissimi a fronteggiare l'emergenza», e sappiamo com'è andata, tre giorni prima il ministro in camice aveva preso il controllo della torre di controllo di Ciampino e di Malpensa intimando lo stop ai voli dalla Cina. Scoppiò un putiferio a Roma (con mezzo governo in rivolta, a cominciare dal «mandarino» Luigi Di Maio) e a Pechino, con l'ambasciatore Luca Ferrari convocato dal viceministro degli Esteri cinese, Qin Gang, e la Farnesina costretta da Speranza a ribadire che i voli restavano bloccati. Che il Dragone sputasse fuoco e fiamme lo temeva pure Sergio Mattarella, che il 5 febbraio se ne andò in una scuola a Roma a fare le carezze ai cinesini mentre Giuseppe Sala, il sindaco di Milano, il 7 febbraio cenava nella Chinatown meneghina, con la speranza (minuscola) che un involtino facesse primavera. Speranza (con la maiuscola) fu costretto, per rimediare, il 12 marzo a ricevere la delegazione di medici cinesi allo Spallanzani di Roma con tutti gli onori. Grandi elogi, tante foto agli aiuti che Pechino invia e Luigi Di Maio che s'intesta l'operazione «benevolenza cinese» che Xi Jinping sfrutta a casa sua per farsi altra propaganda. In Italia viene silenziato chiunque osi mettere in dubbio che la Cina - il professor Giorgio Palù, unico virologo accreditato a livello mondiale, insiste che Pechino ha mentito e taciuto sul virus da settembre 2019 - abbia detto la verità su Wuhan. Si arriva all'estate. Roberto (nessuna) Speranza va in ferie attive: deve scrivere. Non si preoccupa delle discoteche nonostante sia chiarissimo che l'estate è sfuggita di mano e solo il 17 agosto ordina: tenete i locali aperti, ma evitate di ballare. Capito? Il ministro in quelle settimane aveva da fare con il suo best seller mai nato. S'intitola Perché guariremo. Dai giorni duri a una nuova idea di salute. Quasi una profezia, ma è diventato un giallo. La Feltrinelli lo ha ritirato dagli scaffali, nessuno lo ha letto (tranne noi). Doveva uscire il 22 ottobre e comica è stata la spiegazione dell'autore. «Ho bloccato il libro perché non ho tempo di fare le presentazioni». In realtà perché si gloriava di aver confitto il virus cinese, che invece si è ripresentato. Capace di svelare il vero contagio dell'Italia: l'incapacità di chi ci governa. La prova? Il pasticciaccio brutto della Calabria. Fatto fuori un commissario governativo, il generale Saverio Cotticelli incaricato di fronteggiare il virus cinese a sua insaputa, Speranza nomina Giuseppe Zuccatelli. Un negazionista delle mascherine beccato in un video di fine maggio a dire: il virus si prende con un bacio con la lingua in bocca di un quarto d'ora. A Vittorio Sgarbi per molto meno l'hanno trascinato fuori dalla Camera, a questo gli danno la sanità calabrese, già in zona rossa. Ma il rosso s'addice a Zuccatelli, che intanto si è beccato il virus cinese ed è in quarantena. È un compagno duro e puro che ha lavorato solo nelle Regioni rosse, grande elettore di Bersani e tanto basta. Una nomina discutibile: perfino Nicola Fratoianni, portavoce di Sinistra italiana e Leu, ha detto: «Così non si può». Ma Roberto (nessuna) Speranza ha insistito: «La sanità calabrese è una questiona nazionale, non territoriale. Zuccatelli si è scusato». L'Italia ormai è un paradosso: finché c'è Speranza non guariremo.
Giorgia Meloni al Forum della Guardia Costiera (Ansa)
«Il lavoro della Guardia Costiera consiste anche nel combattere le molteplici forme di illegalità in campo marittimo, a partire da quelle che si ramificano su base internazionale e si stanno caratterizzando come fenomeni globali. Uno di questi è il traffico di migranti, attività criminale tra le più redditizie al mondo che rapporti Onu certificano aver eguagliato per volume di affari il traffico di droga dopo aver superato il traffico di armi. Una intollerabile forma moderna di schiavitù che nel 2024 ha condotto alla morte oltre 9000 persone sulle rotte migratorie e il governo intende combattere. Di fronte a questo fenomeno possiamo rassegnarci o agire, e noi abbiamo scelto di agire e serve il coraggio di trovare insieme soluzioni innovative». Ha dichiarato la Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni durante l'intervento al Forum della Guardia Costiera 2025 al centro congresso la Nuvola a Roma.
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