2021-03-19
L’Ats ferma l’Inter per quattro infetti. Scudetto ridotto a una gara di tamponi
Rinviato il match col Sassuolo nella fase chiave del campionato. Stracciare i protocolli per Juve-Napoli ha creato un caos infinito. Perché non si sono fatti vaccinare tutti a Dubai come Walter Zenga? La domanda sembra paradossale ma vale per l'intera la Serie A e sfugge all'invidia sociale di moda in Italia («Vergogna, i milionari in mutande sì e mio nonno partigiano no»), visto che i calciatori sono lassù nella scala sociale, più avvezzi all'attico che al tinello, più in simbiosi con le Porsche che con le Panda Hybrid. Invece niente, il virus continua a contagiare il campionato, il focolaio Inter va spento, la partita con il Sassuolo è rinviata. E quello che si assegna a fine maggio diventa lo scudetto del tampone.Il mondo del pallone si è dimenticato che il Covid, in contropiede, è più micidiale di Romelu Lukaku ed ora è di nuovo nel pantano. Dopo i dirigenti (Beppe Marotta in primis), Danilo D'Ambrosio e Samir Handanovic, anche Stefan De Vrij e Matias Vecino sono positivi, alla Pinetina si teme il cluster e l'Ats di Milano ha imposto lo stop alla capolista. «Sospensione immediata di qualsiasi attività della squadra per quattro giorni (domenica compresa)», ha deciso l'Agenzia per la tutela della salute. E poi «divieto di giocare la partita di San Siro contro gli emiliani in programma domani, divieto ai nazionali nerazzurri di rispondere alle convocazioni dei loro Paesi e appuntamento a lunedì quando saranno ripetuti i tamponi molecolari a staff tecnico e giocatori». Come per Torino-Sassuolo e Lazio-Torino. Buon weekend e l'ultimo chiuda la porta.Ieri ad Appiano Gentile è stato effettuato un nuovo giro di tamponi e oggi si saprà se il virus ha contagiato altri interisti. La faccenda ha scatenato le dietrologie da social bar sport e c'è chi grida al campionato falsato perché alcune squadre hanno dovuto giocare con cinque contagiati (per esempio il Milan in novembre, il Genoa per due mesi) e altre no. Tutto vero e tutto imbarazzante. Il fantomatico protocollo firmato da governo e federazione nel maggio 2020 è esistito fino a dicembre, poi è evaporato nel nulla per responsabilità del Coni; adesso siamo in presenza di una stagione random, nella quale il calendario è deciso dai dirigenti sanitari e dalle loro sensibilità. Tutto ciò per un fatto specifico, il solito casus belli iniziale, legato a Juventus-Napoli rinviata a ottobre e ancora da giocare. Con sentenza del 22 dicembre, il Collegio di Garanzia del Coni ha deciso di dirimere il contenzioso con una sentenza firmata da Franco Frattini (l'ex ministro degli Esteri) e voluta da Giovanni Malagò nella quale il mondo dello sport di fatto ha abdicato alle sue prerogative a favore del superiore interesse sanitario. Il passaggio decisivo per togliere lo 0-3 ad Aurelio De Laurentiis è chiarissimo: «Il Napoli ha agito senza malafede e in piena coerenza con quanto stabilito dalla normativa vigente. Nessuna responsabilità può essere addebitata alla società in questione». La «normativa vigente» è il rispetto assoluto dei provvedimenti «emessi dalle competenti autorità sanitarie che impongono prescrizioni comportamentali o divieti che rendono impossibile la prestazione dell'obbligato indipendentemente dalla sua volontà». Dalla sentenza in poi ogni decisione delle Asl ha prevalso sugli interessi sportivi. Fino al 22 dicembre era valido il protocollo stilato sui dettami Uefa con sospensione delle attività al decimo contagiato, ma dal 23 dicembre in Italia decidono le Asl. A conferma della discrezionalità, in gennaio l'Ats Milano - la stessa che ha fermato l'Inter - fece giocare Milan-Juventus nonostante quattro calciatori trovati positivi qualche giorno prima (Ante Rebic e Rade Krunic da una parte, Alex Sandro e Juan Cuadrado dall'altra). Allora Roberto Testi, direttore della Asl di Torino, confermò la decisione dei colleghi: «L'Asl interviene nel caso in cui emerga un focolaio che costituisca un problema di sanità pubblica. Ma qui siamo lontani anni luce da una simile situazione». Le squadre rimasero nella bolla, palla al centro. Qui il contrario.Il Sassuolo ha comunicato che intende rispettare l'imposizione. L'Inter non può fare diversamente anche se, con 9 punti di vantaggio e il vento in poppa, avrebbe ovviamente preferito giocare (senza Handanovic vinse il derby in rimonta a inizio 2020 nonostante le incertezze di Daniele Padelli). La gara potrebbe essere recuperata il 7 aprile in contemporanea con Juventus-Napoli. Sul piede di guerra le federazioni dei nazionali interisti. La Croazia ha comunicato che «farà di tutto per avere Marcelo Brozovic e Ivan Perisic per le partite di qualificazione ai mondiali». La polemica galoppa e la Lega potrebbe in teoria impugnare la decisione dell'Ats. Lo spiega l'avvocato Roberto Afeltra, esperto di diritto sportivo: «È un provvedimento emesso in eccesso di potere, un'entrata a piedi uniti nelle norme della federcalcio. L'Inter ha diritto di far fare i tamponi ai giocatori e, se ne ha meno di 10 positivi, ha il diritto di giocare. La Lega dovrebbe fare ricorso al Tar». Di parere opposto la virostar Massimo Galli (peraltro interista): «Quando si sospetta l'esistenza di un focolaio è giusto sospendere le partite, non vedo perché si debba andare a cercare un guaio e fare dietrologie. In un gruppo di persone che hanno contatti in allenamento senza mascherina bloccare tutto è il minimo».Poiché il Sassuolo non partirà per Milano, non dovrebbe andare in scena la pantomima dello 0-3 che vale una notte, con cascami legali com'è accaduto per Lazio-Torino. Di scontato non c'è nulla. Il ricorso a un tribunale è pur sempre il secondo sport nazionale dopo il calcio.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.