2024-06-22
«L’autonomia potrà responsabilizzare il Sud»
Nello Musumeci (Imagoeconomica)
Il ministro siciliano Nello Musumeci: «La classe dirigente valorizzerà le peculiarità delle singole Regioni. L’unico divario che abbiamo è quello sulle infrastrutture e la colpa è della sinistra. I Lep? Adesso sembrano fumosi, ma i decreti attuativi li renderanno più corposi».Mentre i governatori dem stanno passando in rassegna, assieme alla segretaria Elly Schlein e a tutto il campo largo, tutti i possibili strumenti per sbarrare la strada al ddl Calderoli dopo la sua approvazione definitiva, autorevoli esponenti meridionali del centrodestra considerano l’arrivo dell’autonomia una sfida che il Sud deve accettare per fare il salto di qualità che l’assistenzialismo del centrosinistra gli ha sempre negato. Tra questi, spicca certamente Nello Musumeci, ministro della Protezione civile e per le Politiche del Mare ed ex-governatore della Sicilia. Un territorio che beneficia di una vasta autonomia accordatagli dallo Statuto speciale e che ora anche le regioni a statuto ordinario potranno reclamare su una serie di materie, se lo vorranno. In Campania e Puglia, paradossalmente, i presidenti Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, hanno dichiarato di essere nettamente contrari alla legge, ma non si limiteranno a non chiederne l’attivazione per i loro territori ma hanno preannunciato di voler lavorare per l’impugnazione della stessa di fronte alla Corte Costituzionale. Contemporaneamente, i partiti di opposizione stanno avviano la campagna per raccogliere le firme per il referendum abrogativo che però, sempre in base alla Costituzione sarebbe un istituto non applicabile a questo provvedimento, poiché collegato alla Legge di Bilancio. A sbrogliare la matassa sarà, verosimilmente, la stessa Consulta, anche se a sinistra non manca chi ha cominciato a tirare per la giacchetta anche su questo fronte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendogli di non promulgare il provvedimento, ipotesi peraltro improbabile. Musumeci, nei giorni scorsi, ha usato parole molto positive per i contenuti del ddl Calderoli, a differenza del suo ex-collega calabrese Roberto Occhiuto, che sta mostrando una certa preoccupazione, pur specificando di non avere intenzione di creare difficoltà politiche al segretario Antonio Tajani. Ministro, lei ha più volte affermato che l’autonomia è un’opportunità per il Sud, che ha la necessità di mettersi in gioco e di competersi con il resto del paese. Quali sono le opportunità che offre l’autonomia al Sud?«Intanto responsabilizzare le classi dirigenti, liberarsi da questa gabbia che si chiama “questione meridionale” e che da 150 anni alimenta fiumi di dibattiti senza approdare mai ad alcun concreto risultato. Occorre responsabilizzare le classi dirigenti, lavorare per un’Italia che possa essere più equa, anche nella sua articolazione territoriale, e mettere ogni Regione nelle condizioni di valorizzare le proprie capacità, le proprie potenzialità».Si parla molto dei Lep, i Livelli essenziali di prestazione che però sembrano ancora un pochettino fumosi, però sono rilevantissimi perché salveranno la coesione del Paese e hanno consentito anche al suo partito e al centrodestra di essere unito nel sostegno a questa legge. Ci sarà da fare un importante lavoro tecnico, e se ne sta occupando una commissione istituita ad hoc. Lei come la vede qui la questione dei Lep?«I Lep oggi sono fumosi? Domani in ogni caso diventeranno corposi, perché la legge prevede che entro due anni bisognerà varare i decreti legislativi, quindi anche in questo caso non vedo problemi concreti».Quindi è fiducioso? Non ci sarà alcun gap tra Nord e Sud...«Se il gap c’è è di natura infrastrutturale e oggi dovremmo anzitutto chiederne conto a un centrosinistra che per 65 anni ha governato l’Italia».Il ministro Calderoli parla di un «tesoretto» di 94 miliardi e di trasferimenti che d’ora in poi dovranno essere gestiti con grande trasparenza, per premiare le regioni più virtuose. Immagino lei sia d’accordo sul fatto di accendere un faro su questo aspetto.«Sono perfettamente d’accordo col collega Calderoli: è risaputo che alcune regioni italiane, ma in generale nel Mezzogiorno, si ha una ridotta capacità progettuale e di spesa. Le porto un esempio che credo sia inconfutabile: dal 1950, dalla istituzione della Cassa per il Mezzogiorno, fino ai fondi strutturali di oggi, l’intervento straordinario ha portato al Meridione un’enorme quantità di risorse, eppure non si è riusciti a creare un solo polo di sviluppo. Quando qualcuno parla di industrializzazione importata dal Nord verso il Sud, io chiedo qual è oggi il risultato di questo tentativo di industrializzare il Mezzogiorno? Se l’esempio è Bagnoli, Io credo che allora abbiamo da rivedere tutto».Sul versante della politica, cosa dice ai suoi colleghi di Forza Italia, in particolare al governatore della Calabria Occhiuto, che sembra tra i più refrattari ad accettare questa legge? Secondo lei è un timore «elettorale» o sono comunque delle preoccupazioni comprensibili?«Io faccio salva la buona fede di ognuno. Il dubbio, le preoccupazioni, per carità, sono stati d’animo e sentimenti assolutamente legittimi. Io credo che nel tempo Occhiuto e gli altri si renderanno conto di come questa legge, fortemente voluta dal Presidente Giorgia Meloni, è importante e chiude un dibattito aperto da oltre 20 anni. Certo, bisogna costruirla giorno dopo giorno, peraltro non è assolutamente detto che lo Stato possa conferire deleghe alle regioni che non dimostrano di essere state virtuose, quindi in ogni momento lo Stato stesso può revocare deleghe, quindi è chiaro che è un esperimento, una fase difficile quella dell’avvio che può suscitare anche preoccupazioni. Abbiamo tutti il dovere, lo dico da Meridionale dell’estremo Sud, di metterci in gioco, di superare questa “sindrome di Calimero”, di pretendere che si debba partire tutti dallo stesso livello, dalla stessa linea, questo sì, e poi la differenza la faranno il fosforo nelle nostre teste e i muscoli nelle nostre braccia e nelle nostre gambe».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)