2023-09-14
Lampedusa proclama lo stato d’emergenza
Nell’isola quasi 7.000 approdi, molo e hotspot sono al collasso. Tensione e cariche della polizia. Il parroco: «Qui è l’apocalisse». Intanto Save the children attacca il governo: «Il neonato annegato non è una fatalità». Il Viminale: in tre giorni, 8.000 arrivi in Italia.Massacra un ragazzo sui Navigli: arrestato ventottenne tunisino. L’aggredito è in coma. A Napoli una donna denuncia: «Stuprata da arabi in stazione».Lo speciale contiene due articoli.Lampedusa è sotto assedio. Gli ultimi sette barconi approdati ieri pomeriggio hanno scaricato al molo altri 337 migranti. Dalla mezzanotte di martedì salgono quindi a 42 gli sbarchi, per un totale di 1.849 ingressi in Italia in 24 ore. Al molo Favarolo, per quanto le forze dell’ordine stiano cercando di sbrigare tutto con una certa velocità, i migranti si sono ammassati. E, ovviamente, ci sono stati momenti di tensione. Alcuni hanno pressato per salire sui mezzi, ma dopo le cariche di polizia e Guardia di finanza è tutto rientrato. Altri, rimasti per ore sotto il sole, si sono gettati in mare per protesta. Si è calcolato che sul molo, in attesa, c’erano poco meno di 300 persone. Ad accendere la miccia è stata la difficoltà a farsi largo tra la folla per chi era stato chiamato a salire su uno degli autobus pronti a partire. Il trasferimento è regolato da un braccialetto che viene fatto indossare ai migranti e che indica chi è arrivato prima e con quale barca. Nell’hotspot forze dell’ordine e Croce rossa riescono ancora a far funzionare la macchina dell’accoglienza, nonostante il numero monstre di presenze: ben 6.700. Solo negli ultimi tre giorni, stando ai dati del Viminale, sono sbarcate oltre 8.000 persone. E il conteggio dall’1 gennaio a oggi è schizzato a 123.863 migranti entrati in Italia, ovvero l’89% in più rispetto ai 65.517 dello stesso periodo del 2022. Momenti di disordine anche nell’hotspot al momento della distribuzione della cena. Nel preciso momento in cui la Croce rossa ha aperto le linee per la distruzione del cibo, diverse centinaia di migranti si sono accalcati per arrivare prima ai sacchetti di cibo e la bottiglietta d’acqua, temendo che non fossero sufficienti per tutti. La polizia ha bloccato volontari e operatori della Croce rossa per evitare che la situazione degenerasse, mettendoli in sicurezza. Subito dopo avere spiegato che c’era cibo per tutti la distribuzione si è svolta in modo regolare. «La situazione è complessa, noi stiamo continuano con grande sforzo a garantire i servizi di base alle persone», ha spiegato Francesca Basile, responsabile Migrazioni della Croce rossa, che ha aggiunto: «Cerchiamo di dare priorità alle famiglie, bambini e minori che stanno arrivando. La macchina dei trasferimenti è fondamentale». Secondo Basile, «si stima che oggi (ieri per chi legge, ndr) possano arrivare fino a quota 1.500 i trasferimenti previsti. Al contempo continuiamo a prestare assistenza e a fornire tutti gli ospiti i servizi fondamentali, soprattutto ai più vulnerabili e a coloro che hanno perso, durante la traversata, i propri cari». La Prefettura di Agrigento, infatti, ha disposto il trasferimento di 880 persone già alle 13 di ieri, che arriveranno oggi al porto di Pozzallo. Una parte dei migranti sarà ospitata nell’hotspot, per altri invece si è optato per il centro di contrada Cifali (tra Comiso e Ragusa) e per la nuova struttura messa a disposizione del Viminale nella zona industriale di Modica. Altri migranti sono partiti da Lampedusa in serata. La giornata si è svolta in modo particolarmente frenetico sia per gli operatori dell’accoglienza, sia per le autorità che si occupano di soccorso in mare. Un neonato di cinque mesi è morto prima dello sbarco. Era partito da Sfax insieme alla mamma, originaria della Guinea, e ad altre 45 persone. Il barchino, secondo quanto è stato ricostruito da Capitaneria di porto e polizia, si è ribaltata perché i migranti, mentre la motovedetta della Guardia costiera li stava raggiungendo, si sono spostati quasi tutti su una fiancata. Tutte le persone finite in acqua, tranne il piccolo, sono state salvate. Save the children ha subito attaccato il governo e l’Europa: «Questa ennesima tragedia non può essere considerata una fatalità, ma richiama ancora una volta l’urgenza di un’assunzione di responsabilità europea e nazionale, a partire dalla messa in campo di un sistema strutturato di ricerca e soccorso coordinato nel Mediterraneo». Ma quella del bimbo non è l’unica tragedia. A riprova che a più partenze corrispondono sempre più morti c’è un altro incidente: quattro tunisini, una donna e tre bambini, sono annegati (altri 21 sono stati salvati) dopo il naufragio di un’imbarcazione che li trasportava illegalmente verso le coste italiane. Il natante si è capovolto dopo aver lasciato la costa di Sfax martedì. Il Consiglio comunale di Lampedusa ha proclamato lo «stato di emergenza». «Abbiamo ribadito», ha spiegato il sindaco Filippo Mannino, «quello che chiediamo da mesi, ossia cercare di bypassare l’isola con le navi in rada, aiuto e sostegno per un’isola che in questi mesi è sotto un forte stress». Mentre il parroco, don Carmelo Rizzo, ha definito la situazione «tragica, drammatica, apocalittica». Nel frattempo la nave militare Diciotti con a bordo 528 migranti recuperati in Area Sar davanti alla costa di Lampedusa ha fatto sbarcare i passeggeri nel porto di Reggio Calabria. Verranno ospitati in una struttura di prima accoglienza allestita e messa a disposizione dal Comune di Reggio Calabria a Gallico, nella periferia Nord della città. Una metà verrà poi trasferita in altre regioni, secondo il piano di riparto stabilito dal ministero dell’Interno. La Open Arms, invece, è pronta a ripartire da Marina di Carrara. Scaduti i 20 giorni del fermo amministrativo imposto per aver infranto il decreto Piantedosi sulle procedure di recupero, l’equipaggio, dopo una tappa programmata a Siracusa per i rifornimenti, è intenzionato a riprendere subito l’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/lampedusa-proclama-stato-emergenza-2665375341.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="massacra-un-ragazzo-sui-navigli-arrestato-ventottenne-tunisino" data-post-id="2665375341" data-published-at="1694673503" data-use-pagination="False"> Massacra un ragazzo sui Navigli: arrestato ventottenne tunisino Un’aggressione e una violenza sessuale ad opera di stranieri. È in coma nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Milano e la sua prognosi resta riservata, il ventitreenne ritrovato ieri mattina in gravi condizioni in viale Gorizia, davanti alla Darsena, punto nevralgico della movida che arriva fino ai Navigli, dopo essere stato massacrato di botte da un tunisino di 28 anni. A dare l’allarme un passante che lo ha trovato a terra, incosciente, in gravi condizioni. Sul posto sono intervenute le volanti che hanno prestato al giovane il primo soccorso, praticandogli il massaggio cardiaco, in attesa dell’ambulanza che lo ha trasportato in codice rosso in ospedale. Secondo gli investigatori non è ancora chiara la dinamica dell’aggressione. Il tunisino, arrestato per tentato omicidio, sentito dalla polizia, ha riferito di avere visto la vittima importunare una donna e per questo sarebbe intervenuto, scagliandosi sull’italiano. Si sarebbe avventato sul ventitreenne per immobilizzarlo ma il ragazzo non si sarebbe più rialzato. Una versione tutta da verificare, così come l’identità della donna, della quale non c’è traccia nei filmati delle telecamere della zona. Neanche il passante che ha trovato la vittima a terra e ha fermato la polizia è stato in grado di confermare la versione del tunisino. Comunque, stando a quanto emerso dai primi accertamenti, entrambi sarebbero stati sotto l’effetto di alcol e tutti e due avrebbero qualche piccolo precedente di polizia. Tuttavia, questo elemento non ha al momento trovato riscontro nella versione fornita dal presunto aggressore. La magistratura infatti aspetta di poter ascoltare l’aggredito, di cui bisognerà attendere il risveglio. Le sue condizioni sono ancora considerate gravi dai medici a causa di numerosi traumi facciali, compatibili con percosse o, più semplicemente, violentissimi pugni. Si trova attualmente ricoverato nel reparto di terapia intensiva del Policlinico di Milano e la sua prognosi resta riservata. A Napoli, invece, ancora un caso di stupro da parte di un branco. Una donna ha denunciato di essere stata rapinata, sequestrata e violentata, vicino alla stazione centrale, da 4 persone. La donna, 41 anni, di origine colombiana e che vive a Napoli, ha riferito di essere stata colpita alla testa, immobilizzata e che poi le avrebbero impedito di urlare tappandole la bocca. Quindi l’avrebbero caricata su un furgone, senza finestrini posteriori, e lì l’avrebbero violentata, in pieno giorno. Al termine dello stupro, dopo averle portato via tutti gli oggetti personali, l’hanno abbandonata all’angolo di una strada. Sono stati alcuni passanti a soccorrerla e ad avvertire il 118, che l’ha poi trasportata all’ospedale Vecchio Pellegrini, da cui in seguito è stata trasferita al Cardarelli. La vittima, dopo aver raccontato tutto ai medici, ha denunciato lo stupro alla polizia affermando che i quattro aguzzini parlavano una lingua straniera, probabilmente in arabo. Gli agenti hanno immediatamente acquisito la cartella cartella clinica dell’ospedale e le immagini dei sistemi di videosorveglianza e hanno recuperato gli abiti che la colombiana indossava quel giorno. La Procura di Napoli ha aperto un fascicolo di indagine ed è in corso l’esame delle immagini delle telecamere di videosorveglianza.
Antonella Bundu (Imagoeconomica)
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