Il Paese è la porta per accedere all'Unione euroasiatica senza dazi, ma finora l'Italia è stata poco presente. Isidoro Lucciola (Anif): «Interessanti fiori, tecnologia e finanza»
Il Paese è la porta per accedere all'Unione euroasiatica senza dazi, ma finora l'Italia è stata poco presente. Isidoro Lucciola (Anif): «Interessanti fiori, tecnologia e finanza»Ha fatto notizia nel complesso mondo obbligazionario - dove il rendimento medio per i titoli di Stato europei decennali attuale è dello 0,2% - il collocamento da 750 milioni di euro di un'obbligazione governativa dell'Armenia con scadenza analoga (2031) e rendimento vicino al 4% annuo. Per il Paese caucasico senza sbocchi sul mare incastonato fra Turchia, Georgia, Azerbaigian e Iran, il momento economico è difficile e aggravato dalla pandemia che nella capitale Erevan (dove vive quasi un terzo della popolazione complessiva pari a poco più di 3 milioni di abitanti) ha avuto un impatto comunque contenuto rispetto all'Italia (107 decessi per 100.000 abitanti contro i nostri 158). Il ministro del Tesoro si è visto quasi costretto a collocare questa obbligazione per fronteggiare i costi della pandemia, ma anche per trovare i fondi necessari per ripianare i danni provocati dalla breve guerra con l'Azerbaigian per l'area del Nagorno-Karabakh.In Armenia, però, esistono diverse opportunità e molti investitori si stanno affacciando sul mercato. «Noi abbiamo in fase di attuazione un importante progetto con la Mazda che sta costruendo un impianto fotovoltaico da 400 megawatt investendo 320 milioni di euro. Si tratta di un progetto che si dividerà in due fasi da 200 megawatt l'una», spiega alla Verità Isidoro Lucciola, consigliere di amministrazione dell'Armenian national interests fund. «L'Anif ha il 15% dell'azionariato di questa società e l'impianto sarà operativo nel 2023 e inizierà a vendere l'energia elettrica all'Enel armena», spiega. «Poi ci sono altri progetti in valutazione, tra cui un investimento estero nel settore delle case prefabbricate. Senza considerare che un altro segmento in cui cerchiamo nuovi investitori è quello del tessile. Importanti brand internazionali come MaxMara, Moncler, Peuterey, Dolce&Gabbana, Dainese, ad esempio, utilizzano prodotti “made in Armenia", competitivi per qualità e costi di produzioni rispetto ad altri Paesi», continua. «Ci sono anche opportunità di investimento nel calzaturiero e nel mondo dell'impacchettamento del cibo. L'Armenia, visto il clima, è anche un luogo ideale per il mercato dei fiori. Compete pure nel settore della cosmetica e in quello farmaceutico. Poi c'è la storica produzione di liquori. D'altronde Winston Churchill beveva brandy armeni», dice. «Poi c'è tutto il tema della ristrutturazione della rete elettrica ad alta tensione che potrebbe essere interessante per aziende come Terna. Va aggiunto che c'è anche un settore finanziario molto sviluppato, fattore che ha portato tante banche internazionali nel Paese, come Hsbc. Tra quelle italiane non c'è ancora nessuno. Potrebbe dunque diventare un hub per il risparmio gestito della regione asiatica. Il Paese, poi, è interessante non solo come polo produttivo ma anche come polo della logistica, considerato che tramite l'Armenia si può accedere a un mercato unico di oltre 200 milioni di persone, a partire dalla Russia, senza tariffe doganali: l'Unione euroasiatica. Del resto, quello armeno è un mercato caratterizzato da una storica stabilità».L'Armenia, insomma, è in grande crescita e le opportunità non mancano. «C'è poi il tema della privatizzazione del trattamento dei rifiuti. Un'occasione che sarebbe interessante per una azienda italiana. Al momento, però, quelli più proattivi sono i francesi». Altri fattori di competitività? «Per gli investitori finali le opportunità per chi porta in Armenia il proprio business vengono da una tassazione bassa e dalla facilità nell'ottenere autorizzazioni e forza lavoro qualificata. Le delocalizzazioni che un tempo si facevano in altri Paesi oggi converrebbe farle in Armenia, mercato trasparente e aperto a investitori esteri. Manca poi nella regione una chiara eccellenza sanitaria e anche questo potrebbe essere interessante per una società che volesse aprire un polo in loco», conclude Lucciola. A ogni modo, l'information technology è uno dei punti di forza del Paese, che ha ottimi contatti con la Silicon Valley e il Mit (Massachusetts institute of technology). Per questo motivo può vantare un ottimo capitale umano (ci sono 15.490 persone che operano nel settore con una crescita del 24,4% solo nel 2020) e a Erevan ha sede il Tumo center for creative technologies, un centro di educazione alla creatività digitale per i giovani che è un fiore all'occhiello del Paese.«La presenza italiana è limitata dal punto di vista imprenditoriale in Armenia, ma esistono diversi progetti e vi è una grande passione per tutto ciò è che è italiano» aggiunge Gianluca Marcianò, direttore di orchestra internazionale e punto di riferimento della comunità tricolore in Armenia. «Internet è ovunque e tutto è sempre più digitalizzato», spiega Marcianò, «e il mercato immobiliare sta crescendo molto e presenta buone opportunità. Va ricordato, del resto, che la diaspora armena dopo il 1915 è stata fortissima e questo significa che gli armeni nel mondo oggi sono oltre quattro volte quelli residenti in patria. E questo si traduce in ricche rimesse e in uno spirito molto aperto alla contaminazione e all'innovazione».
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