2025-03-29
Salari a picco, ma Landini pensa a Ursula
I dati sugli stipendi in calo dovrebbero allarmare i sindacati, specie la Cgil. La quale, però, anziché porre il problema dei contratti al centro del dibattito anche con gli imprenditori, oggi discuterà di Europa, ambiente e pace. Evento disertato invece da Cisl e Uil.Dopo la notizia rimbalzata su tutti i media, relativa al drammatico peggioramento dei salari dei lavoratori italiani (-8,7%), notizia peraltro ampiamente prevista, ci saremmo aspettati una reazione degna di questo nome da parte delle organizzazioni sindacali italiane, e in particolare modo di quella più grande: la Cgil.Ci saremmo aspettati non generiche prese di posizione o dichiarazioni a mezzo stampa, ma la messa in campo di una adeguata iniziativa per porre al centro la questione salariale e chiamare a confronto le stesse associazioni datoriali per verificare, anche con loro, come far fronte a questa pesante situazione e affrancare il sistema produttivo italiano di fronte alle sfide della competizione internazionale e alle conseguenze che le politiche dei dazi, avviate dalla nuova amministrazione americana, potranno determinare sul sistema economico-produttivo italiano.Insomma, come rilanciare una politica sindacale capace di rimettere al centro il lavoro e la sua valorizzazione sotto il profilo economico e della dignità. E invece nulla, o quasi, di tutto questo. Anzi le uniche iniziative che balzano agli occhi sono la campagna referendaria e l’assemblea pubblica indetta per oggi dalla Cgil non già su queste problematiche sindacali ma sul tema dell’Europa, della pace e dintorni. Manifestazione alla quale il più grande sindacato italiano ha chiamato a raccolta una serie di associazioni, caratterizzandola come evento politico. Non a caso Cisl e Uil non saranno della partita, probabilmente trovando tale iniziativa poco coerente con le caratteristiche che dovrebbe avere un sindacato. Questa mossa di Maurizio Landini segue la sua partecipazione a quella organizzata da Repubblica a piazza del Popolo qualche sabato fa. Alcuni osservatori hanno cominciato ad interrogarsi sulle velleità politiche del segretario Cgil, in considerazione del fatto che è al suo secondo mandato e che le regole interne non ne prevedono un terzo. Insomma, in diversi si stanno chiedendo se questo suo agitarsi non sia un preludio a preparare il campo per una proiezione politica futura. Vedremo. Forse qualcuno dovrebbe, nel caso, informarlo che illustri suoi predecessori che hanno deciso di andare in tale direzione non hanno avuto particolari fortune di leadership laddove sono approdati.Ma, come si dice, ognuno è artefice del proprio destino. Tuttavia ci si può chiedere quale bilancio politico-sindacale porterebbe l’attuale segretario della Cgil. La situazione sindacale italiana non è nelle sue fasi migliori. L’unità sindacale sembra essere diventata una chimera. Abbiamo assistito in questi ultimi tempi a scioperi indetti solo da Cgil e Uil senza la Cisl. Non so se il recente cambio di guardia alla Cisl muterà le cose, ma è davvero paradossale che nessuno si ponga questo tema e non apra un dibattito sul futuro dell’unità sindacale in Italia. Larga parte dei lavoratori italiani sta aspettando, da diverso tempo, il rinnovo del contratto. Ciò rappresenta un problema serio per loro sia dal punto di vista normativo che salariale. Non vi è dubbio che pesano anche le resistenze datoriali, ma una riflessione sul futuro del sistema contrattuale italiano non sembra essere stata attivata con la necessaria profondità, eppure ci sarebbe molto da dire e da fare rispetto ai cambiamenti intervenuti e alle nuove sfide che una mancata gestione della globalizzazione sta proponendo. L’apertura recente di un dibattito sulla democrazia economica e la partecipazione dei lavoratori all’impresa, sul fac-simile del modello tedesco, è stata subito stroncata per paure recondite, segnalando in realtà un deficit culturale e di innovazione. Il tema dell’Europa che il sindacato dovrebbe davvero affrontare è come superare le contraddizioni e gli squilibri esistenti tra Paesi a causa di una mancata integrazione economico-sociale e quale ruolo la Confederazione europea dei sindacati dovrebbe assumere al riguardo. Ma questo non viene fatto con la risolutezza del caso. La cosa che colpisce di più è l’assenza dentro il sindacato di un dibattito vero nel quale siano visibili i punti di vista diversi, se ci sono. Oggi la più grande organizzazione sindacale italiana appare una organizzazione monocratica, nella quale sembra difficile e faticoso praticare una sana dialettica. Eppure dibattiti accesi tra visioni diverse hanno, nel passato, caratterizzato la vita di quell’organizzazione. Basti ricordare Luciano Lama, Bruno Trentin, Sergio Garavini, Fausto Bertinotti, Alfiero Grandi, Claudio Sabatini e financo ai tempi di Sergio Cofferati una visibile dialettica esisteva. Qui no. Sembrano tutti silenti in attesa che il segretario concluda il mandato e poi si vedrà. Ovviamente c’è da immaginare che lo stesso Maurizio Landini non ami molto l’idea di favorire una dialettica e preferisca, come si usa dire, buttarla in politica, ad esempio con la manifestazione di oggi e con la stessa campagna referendaria. Si potrà obiettare che se nessuno solleva problemi, perché porsi il tema. Vero, ma così facendo viene oggettivamente da dubitare che il più grande sindacato italiano possa avere rosee prospettive per il futuro.