
Sono nate in Cina, erano in pelle di daino bianco. Oggi il 97 per cento del denaro in uso nel mondo è digitale. A fine anno la Bce smetterà di stampare le monete da 500 euro, le più usate dalle mafie e dalla malavita.A fine anno la Banca centrale europea metterà in circolazione le nuove banconote da 100 e 200 euro della serie «Europa». In concomitanza smetterà di stampare le banconote da 500 euro, le più usate da mafie e malavita. Assicura la Bce: «La banconota da 500 euro manterrà sempre il suo valore e potrà essere scambiata nelle banche nazionali dell'eurosistema per un periodo di tempo illimitato». Cosa che non avvenne per la lira. Il 6 dicembre 2011, il decreto SalvaItalia di Mario Monti anticipò la chiusura della valuta italiana di 82 giorni - era prevista al 28 febbraio del 2012 - e trasformò migliaia di miliardi di lire in carta straccia. Ancora oggi sono in circolazione 2.300 miliardi di lire, circa 1,2 miliardi di euro. Attualmente le banconote più alte in circolazione sono i 10.000 dollari del Brunei (poco più di 8.000 euro) e i 1.000 franchi svizzeri (poco meno di 900 euro). La più bassa quella da 0 euro emessa per la prima volta lo scorso anno in Germania per omaggiare la città di Kiel. Ideate dal francese Richard Faille, stampate in poche migliaia di esemplari, queste banconote da 0 euro, vendute a 2, oggi per i collezionisti ne valgono anche 3.000.Ogni anno nell'area euro vengono stampate dai 5 ai 6 miliardi di banconote per circa 260 miliardi di euro. A circolare, oggi, sono circa 16 miliardi di pezzi. Il biglietto da 50 euro, il più contraffatto, è anche il più utilizzato, con circa 9 miliardi di euro di pezzi, pari al 46% del valore totale delle banconote in circolazione. Il Grand Watermelon, la banconota da 1.000 dollari del 1890 venduta nel 2013 a 3.290.000 dollari, è la più costosa del mondo. Il nome è dovuto al fatto che i grandi 0 sul biglietto sembrano angurie. Sul dritto è ritratto George Gordon Meade, il generale che comandò l'esercito dell'Unione nella battaglia di Gettysburg durante la Guerra Civile. Negli Stati Uniti le banconote sopra i 100 dollari sono state ritirate dal mercato nel 1969.A inventare le prime banconote furono i cinesi. Gli stessi che poco prima s'erano inventati la carta. Tuttavia nel 118 avanti Cristo, sotto la dinastia Huang, le banconote erano in pelle di daino bianco. Per la carta bisognerà aspettare l'812 dopo Cristo quando, a causa una carenza di rame, alcune importanti famiglie presero a usare biglietti di cambio al posto delle pesanti monete. Tuttavia le prime banconote che garantivano il pagamento a vista risalgono al 13° secolo.Marco Polo nel suo Milione spiegava come il gran Khan facesse imprimere il suo sigillo su ogni foglio che veniva ricavato dalla scorza del gelso. Il gran Khan, sempre pronto a cambiare le banconote logore con biglietti nuovi, tratteneva per sé una commissione del 3%. Nel 1658 il signor Palmistruch, banchiere fondatore della Banca di Svezia a Stoccolma, emise su vasta scala il sistema dei certificati di deposito sulla base delle quantità d'oro in suo possesso. Scrive Daniele Pace in Moneta dell'utopia: «Nasceva la banconota moderna come promessa di pagamento per il metallo prezioso effettivamente depositato e che con il tempo diverrà nell'immaginario collettivo vero denaro pur essendo solo una mera ricevuta». Con la lettera di cambio si diede vita alla speculazione in senso finanziario. Spesso chi necessitava di liquidità immediata vendeva il biglietto a un valore inferiore. Alla Fiera di Besançon, nel 1535, si trafficava esclusivamente a lettere di cambio. La banconota vera e propria, con corso legale, venne emessa dalla Banca d'Inghilterra nel 1694. Il sistema fu poi adottato, più o meno rapidamente, da tutti i Paesi europei. La Banca di emissione era obbligata a convertire le banconote in monete metalliche, in oro e argento, a chiunque ne facesse richiesta. Da qui la scritta: «Pagabili a vista al portatore». Sulla Croisette a Cannes Pablo Picasso riuscì a moltiplicare il valore di una nuova banconota da 500 franchi. Ricorda il collezionista Heinz Berggruen: «Mi chiese se per caso ne avessi una con me. Gliela mostrai. Dopo averla esaminata, disse: “Dovrebbero nominarmi ministro delle Finanze, così salverei il Paese dal caos economico". Lo guardammo tutti con stupore. “Semplice", aggiunse Picasso: “in 2 secondi posso raddoppiare il valore di questa banconota". Prese una matita dalla tasca e, in un attimo, disegnò una minuscola corrida nello spazio rotondo. “Ecco", esclamò, adesso vale il doppio"».Oggi il 97% della quantità di denaro che circola nel mondo è elettronico. Il restante 3% è destinato al macero nel giro di qualche decennio. Nel 2025 la Svezia sarà il primo Paese a dire addio al contante. Secondo l'ultimo rapporto del Forum Ambrosetti, l'Italia resta in coda tra i Paesi avanzati per numero di transazioni elettroniche pro capite: 43,1 all'anno contro una media Ue di 116,6. Anche il contante in circolazione in Italia è in aumento nel 2017 ha segnato un +3,8% rispetto al 2016.Le banche centrali spendono dai 3 ai 18 centesimi per stampare banconote. Il trafficante di droga Pablo Escobar spendeva circa 2.500 dollari al mese solo per comprare gli elastici che servivano a legare assieme le mazzette dei 420 milioni di dollari che guadagnava a settimana. Il ritratto della regina Elisabetta è apparso sulle banconote di 33 diversi Paesi. La prima apparizione sulla valuta canadese nel 1935, quando aveva solo 9 anni. Paul Burrell, ex valletto della corte reale inglese, ha fatto sapere che ogni domenica mattina a Buckingham Palace bisogna stirare «l'unica banconota che la regina Elisabetta mette in borsetta, quella per l'offerta in chiesa». In Italia un regio decreto del 26 settembre 1745 autorizzava Regie Finanze di Torino a stampare banconote per 4 milioni di lire «al fine facilitare il vantaggio del pubblico Commercio». La lira era entrata in vigore il 24 luglio del 1862 con la legge n.788 della Raccolta officiale delle Leggi e dei Decreti del Regno d'Italia. Ma riguardava solo le monete. Fu con il prestito di 250 milioni di lire che la Banca Nazionale mise nelle casse dello Stato per finanziare la III Guerra d'indipendenza nel 1866 che venne l'obbligo di accettare la cartamoneta come pagamento. Nel corso della storia della lira sono stati emessi 19 tagli di banconota, dal più basso di valore, la banconota da 50 centesimi, al più alto, quella da 500.000 lire.Nel luglio del 2000 venne stampata l'ultima banconota della lira italiana, da 5.000 lire. Due anni dopo, il 1° gennaio del 2002, arrivò l'euro.Le banconote di euro circolano generalmente per un anno e mezzo, due anni al massimo. Quando non sono più utilizzabili perché troppo consumate o danneggiate, vengono restituite in mazzette da 100 alle banche centrali nazionali, che le sostituiscono purché siano almeno per il 51% integre.Frank Herzog, artigiano tedesco assoldato dalla Bundesbank per restaurare le banconote danneggiate, bruciate o strappate, purché non siano state distrutte volontariamente. Un servizio offerto dalla banca centrale tedesca per rafforzare la fiducia delle persone nel denaro contante.Gli inglesi chiamavano l'euro toilet paper currency. Le banconote di euro sono fatte con fibre provenienti da cascami di cotone, un prodotto di scarto delle filande. L'inchiostro è resistente a una ventina di sostanze chimiche. Nuovi, i biglietti possono superare indenni un ciclo in lavatrice a 90 gradi.Secondo vari studi scientifici su ogni banconota ci sono in media 130.000 batteri. Tuttavia una ricerca della Ballarat University in Australia ha rivelato che non sono pericolosi: «Probabilmente ci sono più batteri in un panino che nel denaro usato per comprarlo». Stando a uno studio della Psychological Science, toccare le banconote aiuta a migliorare la tolleranza al dolore: «Ha il potere di abbassare la percezione dello stress».«Le banconote asciugano le lacrime meglio del fazzoletto» (Antonio Fogazzaro).
«The Man on the Inside 2» (Netflix)
La serie con Ted Danson torna su Netflix il 20 novembre: una commedia leggera che racconta solitudine, terza età e nuovi inizi. Nei nuovi episodi Charles Nieuwendyk, ex ingegnere vedovo diventato spia per caso, indaga al Wheeler College.
Se After Life fosse stato più schiacciato sulla commedia, sulla ricerca minuziosa della risata, allora sarebbe stato perfettamente sovrapponibile a The man on the inside. Una stessa idea di fondo anima le due serie televisive, il tentativo di raccontare con disincanto la solitudine di chi abbia passato gli -anta e si avvicini, seppur riluttante, alla terza età. After Life, con Ricky Gervais ad interpretare magistralmente il protagonista, era la storia di un vedovo, incapace di venire a patti con la scomparsa della moglie. Non aveva pace, non poteva trovarne: si trascinava attraverso la sua quotidianità ormai vuota, cercando il fantasma della donna che aveva amato. Si rideva, certo, ma di quella risata a denti stretti, tipica dello humor inglese. Gervais era cinismo e ironia, sottile e potente, non, però, smaccatamente simpatico. Cosa, quest'ultima, che si è rivelato, invece, Tad Danson, non più capo della scientifica di Csi, ma ingegnere in pensione, rimasto vedovo dell'amata moglie.Danson, dismessi i panni seriosi del poliziotto, ha accettato di recitare un ruolo di primo piano in The man on the inside, la cui seconda stagione è pronta a debuttare su Netflix giovedì 20 novembre. Niente a che vedere con la parte che, negli ultimi anni, gli ha permesso di ristrutturare la sua carriera. Con The man on the inside, Danson è tornato indietro: agli albori della sua professione, alla commedia. Ad un ruolo, quello di Charles Nieuwendyk, che gli ha permesso di ritrovare leggerezza, senza perdere con ciò la capacità di restare vicino al reale.Charles ha una settantina d'anni, nello show. Una figlia, una carriera ormai conclusa. Era professore di ingegneria, e come tale ha deciso di andare in pensione, pensando e sperando di poter condividere il proprio tempo con l'amore della sua vita. Invece, la moglie è morta, lasciandolo solo in una casa troppo grande, dove il tempo sembra avere un decorso proprio, lento e faticoso. Charles potrebbe starsene seduto a maledire il cielo e piangersi addosso. Un bel giorno, però, sceglie di darsi una scossa: un colpo di reni, l'acquisto di un giornale e via, veloce, fino agli annunci di lavoro, tra i quali scorge la possibilità di inventarsi una vita nuova. Qualcuno, una detective privata, cerca un uomo anziano che lavori come spia, infiltrandosi all'interno di una casa di riposo per uscire con un dossier accurato che spieghi chi e come commetta i furti denunciati dai vecchietti. Quel che segue, nella prima stagione, è una commedia degli equivoci, divertente e attuale. Capace, nel suo dipanarsi, di denunciare la solitudine di cui sono vittime tanti anziani e, parimenti, la cattiva gestione di altrettante case di riposo. E capace, con l'imminente seconda stagione, di rinnovarsi senza perdere la leggerezza.I nuovi episodi di The man on the inside ritrovano Charles Nieuwendyk, ormai spia di professione. Non è più all'interno di una casa di riposo, ma si è rimesso dietro una cattedra, nel tentativo di capire chi abbia preso di mira il presidente del Wheeler College, Jack Berenger.
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(IStock)
Si rischia una norma inapplicabile, con effetti paradossali sui rapporti sessuali ordinari e persino all’interno delle coppie.
Grazie all’accordo «bipartisan» Meloni-Schlein è stato approvato in commissione giustizia della Camera, il 12 novembre scorso, il progetto di legge a firma dell’onorevole Laura Boldrini e altri, recante quello che, dopo la probabile approvazione definitiva in Aula, dovrebbe diventare il nuovo testo dell’articolo 609 bis del codice penale, in cui è previsto il reato di violenza sessuale. Esso si differenzia dal precedente essenzialmente per il fatto che viene a essere definita e punita come violenza sessuale non più soltanto quella di chi, a fini sessuali, adoperi violenza, minaccia, inganno, o abusi della sua autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa (come stabilito nella vigente formulazione della norma), ma anche quella che consista soltanto nel compimento di atti sessuali «senza il consenso libero e attuale» del partner.
Nuovo approccio dell'istituto di credito rivolto alle imprese pronte ad operazioni di finanza straordinaria. Le interviste a Stefano Barrese, Marco Gianolli e Alessandro Fracassi.
Matteo Bassetti e Sergio Abrignani (Imagoeconomica)
Abrignani in commissione: «Nessuno consultò il Css per tutto il 2020. Ci interpellarono sugli mRna solo l’anno successivo». E Bassetti ci prova: «Ho ricevuto fondi da Pfizer per gli antibiotici, non per i vaccini».
«Quanti quesiti ha ricevuto dal ministero della Salute nel 2020, quando era membro del Consiglio superiore di sanità?», chiedeva ieri Marco Lisei, presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia. La domanda era rivolta a Sergio Abrignani, ordinario di Immunologia e immunopatologia presso l’Università degli Studi di Milano, poi da marzo 2021 componente del Comitato tecnico scientifico. «Solo una volta, di illustrare che cosa fossero i vaccini a mRna e quali quelli a vettore a vettore virale», è stata la stupefacente riposta del professore. Per poi aggiungere, a un’ulteriore domanda che chiariva il ruolo suo e dei suoi colleghi: «Dopo l’alert dell’Oms del 5 gennaio 2020 non siamo stati consultati. Solo nel gennaio 2021, per rivedere il piano pandemico influenzale Panflu».






