2024-01-23
L’asse Roma-Parigi-Berlino in pressing su Bruxelles per la missione anti Huthi
Italia, Francia e Germania hanno presentato alle autorità europee «Aspides», un’operazione navale per proteggere i mercantili che transitano per il Mar Rosso.«Stiamo proponendo assieme a Francia e Germania una missione che possa garantire la sicurezza del traffico marittimo»: parole del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ieri a Bruxelles, a margine del Consiglio europeo Affari esteri, ha annunciato che Roma, Parigi e Berlino sono d’accordo sulla necessità di una missione europea a protezione delle navi mercantili che transitano nel Mar Rosso dirette verso il canale di Suez. Nelle ultime settimane, ricordiamolo, sono stati numerosi gli attacchi verso navi commerciali lanciati dagli Huthi, milizia armata sciita che, sotto la protezione dell’Iran, controlla gran parte dello Yemen, a partire dalla capitale Sana’a. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno lanciato diversi attacchi verso le basi di lancio in Yemen. Ieri sera gli Huthi hanno comunicato di aver attaccato con missili un’altra nave mercantile americana, la Ocean Jazz, nel Golfo di Aden. Usa e Uk stanno conducendo contro gli Huthi l’operazione «Prosperity Guardian», alla quale l’Italia non si è accodata, probabilmente a causa di una potenzialità missilistica ben inferiore a quella di Washington e Londra. Alla missione Ue «Aspides», a quanto apprende La Verità, l’Italia dovrebbe partecipare con una Fregata europea multi missione (Fremm), mentre la Martinengo, già operante in zona, dal prossimo 8 febbraio sarà al comando di un’altra operazione europea, Atalanta. «L’export rappresenta il 40% circa del nostro prodotto interno lordo», ha spiegato ancora Tajani, «non possiamo permettere che a causa delle aggressioni dei ribelli Huthi sia minacciata una parte importante della nostra economia. La nostra Marina militare sta già agendo per difendere i nostri mercantili, ma serve una nuova missione europea. Nella nostra proposta rimarrebbe anche la missione Atalanta, che la Spagna non vuole abbia altri compiti, quindi da Hormuz al Mar Rosso ci sarebbe una tutela dei mercantili con un sistema di difesa che a mio giudizio deve essere forte, quindi in grado di abbattere droni e missili lanciati dagli Huthi. La missione europea», ha precisato Tajani, «non credo che preveda attacchi in territorio yemenita perché non è mai successo, ma ci sarà una protezione militare molto forte. Non facciamo la guerra a nessuno, ma difendere le nostre navi è un dovere della Repubblica e del governo. È giusto che il Parlamento sia informato, ma la missione militare è già stata autorizzata, si tratta di quella dello stretto di Hormuz». «Abbiamo concordato in linea di principio di stabilire le operazioni di sicurezza marittima dell’Ue e di discutere le varie opzioni di queste missioni che hanno proposto gli Stati membri», ha detto l’alto rappresentate Ue per la politica estera, Josep Borrell, «ora dobbiamo procedere verso l’unanimità per vedere quando potremo stabilire questa missione».Gli attacchi degli Huthi hanno un riflesso immediato sull’economia internazionale non solo e non tanto per le imbarcazioni colpite, ma perché hanno spinto i colossi del trasporto marittimo internazionale a stare alla larga dal Mar Rosso e a circumnavigare l’Africa, col risultato che ogni spedizione impiega 10 giorni in più per giungere a destinazione, con relativa lievitazione dei costi. Gli Huthi, oltretutto, lasciano navigare tranquillamente le navi russe e cinesi, il che dice molto su come va inquadrata questa guerra commerciale nel quadro generale geopolitico attuale. Secondo uno studio dell’Istituto per gli studi di politica Internazionale, a causa degli attacchi Huthi nel Mar Rosso, i costi di trasporto di un container «tipico» da Shanghai a Genova in un mese e mezzo sono aumentati del 350% e nei principali porti italiani i traffici commerciali si sono ridotti di più del 20%. Il passaggio di gas naturale liquefatto dal Qatar attraverso Suez è crollato, e a gennaio l’Ispi stima che l’Italia potrebbe vedere una riduzione delle consegne di gas qatarino del 70% rispetto alla media del 2023 e che gli attuali maggiori costi di trasporto dal Mar Rosso potrebbero far aumentare i prezzi generali in Europa dell’1,8% entro 12 mesi. Per Coldiretti, la crisi nel Mar Rosso rischia di ostacolare le importazioni dall’Asia di fertilizzanti per un valore di circa 200 milioni nel 2023 con un preoccupante impatto sui costi di produzione delle imprese agricole. «I porti italiani», ha avvertito al Gr Parlamento Il segretario generale della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, Otello Gregorini, «stanno avendo un calo giorno dopo giorno del traffico di merci. Rischiamo di ritrovarci di fronte a una seconda crisi dei materiali, come avvenuto durante la pandemia». Proteggere il traffico mercantile attraverso Suez, in sostanza, vuol dire evitare una batosta per imprese e famiglie. La missione navale Ue nel Mar Rosso, ha detto a Quarta Repubblica il premier Giorgia Meloni, «è prevalentemente di politica di difesa. Da lì transita il 15% del commercio mondiale, impedire il passaggio dei prodotti significa un aumento dei prezzi spropositato, non possiamo accettare la minaccia degli Huthi nel Mar Rosso. L’Italia ha sempre sostenuto la difesa della libertà di navigazione», ha aggiunto la Meloni, «lo facciamo nell’ambito delle nostre normative».
Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)
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C’è anche un pezzo d’Italia — e precisamente di Quarrata, nel cuore della Toscana — dietro la storica firma dell’accordo di pace per Gaza, siglato a Sharm el-Sheikh alla presenza del presidente statunitense Donald Trump, del presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, del turco Recep Tayyip Erdogan e dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad al-Thani. I leader mondiali, riuniti per «un’alba storica di un nuovo Medio Oriente», come l’ha definita lo stesso Trump, hanno sottoscritto l’intesa in un luogo simbolo della diplomazia internazionale: il Conference Center di Sharm, allestito interamente da Formitalia, eccellenza del Made in Italy guidata da Gianni e Lorenzo David Overi, oggi affiancati dal figlio Duccio.
L’azienda, riconosciuta da anni come uno dei marchi più prestigiosi dell’arredo italiano di alta gamma, è fornitrice ufficiale della struttura dal 2018, quando ha realizzato anche l’intero allestimento per la COP27. Oggi, gli arredi realizzati nei laboratori toscani e inviati da oltre cento container hanno fatto da cornice alla firma che ha segnato la fine di due anni di guerra e di sofferenza nella Striscia di Gaza.
«Tutto quello che si vede in quelle immagini – scrivanie, poltrone, arredi, pelle – è stato progettato e realizzato da noi», racconta Lorenzo David Overi, con l’orgoglio di chi ha portato la manifattura italiana in una delle sedi più blindate e tecnologiche del Medio Oriente. «È stato un lavoro enorme, durato oltre un anno. Abbiamo curato ogni dettaglio, dai materiali alle proporzioni delle sedute, persino pensando alle diverse stature dei leader presenti. Un lavoro sartoriale in tutto e per tutto».
Gli arredi sono partiti dalla sede di Quarrata e dai magazzini di Milano, dove il gruppo ha recentemente inaugurato un nuovo showroom di fronte a Rho Fiera. «La committenza è governativa, diretta. Aver fornito il centro che ha ospitato la COP27 e oggi anche il vertice di pace è motivo di grande orgoglio», spiega ancora Overi, «È come essere stati, nel nostro piccolo, parte di un momento storico. Quelle scrivanie e quelle poltrone hanno visto seduti i protagonisti di un accordo che il mondo attendeva da anni».
Dietro ogni linea, ogni cucitura e ogni finitura lucidata a mano, si riconosce la firma del design italiano, capace di unire eleganza, funzionalità e rappresentanza. Non solo estetica, ma identità culturale trasformata in linguaggio universale. «Il marchio Formitalia era visibile in molte sale e ripreso dalle telecamere internazionali. È stata una vetrina straordinaria», aggiunge Overi, «e anche un riconoscimento al valore del nostro lavoro, fatto di precisione e passione».
Il Conference Center di Sharm el-Sheikh, un complesso da oltre 10.000 metri quadrati, è oggi un punto di riferimento per la diplomazia mondiale. Qui, tra le luci calde del deserto e l’azzurro del Mar Rosso, l’Italia del saper fare ha dato forma e materia a un simbolo di pace.
E se il mondo ha applaudito alla firma dell’accordo, in Toscana qualcuno ha sorriso con un orgoglio diverso, consapevole che, anche questa volta, il design italiano era seduto al tavolo della storia.
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