
Il diplomatico è appena giunto a Berlino. Richard Grenell ha avvertito che il suo Paese è molto preoccupato per l'influenza russa e soprattutto per progetto North Stream 2, il raddoppio delle pipeline già esistenti. Il fatto che Vladimir Putin, all'inaugurazione del suo nuovo mandato da presidente della Federazione Russa, abbia voluto in prima fila l'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroder è una mossa che politicamente porterà alla Germania delle spiacevoli conseguenze. Angela Merkel e Schroder appartengono a mondi diversi. Il secondo è stato nominato alla presidenza del gasdotto North Stream di proprietà della Gazprom a compenso dei favori politici fatti alla Russia negli anni del suo governo: è stato utilizzato dal Cremlino per mandare un messaggio agli Stati Uniti d'America. Putin ha voluto rimarcare che è pronto a collaborare con il motore trainante dell'Europa e conseguentemente minare l'Alleanza Atlantica qualora gli Usa dovessero continuare a isolare la Russia. In un periodo in cui i rapporti tra Washington e Berlino non sono dei migliori la mossa non è passata sottotraccia e la reazione americana è arrivata a stretto giro di posta.Il nuovo ambasciatore degli Stati Uniti a Berlino Richard Grenell ha avvertito che il suo Paese è molto preoccupato per l'influenza russa in Germania e soprattutto per progetto North Stream 2 ovvero del raddoppio di quello già esistente. Fin dall'unificazione della Germania uno delle grandi paure geopolitiche del mondo Occidentale è sempre stata quella che Berlino si alleasse con Mosca. La germanicità della zarina Caterina la Grande, la vicinanza di Bismarck all'Impero Russo e gli accordi Molotov – von Ribbentrop non hanno fatto che avvallare tali paure nel corso dei secoli. Il North Stream 2 farebbe della Germania il maggiore centro di distribuzione del gas europeo, ma soprattutto fisserebbe la presenza nel cuore del Vecchio Continente degli interessi russi sul lungo periodo proprio quando l'Unione persegue, sostenuta dagli Usa, una politica di diversificazione delle fonti energetiche in modo da affrancarsi dalla dipendenza da Mosca. A sfavore del progetto di ampliamento del gasdotto sotto il mare Baltico giocano diversi fattori: la mancanza di stima della Merkel da parte di Donald Trump, il desiderio dell'amministrazione americana di tarpare le ali allo strapotere economico tedesco in Europa in modo da evitare una potenziale egemonia politica interna all'Unione, il lamentarsi continuo della Polonia – alleato fidatissimo – nei palazzi di Washington per il fatto di trovarsi nuovamente isolata nella morsa geoeconomica tra Berlino e Mosca ed il fatto che l'Ucraina in questo modo perda il potere di controllo sui passaggi degli idrocarburi.Si comprende pertanto come la presenza in prima fila di Schroder al giuramento di Putin sia stata una mossa pregna di significati a cui gli Usa non hanno potuto soprassedere e nei prossimi mesi quasi certamente utilizzeranno tutti i mezzi a loro disposizione non solo per favorire ulteriormente i progetti di impianti di rigassificazione intorno alle coste europee, ma soprattutto per premere attraverso il Consiglio Eu-Usa per l'energia affinché Bruxelles tenti di ostacolare la Merkel sul progetto Nord Stream 2. In tal senso non stupisce che Margrethe Vestager, commissario europeo alla Concorrenza, abbia già anticipato alcune future posizioni della Commissione criticando il progetto. «Abbiamo la strategia comune di attingere la nostra energia da più fonti, e non di affidarci così tanto alla Russia», ha dichiarato ad un giornale tedesco.
Zohran Mamdani (Ansa)
Il pro Pal Mamdani vuole alzare le tasse per congelare sfratti e affitti, rendere gratuiti i mezzi pubblici, gestire i prezzi degli alimentari. Per i nostri capetti progressisti a caccia di un vero leader è un modello.
La sinistra ha un nuovo leader. Si chiama Zohran Mamdani e, anche se non parla una sola parola d’italiano, i compagni lo considerano il nuovo faro del progressismo nazionale. Prima di lui a dire il vero ci sono stati Bill Clinton, Tony Blair, José Luis Rodriguez Zapatero, Luis Inàcio Lula da Silva, Barack Obama e perfino Emmanuel Macron, ovvero la crème della sinistra globale, tutti presi a modello per risollevare le sorti del Pd e dei suoi alleati con prime, seconde e anche terze vie. Adesso, passati di moda i predecessori dell’internazionale socialista, è il turno del trentaquattrenne Mamdani.
Antonio Forlini, presidente di UnaItalia, spiega il successo delle carni bianche, le più consumate nel nostro Paese
Ursula von der Leyen (Ansa)
Sì al taglio del 90% della CO2 entro il 2040. Sola concessione: tra due anni se ne riparla.
L’Europa somiglia molto al gattopardo. Anzi, a un gattopardino: cambiare poco perché non cambi nulla. Invece di prendere atto, una volta per tutte, che le industrie europee non riescono a reggere l’impatto del Green deal e, quindi, cambiare direzione, fanno mille acrobazie che non cambiano la sostanza. Per carità: nessuno mette in dubbio la necessità di interventi nell’ambiente ma, fatti in questo modo, ci porteranno a sbattere contro un muro come abbiamo già ampiamente fatto in questi anni.
Ansa
L’aggressore di Milano aveva avuto il via libera dal Tribunale di Brescia nel 2024.
È la domanda che pesa più di ogni coltellata: come è stato possibile che, nel dicembre 2024, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia - competente anche per Bergamo - abbia dichiarato «non più socialmente pericoloso» Vincenzo Lanni, l’uomo che lunedì mattina, in piazza Gae Aulenti, ha colpito una donna sconosciuta con la stessa freddezza di dieci anni fa? «La cosa che mi ha più colpito», spiega Cinzia Pezzotta, ex avvocato di Lanni, alla Verità, «è che abbia ripetuto le stesse parole di quando aveva aggredito due anziani nell’estate del 2015. Anche allora si era subito accertato che stessero bene, come adesso».






