Landini usa la Palestina per fustigare il governo e suggerire la Finanziaria

Non fa in tempo a concludere una giornata di sciopero per Gaza che già si lancia verso la prossima manifestazione (25 ottobre) contro la Finanziaria, che il governo non ha neanche presentato. Ma che siamo sicuri a Maurizio Landini non piacerà affatto. Il segretario della Cgil è fatto così. Iperattivo. E anche molto versatile. Per l’ex numero uno della Fiom stare nel suo, che sarebbero il lavoro e le crisi aziendali, rappresenta una gabbia, non salariale ma rispetto alle ambizioni che più il Pd e le opposizioni e la sinistra sono in crisi e più crescono. Quindi quale migliore occasione che indire uno sciopero a favore delle istanze palestinesi e della pace per strappare consensi a sinistra? Detto, fatto. Con buona pace degli altri sindacati che con toni più o meno diretti l’hanno mollato al suo ennesimo sconfinamento politico. La Cisl si è attivata con una sottoscrizione per sostenere gli interventi umanitari tramite la Croce Rossa. L’Ugl ha ricordato alla Cgil che non è creando il caos in Italia che si risolve la situazione a Gaza. E soprattutto pure la Uil, che negli ultimi mesi ha appoggiato tutte le battaglie di Landini - dagli scioperi contro il governo a prescindere al «no» al rinnovo dei contratti per statali con i fondi già stanziati dall’esecutivo - si è tirata indietro. Su Gaza ha lasciato Maurizio al suo destino. Ed era ora.
Non che la cosa abbia preoccupato molto l’ex metalmeccanico rosso che è stato ben felice di prendersi tutto il palcoscenico. E di cavalcare i soliti cavalli di battaglia: il profitto, l’anti-trumpismo e ovviamente l’opposizione al governo. «Quando si mette al centro solo il profitto ed il mercato, le persone non esistono più», ha spiegato a Catania alla manifestazione nazionale organizzata dalla Camera del Lavoro, «questa logica folle che sta portando di nuovo il mondo alla guerra ed al riarmo». Il rapporto tra Stati Uniti e Italia? «Senza essere la maggioranza del Paese, questo governo lo sta facendo diventare un semplice servo di altri Stati, come degli Stati Uniti, senza giocare il nostro ruolo che è quello di rimettere al centro il lavoro e le persone. Proprio per questo chiediamo che si cambino le politiche economiche sbagliate che stanno impoverendo il Paese aumentando solo la ricchezza di qualcuno».
Un comizio politico, più che un’arringa da leader di un’organizzazione che ha come scopo principale quello di difendere i diritti dei lavoratori. Con tanto di slogan perfetto per la Schlein: «I governi che decidono di non decidere sono complici di Netanyahu».
In mancanza dei colleghi italiani, poi Landini si è stretto intorno ai sindacati internazionali. Prima parlando di una lettera di ringraziamento del sindacato palestinese: «In queste ore», annuncia gongolante, «abbiamo addirittura ricevuto la lettera del segretario del sindacato palestinese che ci ringrazia proprio perché il popolo palestinese è a rischio di estinzione». Quindi provando a fare blocco, come detto, con il sindacato mondiale. «Sabato 25 ottobre a Roma faremo una grande mobilitazione nazionale insieme al segretario mondiale del sindacato». Per fare cosa? «Non proclamiamo scioperi ma chiediamo alla gente di venire e vogliamo, noi, anticipare le proposte prima ancora che il governo ci dica quale finanziaria attuerà». Ma come? «Così», continua il segretario della Cgil, «non ci diranno che siamo pregiudiziali, glielo diciamo prima quello che, secondo noi, deve essere fatto. A quel punto sarà il governo a doversi assumere la responsabilità di dire se è d’accordo o meno».
Ricapitolando. Maurizio Landini, unico leader sindacale in Italia, proclama uno sciopero per Gaza. Nel corso del comizio che dovrebbe avere come tema centrale quello della pace attacca a più ripresa il governo accusandolo di essere complice di Netanyahu. E annuncia una nuova manifestazione a Roma contro la manovra. E se la manovra ancora non c’è, pazienza. Perché l’ex numero uno della Fiom sovverte le regole della democrazia: non è l’esecutivo che decide la legge di Bilancio e semmai il sindacato che muove appunti e chiede correttivi, ma la Cgil che stabilisce le misure «giuste» e il centrodestra al governo che si deve adeguare.
Anche perché, siamo pronti a scommettere, che se a Palazzo Chigi ci fosse stato il leader del Pd, Landini non si sarebbe spinto a tanto. Ma tant’è. A spalleggiare il leader della Cgil ci sarà addirittura il leader del sindacato mondiale.
Ma cos’è il sindacato mondiale. Di base è un’organizzazione sovranazionale che racchiude gran parte delle sigle più rappresentative dietro al pagamento di una fiche. Decide poco o nulla ma presenzia agli incontri preliminari per G7-G20. In passato la Cgil aveva provato a portare ai vertici dell’organizzazione l’ex segretario Susanna Camusso che poi si è accomodata sugli scranni del Parlamento nelle fila del Pd. Mentre l’esperienza di un italiano alla guida non ha avuto grandi risultati: l’ex Uil Luca Visentini è stato coinvolto nel Qatargate e rimosso.
Landini ha invece un ottimo rapporto con l’attuale leader, Luc Triangle, al punto da portarlo in Vaticano da papa Francesco. E di sceglierlo come accompagnatore per la manifestazione contro la manovra che non c’è. Anzi per la manifestazione che vuol dettare la manovra al governo. Nel mondo al contrario della sinistra italiana succede anche questo.






