2019-10-03
L’asse giallorosso a Roma c’è da anni: produce rifiuti ed emergenza sanità
Allarme dell'Ordine dei medici. Virginia Raggi accusa di sabotaggio Nicola Zingaretti per gli inceneritori. Ma Beppe Grillo e Luigi Di Maio sono con lui.Cassia, Monteverde, Aurelio, Tiburtino. Sono solo i nomi di alcuni dei quartieri di Roma alle prese con montagne di rifiuti. Ci vorrebbero davvero le funivie promesse da Virginia Raggi entro il 2021 per passare sopra i cassonetti strabordanti e non sentire la puzza dei rifiuti. Ma le teleferiche non vanno messe solo a Roma Ovest, come dai piani del Campidoglio, perché ormai è tutta la città che rischia di soffocare nella solita «emergenza» spazzatura. Tanto che ieri l'Ordine dei medici ha avvertito: «Qui si rischia l'emergenza sanitaria», che vuol dire contaminazioni, malattie e tutto il resto. Ma intanto, con la sindaca grillina e il presidente del Lazio piddino, Nicola Zingaretti, che si rimpallano le responsabilità, si può ben dire che lo scandalo di Rumenta Capitale, dal punto di vista politico, sia il primo capolavoro della nuova alleanza giallorossa. Addirittura profetico, visto che i due combinano guai da prima del Conte bis.Davvero incredibile, l'uso del termine «emergenza». I quotidiani locali, esattamente un mese fa, parlavano di «stato di semi-emergenza». Oggi siamo in «emergenza», ma come l'anno scorso, e poi come due estati fa e poi come quando arrestarono Manlio Cerroni, il ras delle discariche romane che dai tempi della Dc di Giulio Andreotti e del Pci-Pds ha sempre risolto il problema dell'immondizia. Malagrotta con i suoi miasmi è chiusa da sette anni, più che altro grazie all'Europa visto che la politica locale non ha mai sfiorato i signori delle discariche laziali, ma sono sette anni che a Roma «è emergenza». Martedì la Raggi ha veduto bene di far secco il settimo cda dell'Ama in soli tre anni, tra mille sospetti di un piano segreto per privatizzare quel che resterà del baraccone, e ieri l'Ordine dei medici è sceso in campo: «Occorre evitare che in breve tempo si creino nella Capitale d'Italia cumuli di immondizia in ogni strada, nei pressi di scuole, ospedali, luoghi pubblici e che un simile degrado diventi attrattivo per gli animali. Non c'è tempo da perdere». Antonio Magi e Pierluigi Bartoletti, presidente e vicepresidente dell'Ordine provinciale dei camici bianchi, hanno ricordato che «la raccolta dei rifiuti di Roma si regge, e male, su un fragilissimo equilibrio basato principalmente sulla buona volontà delle Regioni vicine ad accogliere, seppur a caro prezzo, i nostri residui. Non c'è spazio per improvvisi blackout del ciclo di raccolta e smaltimento».Quello che in nessun'altra capitale d'Europa appare un problema, ovvero differenziare, raccogliere e smaltire i rifiuti, a Roma è una parete di quarto grado. L'allarme sanitario è scattato anche perché fino al 15 ottobre è in vigore l'ordinanza regionale che obbliga l'Ama a svuotare i cassonetti. Sì, perché a Roma anche l'ovvio esige un atto straordinario e la Raggi è nelle mani dell'odiato Zingaretti, che non vuole fare inceneritori nuovi e che la sindaca non a caso accusa da sempre di sabotaggio. Ma il paradosso si completa con il fatto che in realtà, al di là della lunga melina di Zingaretti, che da tre anni pare divertirsi a rosolare a fuoco lento il M5s, anche Beppe Grillo la pensa come il presidente del Lazio ed è contrario al nuovo inceneritore. E nelle ultime settimane è venuto fuori che anche Luigi Di Maio, che non ricandiderebbe la Raggi neppure sotto tortura, la pensa come il comico genovese. Insomma, la sindaca è davvero isolata, lei e i suoi cassonetti stracolmi. Di fronte a un capolavoro del genere, del quale ci sarebbe da ridere se i romani non pagassero le tasse locali più alte d'Italia per avere anche le strade zozze, impossibile non vedere un presagio un po' sinistro per la nazione intera. L'interazione M5s-Pd sulla spazzatura di Roma è stata finora disastrosa, i rifiuti vengono mandati alle Regioni vicine a carissimo prezzo, e quelli che vengono smaltiti dal Lazio sono appunto appesi alla volontà di Zingaretti stesso. Che cosa succederà dopo il 15 ottobre? Il governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte, il cui ministro dell'Ambiente, Sergio Costa (M5s) tanto per cambiare la pensa come Grillo e Zingaretti sugli inceneritori, costringerà Campidoglio e Regione a trovare un accordo in nome di superiori equilibri politici nazionali? Intanto all'Ama, dove il problema formale sarebbero quei 18 milioni di crediti che il Comune non vuole riconoscere, atterra per volontà della sindaca Stefano Zaghis, attivista del Movimento che, come portavoce, seguiva la campagna elettorale dell'ex presidente del consiglio comunale, Marcello De Vito, agli arresti domiciliari per lo scandalo del nuovo stadio. Le competenze di Zaghis sul ciclo dei rifiuti sono per ora ignote, ma tanto si sa che la politica guarda all'Ama più che altro come a un serbatoio di voti. Il Pd romano ha chiesto le dimissioni della Raggi e la Lega presenterà una mozione di sfiducia, dopo l'ultimo ribaltone alla municipalizzata. Al netto dei danneggiamenti dolosi subiti da alcuni impianti, segno che la nuova amministrazione ha comunque rotto qualche uovo nel paniere, restano disarmanti le parole della Donna Virginia: «Alcuni impianti non sono funzionanti, non solo fuori da Roma, e non lo saranno neanche tra 14 giorni e quindi è evidente che abbiamo bisogno di più tempo per mettere in sicurezza la città. Per questo ho espresso forte preoccupazione». Il pallino è quindi in mano a Zingaretti, che come segretario del Pd ha anche in mano le chiavi del governo con i grillini e può decidere di usarle per qualcosa che lascerebbe il segno: svuotare i cassonetti di Roma.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
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