2019-09-17
L’assedio degli «sbarchi fantasma». Solo a settembre 220 arrivi dall’Egeo
Intensificano i viaggi gli inafferabili (e ricchissimi) trafficanti di uomini che controllano i flussi illegali diretti in Calabria dall'Asia meridionale. Scafista racconta: «Io reclutato dopo un annuncio sul giornale».Programmati, silenziosi, continui. Così sono i cosiddetti sbarchi «fantasma». Un enorme flusso migratorio che resta fuori dai riflettori e che consente a migliaia di extracomunitari di entrare clandestinamente in Italia. Questo traffico illegale di essere umani utilizza di norma imbarcazioni di una certa qualità, che, quindi, non danno molto all'occhio, ma che sono in grado di nascondere «carichi» di 50 o 60 persone. Gli immigrati trasportati sono in maggioranza curdi, pakistani, iraniani o provenienti da altri Paesi asiatici, come la Siria. Sulla costa ionica calabrese negli ultimi mesi gli sbarchi di questo tipo si sono susseguiti, garantendo l'ingresso in Italia di circa 700 clandestini. Solo all'inizio di settembre (proprio nei giorni in cui si insediava il nuovo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese) sono giunti in Calabria 220 asiatici a bordo di tre distinte imbarcazioni. Ma il dato numerico degli arrivi sale, se si considera che diversi viaggi si concludono «bene» per gli scafisti (il più delle volte di origine ucraina), vale a dire senza che le autorità italiane si accorgano dello sbarco.In barca a velaSi tratta di un flusso migratorio con cifre paragonabili agli sbarchi che si registrano in Sicilia con l'aiuto delle Ong. Solo che la tratta asiatica garantisce maggiori guadagni per gli scafisti e per l'organizzazione che dirige il traffico di migranti. I viaggi in mare cominciano quasi sempre dallo stesso punto del mar Egeo, in Turchia, e terminano in determinati punti sulla ionica costa calabrese. Approdi prediletti sono il litorale di Crotone e la spiaggia di Roccella Ionica (Reggio Calabria). Tre giorni fa, proprio a Roccella, l'ultimo sbarco di 70 cittadini di nazionalità iraniana, tutti a bordo di una barca a vela. Dietro questo traffico di esseri umani le Procure interessate sospettano che si celi una vera e propria organizzazione malavitosa transnazionale. Nel periodo in cui l'Italia ha ben deciso di rafforzare i controlli attraverso il Canale di Sicilia, gli «sbarchi fantasma», parcellizzati ma sempre più frequenti, sono diventati per i trafficanti di esseri umani la soluzione migliorie e più sicura per continuare a consentire l'ingresso irregolare di extracomunitari nel nostro territorio.Ogni tanto accade che alcuni scafisti di queste rotte vengano arrestati e interrogati. I loro racconti confermano l'esistenza di gruppi criminali capaci di organizzare ogni minimo dettaglio. «Siamo arrivati nelle acque territoriali italiane verso le 7 del mattino», ha detto uno degli scafisti dinanzi agli investigatori, «e ci siamo attardati sino alle 21 per sbarcare nei pressi del fiume Neto (vicino Crotone, ndr) su una barca a vela monoalbero con bandiera greca. Abbiamo fatto scendere i cittadini extracomunitari di varie nazionalità sulla spiaggia, trasbordandoli prima su un piccolo “tender" in dotazione all'unità». Paga di 2.600 euroLo stesso scafista, residente in Ucraina, racconta poi una circostanza molto curiosa: «Ho messo un annuncio sul giornale ucraino, chiedendo lavori ben pagati, e sono stato contattato telefonicamente da una persona. Mi ha proposto, per una paga di 2.600 euro, di effettuare un viaggio in barca, senza entrare nei particolari». Lo scafista prosegue la sua testimonianza, raccontando l'inizio del suo viaggio. «Sono partito assieme ad altre due persone di equipaggio da una città fluviale dell'Ucraina, dove una persona mi ha fornito i documenti e le chiavi della barca. Dal fiume abbiamo raggiunto il mare e ci siamo avviati verso la Turchia. Raggiunta la Turchia abbiamo sostato nei porti di Cannakkale e Babakale. In quest'ultimo porto abbiamo fatto salire le persone. Il viaggio è durato 5 giorni di navigazione ininterrotta… Per il viaggio mi sono stati versati attraverso la Ptt (poste di Cannakkale) 140 euro in lire turche in acconto, di cui ho conservato la ricevuta e non ho ricevuto altre somme dai migranti».La magistratura inquirente calabrese ha aperto più di un filone investigativo per cercare di venire a capo di questo traffico clandestino di extracomunitari. Ma dal momento che il tragitto incriminato coinvolge diverse nazioni non è semplice riuscire a individuare la regia dietro a tale business. Per di più, talvolta Paesi come Ucraina, Turchia e Albania non collaborano come dovrebbero, e così mettere fine al flusso «fantasma» di migranti diventa un'impresa praticamente impossibile.Le Procure fanno quello che possono, ma di fronte a certe «difficoltà» diplomatiche dovrebbe intervenire con maggiore fermezza il governo nazionale e il ministero dell'Interno, non solo nell'interesse degli italiani, ma anche nell'interesse degli immigrati, costretti a pagare chissà quanto per affrontare il lungo viaggio dai Paesi di origine all'Italia. Chi arriva dal Pakistan, dall'Iran o dalla Siria paga ai trafficanti una somma molto più alta rispetto a quelle pretese dagli scafisti libici o tunisini.Il fenomeno degli «sbarchi fantasma» sta notevolmente aumentando non solo in Calabria, ma anche in altre regioni del Meridione, come Puglia e Sicilia. Mentre le istituzioni sembrano sottovalutare il problema.
Jose Mourinho (Getty Images)