2018-07-05
Le arabe avranno la patente ma non possono guidare sole né fare benzina con un uomo
Riad vuole soltanto farsi buona pubblicità, ma di ragazze al volante ne vedremo poche. Nel regno infatti ci sono tre scuole guida adatte. E solo un distributore che può servirle.Ammetiamolo, ha fatto piacere vedere tante fotografie di donne sorridenti al volante in Arabia Saudita. Oltretutto su berline che la maggior parte delle italiane può solo sognare, col naso appiccicato alle vetrine dei concessionari. D'accordo, ci siamo detti, dovranno anche indossare chador e abaya ma il principe ereditario Mohammed bin Salman stavolta fa sul serio con le riforme per modernizzare il regno. Era l'ultimo Paese al mondo a non riconoscere ancora il diritto di guidare alle signore, che fino a qualche giorno fa erano costrette a fare affidamento sulla disponibilità di mariti, fratelli o autisti. E inoltre dovevano accomodarsi tassativamente sui sedili posteriori. Finalmente uno spiraglio di luce nella medioevale dottrina wahabita, la più fanatica interpretazione del Corano che viola sistematicamente i diritti delle donne, proibendo anche le attività più innocenti, come fare sport in luoghi pubblici. Non sarà un granché, ma è un primo passo lungo la strada che dalla quasi schiavitù porta alle pari opportunità.Invece scopriamo che non è proprio così, che quella dell'illuminato Mohammed bin Salman rischia di essere propaganda da rifilare agli occidentali. Insomma, il divieto di guida è stato in teoria cancellato però nei fatti poco è cambiato. Perché? Innanzitutto le donne hanno bisogno del permesso del marito, del padre o del figlio per iscriversi a un corso di scuola guida. Inoltre c'è il problema di formare le esaminatrici per valutare le candidate all'esame. Ovviamente le saudite, non avendo ancora la patente, non possono certo giudicare le connazionali che sostengono le prove di teoria e di pratica. Per ora risulta siano state scelte come esaminatrici una gallese, Susan Newbon, una canadese, Deborah Sherwood, e la statunitense Norma Adrianzen. Ma in tre non riusciranno certo a far fronte alle richieste che piovono da tutto il Paese.Suona strano a dirlo nella nazione che galleggia sul petrolio, ma anche fare il pieno è uno scoglio di non poco conto. Ricordiamo che a effettuare il rifornimento a una donna deve essere per forza un'altra donna, secondo le rigide disposizioni wahabite. Al momento l'unica benzinaia ufficiale del regno è Mervat Bukhari, ex giornalista col pallino per gli affari che ha aperto la sua nuova stazione di servizio sull'autostrada che porta a Dammam, sulla costa orientale. Ci sono anche camere da letto per offrire riposo alle viaggiatrici. Tutte le donne andranno, anzi dovranno forzatamente andare, a fare benzina da lei. Sembra assurdo mentre lo scriviamo e si troverà presto una soluzione tra le pieghe della sharia, ma è così.Altro nodo, non di poco conto, riguarda il rapporto con vigili e poliziotti. Infatti le saudite, tra le altre vessazioni, non possono mai guardare un uomo negli occhi. Viene considerata una grave mancanza di rispetto, in aperto contrasto con i precetti religiosi. Quindi, nel caso di una multa o un posto di blocco, la guidatrice come deve comportarsi? Non si sa. Il regno sta correndo ai ripari, infatti il Direttorato generale del traffico ha autorizzato una sezione femminile nel corpo di polizia, con nuove assunzioni. il compito delle nuove vigilesse sarà fermare, controllare e magari sanzionare le neo patentate. Ma ci vorrà ancora del tempo ed è stata aperta una discussione sulle divise che dovranno indossare, perché anche se agenti sono pur sempre donne e quindi devono coprirsi da capo a piedi come le altre. Sempre in tema di opportunità di lavoro nascerà anche il mercato delle tassiste, le uniche autorizzate a portare clienti femmine. Si stima che almeno 10.000 saudite faranno richiesta per prendere la licenza, mentre molte si sono già iscritte a Uber e alla sua versione araba Careem. Quindi non è solo questione di diritti ma anche di business. C'è chi ipotizza che dietro la concessione, che seppur con i limiti elencati esiste, non ci siano motivazioni sociali ma piuttosto economiche. Secondo le stime elaborate da Bloomberg Economics, l'apertura del settore alle donne potrebbe generare 90 miliardi di dollari entro il 2030. Infatti è già stato aperto il primo salone dell'auto dedicato esclusivamente a pubblico e clienti femminili. Un impatto non indifferente sulle finanze della monarchia saudita, assottigliate negli ultimi anni dall'abbassamento del prezzo del greggio.Comunque sia, prendere la patente per una donna resta una missione quasi impossibile e usare la macchina altrettanto. Da qui il sospetto che l'operazione miri soprattutto a ripulire l'immagine della casa regnante all'estero, mentre in realtà la maggior parte dei maschi sembra ancora pensarla come lo sceicco Saad Al Hajry, presidente del Consiglio della fatwa che a domanda rispose: «Le donne? Non possono guidare perché hanno un quarto di cervello e chi darebbe la patente a una persona con un quarto di cervello?». Gli oppositori della patente al gentil sesso avanzano anche motivazioni che sfiorano il ridicolo, tipo che la guida «danneggia le ovaie» mentre la tesi più comune è che lasciare le signore libere di muoversi «distruggerebbe le basi della famiglia e della moralità». Stando così la situazione, difficilmente Riad riuscirà a convincere l'Occidente della sincerità delle sue riforme. Nell'indice delle pari opportunità per il 2017 del World economic forum, l'Arabia Saudita era al 138° su 144, e rischia di rimanerci. Non fosse altro perché, dopo aver sbandierato al mondo la svolta democratica, la polizia ha arrestato una delle attiviste per i diritti femminili più conosciute, quella che più di tutte si è battuta per la fine della proibizione della patente, così come per il diritto al voto nelle elezioni ammnistrative. Pare sia accusata, non se ne capisce bene il motivo, di aver tradito la patria. Bisognerebbe chiedere a lei, la professoressa universitaria Hatoon al-Fassi, cosa pensa del corso femminista intrapreso dal principe illuminato Mohammed, figlio prediletto del re Salman.
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