«L’Azerbaigian ha restituito tutti i prigionieri di guerra all’Armenia»

In relazione all'articolo pubblicato sul Vostro quotidiano il 25 marzo 2021 «L'Azerbaigian liberi i prigionieri armeni».

L'Ambasciata della Repubblica dell'Azerbaigian, in linea con quanto dichiarato dal Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell'Azerbaigian in data 23 marzo 2021, sottolinea che l'Azerbaigian ha restituito tutti i prigionieri di guerra armeni all'Armenia, come concordato nella dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020 che ha posto fine agli scontri, dopo la liberazione dei territori azerbaigiani occupati illegalmente dall'Armenia da quasi tre decenni. Si evidenzia che, durante la detenzione, a partire dall'ottobre 2020, ai prigionieri di guerra armeni e ai civili sono state fornite visite regolari da parte di rappresentanti del Comitato internazionale della Croce Rossa e sono state agevolate telefonate e videochiamate con i familiari.

Il governo dell'Armenia ha tentato di confondere il contesto in cui sono stati effettuati nuovi arresti. Dopo la fine del conflitto, l'Armenia ha inviato nel territorio dell'Azerbaigian un gruppo di sabotaggio con l'obiettivo di commettere atti di terrorismo. Tale gruppo si è reso colpevole dell'uccisione di civili e militari azerbaigiani. I membri di tale gruppo sono stati catturati e sono attualmente detenuti in Azerbaigian, ma, in considerazione di quanto esposto, non sono e non possono essere considerati prigionieri di guerra ai sensi del diritto internazionale umanitario e sono responsabili ai sensi del diritto penale della Repubblica dell'Azerbaigian.

I detenuti vengono in ogni caso trattati in conformità con la legge internazionale sui diritti umani e la legge azerbaigiana che difende i loro diritti.

Il governo dell'Azerbaigian invita quanti interessati all'argomento a rivolgere la propria attenzione alle testimonianze dei maltrattamenti dei prigionieri di guerra e dei detenuti civili azerbaigiani da parte dell'Armenia, nonché al fatto che l'Armenia non fornisce nessuna informazione sui migliaia di azerbaigiani dispersi durante la guerra, e il cui destino resta sconosciuto. Ci sono anche numerose prove, incluso materiale video, che mostrano i maltrattamenti dei prigionieri di guerra azerbaigiani da parte delle forze armate dell'Armenia durante le ultime operazioni militari, che sono stati ampiamente diffusi sui social media. Ma il governo dell'Armenia si è rifiutato di indagare su queste accuse.

Un'attenzione particolare meriterebbe anche la questione di sminamento dei territori azerbaigiani liberati. L'Armenia rifiuta ad oggi di consegnare le mappe delle zone minate, quando proprio tale mancanza rappresenta il principale ostacolo al momento per la pacificazione dell'area ed è causa, con continuità, di numerosi morti e feriti tra civili azerbaigiani e operatori coinvolti nei lavori di sminamento stesso. Un appello degli organi di stampa in tal senso sarebbe quanto mai gradito ed appropriato.

Bruxelles: «Chiediamo tolleranza zero sulla corruzione». Lo scandalo agita pure il governo. Matteo Salvini: «I nostri soldi vanno ai criminali?». Guido Crosetto: «Non giudico per due casi». E Antonio Tajani annuncia altri aiuti.

«Mi sembra che stiano emergendo scandali legati alla corruzione, che coinvolgono il governo ucraino, quindi non vorrei che con i soldi dei lavoratori e dei pensionati italiani si andasse ad alimentare ulteriore corruzione»: il leader della Lega, Matteo Salvini, pronuncia queste parole a Napoli a margine di un sopralluogo al porto, a proposito dell’acquisto di ulteriori armamenti dagli Usa da inviare in Ucraina. «La via di soluzione», aggiunge Salvini, «è quella indicata dal Santo Padre e da Trump, ovvero dialogo, mettere intorno a un tavolo Zelensky e Putin e far tacere le armi. Non penso che l’invio di altre armi risolverà il problema e mi sembra che quello che sta accadendo nelle ultime ore, con l’avanzata delle truppe russe, ci dica che è interesse di tutti, in primis dell’Ucraina, fermare la guerra. Pensare che mandare armi significa che l’Ucraina possa riconquistare i terreni perduti è ingenuo quantomeno».

«Basta soldi facili all'Ucraina»
Volodymyr Zelensky
Pronto un altro pacchetto di aiuti, ma la Lega frena: «Prima bisogna fare assoluta chiarezza sugli scandali di corruzione». E persino la Commissione europea adesso ha dubbi: «Rivalutare i fondi a Kiev, Volodymy Zelensky ci deve garantire trasparenza».

I nostri soldi all’Ucraina sono serviti anche per costruire i bagni d’oro dei corrotti nel cerchio magico di Volodymyr Zelensky. E mentre sia l’Ue sia l’Italia, non paghe di aver erogato oltre 187 miliardi la prima e tra i 3 e i 3 miliardi e mezzo la seconda, si ostinano a foraggiare gli alleati con aiuti economici e militari, sorge un interrogativo inquietante: se il denaro occidentale ha contribuito ad arricchire i profittatori di guerra, che fine potrebbero fare le armi che mandiamo alla resistenza?

Ennesima giravolta di Renzi. Fa il supporter dei giornalisti e poi riprova a imbavagliarci
Matteo Renzi (Imagoeconomica)
L’ex premier ci ha accusato di diffamazione ma ha perso anche in Appello: il giudice ha escluso mistificazioni e offese. Il fan della libertà di stampa voleva scucire 2 milioni.

Matteo Renzi è il campione mondiale delle giravolte, il primatista assoluto dei voltafaccia. Nel 2016 voleva la riforma della giustizia che piaceva a Silvio Berlusconi ma, ora che Carlo Nordio ha separato le carriere dei magistrati, pur di far dispetto a Giorgia Meloni fa il tifo per il «No» al referendum. Nel 2018, dopo la sconfitta alle elezioni, provò a restare attaccato alla poltrona di segretario del Pd, dicendo di voler impedire l’alleanza con i 5 stelle, salvo proporre, un anno dopo, un governo con Giuseppe Conte, per poi farlo cadere nel febbraio nel 2021 intestandosi la fine del governo Conte. Quando fu eletta, liquidò Elly Schlein con frasi sprezzanti, definendola un petardo che avrebbe perso pure le condominiali, ma ora abbraccia Elly nella speranza che lo salvi dall’irrilevanza e gli consenta di tornare in Parlamento alle prossime elezioni.

«ll Maestro», la vita a un match point
Pierfrancesco Favino (Ansa)
Mentre il tennis diventa pop, il film di Andrea Di Stefano svela l’altro lato della medaglia. Un ragazzo che diventa adulto tra un coach cialtrone (Pierfrancesco Favino) e un padre invasato.

Ora che abbiamo in Jannik Sinner un campione nel quale possiamo riconoscerci checché ne dicano i rosiconi Schützen e Novak Djokovic, tutti abbiamo anche un figlio o un nipote che vorremmo proiettare ai vertici delle classifiche mondiali. Grazie alle soddisfazioni che regala, il tennis inizia a competere con il calcio come nuovo sport nazionale (giovedì su Rai 1 la nazionale di Rino Gattuso ha totalizzato 5,6 milioni di telespettatori mentre sommando Rai 2 e Sky Sport, il match di Musetti - non di Sinner - contro Alcaraz ha superato i 3,5 milioni). Così, dopo esser stati ct della nazionale ora stiamo diventando tutti coach di tennis. Tuttavia, ne Il Maestro, interpretato dall’ottimo Pierfrancesco Favino, Andrea Di Stefano (erano insieme anche in L’ultima notte di amore) raffredda le illusioni perché non avalla nessuna facile aspirazione di gloria. Anzi.

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