2025-07-31
Sileoni: «Messina ha ragione sul risiko: è il Far West delle banche italiane»
Lando Maria Sileoni (Imagoeconomica)
Il segretario della Fabi: «Manca un’istituzione che indirizzi la prevenzione politico-finanziaria».«Risiko Far West all’italiana? Condivido pienamente»: Lando Maria Sileoni, presidente dalla Fabi, il sindacato dei bancari, sposa la linea dell’ad di Intesa, Carlo Messina, sulle mosse che da mesi agitano la finanza italiana. «Messina ha una visione molto attenta e molto intelligente», ha sottolineato. «La spiegazione l’ha data lui stesso al nostro ultimo Consiglio nazionale. Le operazioni straordinarie nascono perché c’è molta disponibilità economica nei gruppi bancari e quindi non sapendo dove mettere questi soldi si sono scatenate queste guerre», ha spiegato, «L’altro aspetto è che manca un’istituzione che dovrebbe, non a colpi di golden power, ma a colpi di prevenzione politico-finanziaria, indirizzare il settore senza trasformarlo in questo Far West». Un chiaro riferimento all’offerta di Unicredit su Banco Bpm, che dopo una serie di ricorsi contro le condizioni poste dal governo è stata ritirata.A questo proposito, Sileoni ha ricordato: «Il golden power non è uno strumento solo italiano, esiste anche in altri Paesi. Ma non dovrebbe mai essere necessario se ci fosse un regolatore nazionale o europeo in grado di intervenire per tempo». Poi ha aggiunto: «Quando un gruppo bancario punta un altro, la Bce viene informata preventivamente. Se non si esprime, il silenzio viene inteso come via libera. Ma è proprio lì che dovrebbe intervenire l’Europa, con un’autorità forte e unitaria». Il problema quindi sarebbe strutturale: «L’Unione bancaria europea è ancora zoppa. La Germania, ad esempio, non ha ancora deciso se aderire pienamente. Finché i principali Paesi non saranno davvero coinvolti, non si riuscirà a esercitare un controllo efficace». Il segretario della Fabi ha puntato poi i fari su un aspetto critico: «Oggi manca un arbitro finale. Se un gruppo si sente penalizzato da una decisione - come l’applicazione del golden power - può solo fare ricorso alla Corte di giustizia Ue, che può sanzionare ma non cambiare decisioni già prese. Serve un soggetto europeo che decida, intervenga e garantisca equilibrio nel settore». E ancora: «La regolamentazione europea sullo strumento di fatto c’è, perché è vero che il governo ha applicato il golden power, ma l’Unione europea e la Bce hanno già espresso chiaramente il loro pensiero sull’attivazione di questo strumento. Quindi quella è, nei fatti, una regolamentazione». Il vero nodo secondo Sileoni sarebbe un altro: «Pochi fanno emergere che le operazioni straordinarie delle banche non nascono per sostenere l’economia locale o per un legittimo ritorno economico. Nascono perché, dopo anni di politiche Bce con tassi molto bassi, i bilanci si sono gonfiati e le banche non sanno più dove mettere i soldi. Sono talmente pieni di liquidità che hanno deciso di crescere attraverso acquisizioni». «In più», ha aggiunto, «si agita il timore dell’arrivo aggressivo di fondi americani o cinesi nel settore bancario italiano, ma è un alibi. La verità è che c’è anche tanta ambizione personale da parte di alcuni amministratori delegati e una disponibilità economica che, a nostro avviso, andava destinata a obiettivi di vera sostenibilità finanziaria».A proposito del ruolo di gruppi stranieri, Sileoni invita a tenere alta l’attenzione: «Il tema del risparmio degli italiani è un tema importante che non può riguardare solo Generali». «Il governo non può dire, come hanno detto recentemente, che non fanno distinzione tra banca italiana e banca non italiana. All’estero una banca si deve comportare da banca». E poi: «A noi non piacciono quelle banche che verbalmente e virtualmente si presentano in un certo modo, ma vogliono solo acquisizioni non soltanto di altre banche, ma semplicemente di un numero consistente di sportelli, e tutto questo soltanto per vendere prodotti finanziari e prodotti assicurati. Mi riferisco anche a qualche banca straniera che tenterà nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, di porsi come l’outsider, e cioè una banca che fino a oggi è stata poco presente sui quotidiani e sui media, che però ha l’ambizione di diventare un gruppo importante».Poi, focus sull’occupazione: «Nel settore bancario mancano all’appello circa 5.500 assunzioni rispetto a quanto concordato nei piani industriali e negli accordi già sottoscritti».
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