2020-10-16
Conte accusa gli italiani sul virus e va a prendere ordini a Bruxelles
Il premier si è attribuito i pieni poteri, ma non ha combinato nulla e ora ha il coraggio di dire che l'eventuale lockdown a Natale sarà colpa dei cittadini. Ieri il premier è arrivato al Consiglio Ue in contemporanea con la scadenza del documento programmatico di bilancio. Oggi, tornato dal vertice, andrà in Cdm con i diktat ricevuti. Senza alcuna discussione in Aula.Lo speciale contiene due articoli.Il tono è quello del piccolo Napoleone. Per Giuseppe Conte la dovremmo smettere «con le polemiche e i dibattiti». Per affrontare il rialzo dei contagi, è necessario «rispettare le regole restrittive varate dal governo». E il rischio di una seconda chiusura a Natale, dopo quella di Pasqua, «dipenderà molto da come sarà il comportamento di tutta la comunità nazionale». Il ragionamento del capo del governo è molto semplice. Se non ci sarà lockdown, il merito sarà suo e del regime che ha imposto a colpi di dpcm. Se invece arriverà il peggio, la responsabilità ricadrà tutta sul popolo ribelle e sui vicini di casa che non hanno fatto la spia se qualche condomino ha invitato i parenti a cena.Si è fatto dare i pieni poteri, se li fa prorogare ogni tre mesi, ha mano libera per decidere ciò che vuole, governa indisturbato limitando le libertà degli italiani e mettendo il Parlamento nel congelatore, e ora ci viene a dire che se l'esecutivo sarà costretto, naturalmente a malincuore, a recludere di nuovo tutti tra le mura di casa sarà colpa nostra. Ce la siamo voluta. «Non potete pensare che il governo risolva da solo il problema», ha detto il premier l'altro giorno ai giornalisti. Povero Conte, lui ha fatto di tutto: ha inasprito le regole, ha imposto le mascherine; addirittura - sempre per il nostro bene, ovviamente - stava per mandarci la polizia a casa: finora ci aveva pensato soltanto Xi Jinping in Cina. Se davvero fosse inevitabile il secondo lockdown, il capo del governo dovrebbe fare una cosa sola: dare le dimissioni, andare a casa e chiudersi dentro come tutti noi. Invece Conte non lo farà perché dice di non avere colpe. È come quegli odiosi uccelli del malaugurio che predicono catastrofi e concludono il vaticinio funesto con la classica frase da menagramo: «Poi non dite che non ve l'avevo detto». Invece dovrebbe dire altre cose sulle quali preferisce sorvolare. Dovrebbe spiegarci, per esempio, perché ha passato l'estate a discutere sul prezzo delle mascherine a lungo introvabili e sull'acquisto dei banchi a rotelle, di cui molte scuole sono ancora prive. Il lockdown è finito ai primi di maggio, sono passati oltre cinque mesi durante i quali schiere di virologi e infettivologi hanno dipinto scenari apocalittici. Si sapeva che in autunno il virus sarebbe tornato a colpire, tuttavia il governo si è crogiolato al sole estivo scommettendo soltanto sullo stellone italico. Nel resto d'Europa i contagi hanno subito un'impennata, ma da noi Conte si è limitato a distribuire bonus, vietare i licenziamenti (ancora per poco), rendere le mascherine obbligatorie, chiudere i bar alle 21 e vietare i ritrovi di gruppo. Tutto il resto è affar nostro.Nessuno al governo si è preoccupato di facilitare l'acquisto dei vaccini antinfluenzali o le forniture di tamponi e test rapidi: è colpa delle Regioni, ha detto il ministro Roberto Speranza, degno emulo del premier. Ma Conte non aveva i pieni poteri dell'emergenza? Perché non li ha usati per varare un piano nazionale che evitasse alla gente di stare in coda 14 ore per fare un tampone? E perché non ha partorito un'ipotesi per rivedere il sistema dei trasporti pubblici e ridurre gli affollamenti a bordo, visto che l'Italia è un Paese di pendolari che prendono d'assalto treni, bus e metropolitane? Le aziende di trasporto privato hanno dovuto mettere gli autisti in cassa integrazione, come ha ricordato La Verità: ci si poteva accordare con loro in modo da aumentare il numero di pullman per studenti e lavoratori. Invece no. C'erano anche dozzine di scuole non statali che, a causa del calo delle iscrizioni, erano disposte a unire gli sforzi e ospitare gli studenti in sovrannumero degli istituti statali: niente nemmeno su questo fronte.Dei progetti chiesti dall'Europa per ottenere i soldi che dovrebbero farci ripartire non c'è l'ombra. Da Bruxelles ce li chiedono un giorno sì e l'altro pure; adesso Conte non esclude nemmeno il ricorso al famigerato Mes, ma servono idee e programmi precisi che nessuno dei cervelloni di Palazzo Chigi ha ancora abbozzato. Non c'è traccia neppure delle nuove terapie intensive e delle rianimazioni che il governo aveva promesso e che sarebbero dovute diventare la panacea di fronte alla recrudescenza del Covid: gli appalti non sono stati banditi nei tempi dovuti e i posti letto saranno pronti a emergenza conclusa. L'unica novità del governo sul fronte sanitario è che non c'è più il volto triste di Angelo Borrelli a dare i numeri dell'epidemia.In Lombardia viene inquisito il governatore leghista, nel Paese si moltiplicano le denunce a carico dei medici presentate dai familiari di persone decedute. In Francia è stata perquisita la casa del ministro della Salute nell'ambito di un'inchiesta sulla gestione della crisi. Da noi, invece, l'iscrizione di Conte sul registro degli indagati a Bergamo e Trento è «un atto dovuto». E il futuro dipende da «come si comporterà la comunità nazionale»: «Smettiamola di fare polemiche, discorsi astratti, dibattiti», dice il presidente del Consiglio. «C'è bisogno di essere concreti, c'è in gioco la salute». Il prossimo passo sarà trasformare la mascherina in un bavaglio.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lavvocato-si-e-preso-i-pieni-poteri-e-ora-accusa-il-popolo-2648220556.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="conte-va-in-europa-a-prendere-ordini-per-poi-imporli-al-nostro-parlamento" data-post-id="2648220556" data-published-at="1602789025" data-use-pagination="False"> Conte va in Europa a prendere ordini per poi imporli al nostro Parlamento
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)