2021-07-24
L’azzurro Vito mina il centrodestra. «Subito la fiducia anche sul ddl Zan»
Accelerazione verso sinistra del deputato di Forza Italia. Il partito, tuttavia, resta contrario alla norma cara a dem e mondo Lgbt. Il cui cammino in Parlamento, dopo i muri innalzati da Enrico Letta, appare per ora in salita.Nubi arcobaleno si addensano sul governo. Ieri Elio Vito, deputato di Forza Italia, ha chiesto all'esecutivo di porre la fiducia non solo sulla riforma della giustizia firmata dal ministro Marta Cartabia, ma anche sul controverso progetto di legge contro l'omotransfobia proposto da Alessandro Zan, deputato del Partito democratico. «Oltre alla riforma della giustizia», ha detto ieri Vito, «c'è anche un altro tema urgente in Parlamento che rischia di saltare per l'ostruzionismo di parte della maggioranza: il disegno di legge Zan, una legge di civiltà, diritti e tutele che corrisponde a quei valori europei anche recentemente sottoscritti dal presidente Mario Draghi». È noto che la posizione di Vito non coincide per nulla con quella di Forza Italia, che al testo congegnato da Zan è fermamente contraria. Più volte il fondatore Silvio Berlusconi ha detto che il ddl «non aggiunge nulla alle tutele e porta invece con sé un grave rischio: quello di limitare la libertà di opinione». Anche il coordinatore del partito, Antonio Tajani conferma che «il testo della sinistra non contrasta l'omofobia, ma serve soltanto a limitare spazi di libertà». Sul disegno di legge Zan, però, Forza Italia ha deciso di lasciare piena libertà di coscienza ai suoi parlamentari, e Vito non è l'unico a dirsi favorevole: con lui, per esempio, si sono schierate le senatrici Barbara Masini e Gabriella Giammanco. Adesso, però, Vito alza il tiro. E la sua richiesta di porre la fiducia rischia di creare nuovi problemi al governo, anche perché viene presentata appena dieci giorni prima del 3 agosto, data d'inizio del «semestre bianco» che in base alla Costituzione renderà impossibile lo scioglimento delle Camere al presidente uscente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di per sé scatenerà fibrillazioni incontrollabili nella composita maggioranza che sorregge Draghi. La richiesta di porre una questione di fiducia sul ddl Zan, va detto, è particolare anche perché non si tratta di un testo di legge proposto dal governo, bensì di una proposta d'iniziativa parlamentare. MaVito, che dal 1994 è stato ininterrottamente deputato di Forza Italia e nell'ultimo governo Berlusconi è stato ministro per i Rapporti con il Parlamento, sostiene esistano «tanti precedenti di provvedimenti sui quali il governo ha posto la questione di fiducia». E aggiunge che «il governo, non solo per i tanti decreti legge, condivide sempre un po' la responsabilità del buon andamento dei lavori parlamentari. Insomma, due fiducie sono meglio di una».Intanto il ddl Zan, approvato dalla Camera lo scorso 4 novembre (con 263 voti favorevoli del Pd e del Movimento 5 stelle contro 193 contrari del centrodestra, e molte assenze), è praticamente bloccato al Senato, dove naviga in cattive acque. Non tanto perché a fine giugno il Vaticano ha segnalato al governo che il testo violerebbe il Concordato con la Chiesa, quanto perché negli ultimi giorni il centrodestra ha depositato 1.041 emendamenti contrari (700 della Lega, 134 di Forza Italia, 127 di Fratelli d'Italia, 80 dell'Unione di centro), e ha portato dalla sua parte anche Italia viva, il partitino di Matteo Renzi, che ha presentato 4 proposte di modifica. Gli articoli del ddl Zan più sotto attacco sono tre: e cioè il numero 4, che mette a rischio la libertà d'espressione e di fatto attribuisce alla magistratura il compito di stabilire se dichiarazioni e prese di posizione sulla sessualità possano essere «idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti», e il numero 7, che con notevole ossessività lessicale vorrebbe istituire la«Giornata nazionale contro l'omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia». Il centrodestra, in realtà, ha messo nel mirino soprattutto l'articolo numero 1, che in omaggio all'ideologia «gender» vorrebbe introdurre il concetto di «identità di genere»: ovverosia «l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, e indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione». Pochi giorni fa, il segretario del Pd Enrico Letta ha attaccato Matteo Salvini e si è detto «indisponibile ad aprire un dialogo». In realtà, c'è chi sostiene che l'opposizione del centrodestra sia così netta che il Pd e il Movimento 5 stelle starebbero cominciando a pensare di mantenere il riferimento all'identità di genere, eliminando però la definizione contenuta nell'articolo numero 1. Sarebbe una novità importante, anche se una modifica del ddl Zan porterebbe a una sua nuova lettura alla Camera e quindi imporrebbe alla norma un percorso doppiamente rischioso per i suoi sostenitori. L'altra ipotesi che circola è che il Pd possa decidere di presentare in Senato un «ordine del giorno interpretativo», per ammorbidire proprio i punti più contestati del provvedimento. Ma anche questa mossa difficilmente risolverebbe le critiche: se una norma ha bisogno di una «interpretazione autentica» ancor prima di essere approvata, è evidente che contiene elementi di ambiguità a dir poco preoccupanti.