2020-08-27
Lamorgese in guerra Il governo impugna la legge di Musumeci contro gli hotspot
Il giurista Edoardo Raffiotta difende il governatore: la competenza sanitaria è sua. Ora palla al Tar. Contagiato un altro poliziotto.Mentre in Prefettura ad Agrigento sono ancora in difficoltà nella gestione dell'emergenza perché nell'hotspot gli immigrati continuano a passare le loro giornate ammassati, comincia il trasbordo sulla nave Aurelia di 250 migranti tra i 1.200 presenti nel centro di contrada Imbriacola. Sul taxi del mare saliranno anche i 58 immigrati positivi al Covid-19, oltre ad altri sette i cui tamponi non hanno dato ancora esito certo. Un gruppo di extracomunitari ieri mattina è anche riuscito a lasciare il centro d'accoglienza, ma è stato subito rintracciato dalle forze dell'ordine. La situazione, insomma, continua a essere ingestibile. Inoltre, un poliziotto in servizio all'hotspot è risultato positivo al tampone. Era con l'undicesimo reparto mobile di Palermo. E ora si sta cercando di risalire a tutti i suoi contatti. Probabilmente più di un collega finirà in quarantena. E se a Lampedusa sembra un giorno tranquillo per quanto riguarda i nuovi sbarchi, in 61, dei quali 49 uomini, due donne e dieci minori (cinque sono non accompagnati), sono arrivati al porto di Crotone. Erano a bordo di una imbarcazione intercettata al largo delle coste calabresi da una motovedetta della guardia costiera. Si tratta di immigrati provenienti soprattutto da Iran, Turchia ed Egitto. Ma ci sono anche di siriani, yemeniti, afgani, pakistani e palestinesi. Saranno sottoposti a tampone e mandati in quarantena. La Prefettura di Crotone sta decidendo dove smistarli. Continuano invece le pressioni sulla giunta regionale siciliana. Ieri da Nigrizia si sono scagliati contro il governatore Nello Musumeci e contro la sua ordinanza di sgombero di hotspot e centri d'accoglienza. «Gridare tutta la nostra indignazione, metterci il nostro corpo e non solo la faccia, esigere un cambio di rotta dell'Italia e dell'Europa, complici delle stragi dei migranti, di fronte agli ennesimi crimini di omissione di soccorso. Non ci resta che questo, dopo le ultime tragedie del mare nostrum». Gli attivisti, in segno di protesta, hanno organizzato un giorno di digiuno. E anche il sindacato dei prefetti ha attaccato l'ordinanza: «Suscita stupore l'iniziativa del presidente della Regione Sicilia di sollecitare le Prefetture, pena un possibile deferimento all'autorità giudiziaria». Ma Musumeci tira dritto: «Questa regione non ce la fa più a subire l'indifferenza e direi la penalizzazione del governo». E snocciola i numeri: «Abbiamo ricevuto oltre 17.000 migranti sbarcati dal primo gennaio a oggi. Questi disperati vengono ammassati come se fossero bestiame in ambienti inidonei e inadatti». Poi ha sottolineato che «gli hotspot non sono assolutamente adatti dal punto di vista sanitario, soprattutto in questo contesto di pandemia». E ha ribadito il concetto che fa tremare i prefetti: «Se le Prefetture e quindi il Viminale non procederanno saremmo di fronte a una grave omissione. Sono pronti a impugnare? Hanno chiamato i loro costituzionalisti per il ricorso al Tar? Anche noi abbiamo i nostri esperti». Palazzo d'Orleans, insomma, non starà a guardare: «Se faranno sentire le loro trombe», avverte Musumeci, «noi faremo suonare le nostre campane». La diffida inviata ieri dal governatore è un atto formale. D'altra parte in materia sanitaria Musumeci ha pieni poteri in Sicilia. «È vero che la competenza è dello Stato», spiega il professore di Diritto costituzionale Edoardo Raffiotta del Dipartimento di Scienze giuridiche dell'Universtità di Bologna e autore del libro Norme d'ordinanza, «ma è anche vero che lo Stato con la legge 833 del 1978, quella che istituisce il Servizio sanitario nazionale, all'articolo 32 attribuisce la competenza sanitaria alle Regioni e recita, infatti, che anche il presidente della Regione può adottare ordinanze qualora vi siano emergenze sanitarie. La competenza è quindi esercitata dal presidente della Regione. Le competenze, inoltre, si intersecano. Ma è oggettivo che c'è un problema sanitario. Nei centri ci sono assembramenti, non c'è possibilità di distanziamento e quindi non è solo materia di immigrazione. Con l'aggravante che gli immigrati stanno fuggendo dai centri e quindi c'è il rischio che si diffonda la pandemia. Il presidente della Regione in questo caso ha il dovere di intervenire». E sull'eseguibilità dell'ordinanza? «La legge dice anche che poi sono gli organi dello Stato che devono dare esecuzione al provvedimento». Dal punto di vista giuridico, quindi, l'ordinanza resta in piedi, almeno finché un giudice amministrativo non si pronunci. E infatti il governo alla fine, come aveva anticipato il ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano, ha impugnato. Il ricorso pare sia stato già notificato alla controparte e nel pomeriggio di ieri era in corso il deposito alla cancelleria del Tar della Sicilia. Alla base dell'impugnazione ci sarebbe la considerazione che la gestione del fenomeno migratorio è di competenza dello Stato, non delle Regioni. «Proporremo un atto di intervento ad opponendum contro il ricorso del governo», annuncia Stefano Santoro, avvocato penalista responsabile del Dipartimento giustizia della Lega in Sicilia, «che potrà essere sottoscritto liberamente da tutti i cittadini che riterranno giusta l'ordinanza del presidente Musumeci. Eserciteremo», aggiunge il legale, «il nostro legittimo diritto di opporci nella sede giudiziaria amministrativa a sostegno della coraggiosa ordinanza a tutela della nostra salute». Da più parti si affilano i coltelli. E la battaglia giudiziaria è solo all'inizio.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)