2019-11-24
L’ammuina di Grillo: commissaria Di Maio e si riprende il M5s
Per mascherare la crisi del Movimento, il comico blinda Giggino come capo politico, «ma gli starò più vicino», e l'alleanza col Pd.«Il capo politico è lui, Di Maio, io gli starò più vicino, quindi non rompete i coglioni»: parole e musica di Beppe Grillo, fondatore/affondatore del M5s, che ieri ha incontrato il suo ex pupillo. Giggino e Peppino, ormai un duo comico consolidato, ieri hanno deliziato gli appassionati dell'avanspettacolo con una gag che, se non ci fosse in ballo il futuro dell'Italia, sarebbe anche divertente. Luigi Di Maio è volato dalla Sicilia a Roma, dove lo attendeva Grillo, per poi tornarsene di nuovo a quel paese dal quale era decollato all'alba: un'ora e mezza di incontro con successivi video, comunicati stampa, post su Facebook e dichiarazioni varie per tentare di mascherare la profondissima crisi del M5s.La linea di Beppe Grillo, avanti a tutti i costi col Pd e con Di Maio, è controproducente per il M5s, eppure il comico non accenna a ripensamenti, riflessioni, concessioni ai suoi stessi (ex?) fedelissimi che chiedono una svolta: «Quando parlo di progetti insieme con la sinistra», dice Grillo nel video che lo ritrae insieme a un Di Maio estremamente imbarazzato, «parlo di progetti alti, bellissimi sui trasporti, su cosa è una città». Sul voto degli iscritti alla piattaforma Rousseau, che hanno sconfessato la linea di Grillo, che avrebbe voluto evitare di presentare le liste del M5s in Emilia Romagna e Calabria per dare un aiutino alla sinistra, Beppe è addirittura caustico verso i suoi stessi militanti: «Avete scelto questa votazione», dice Grillo, «in Emilia Romagna ci andiamo per beneficenza. Come dai un euro a uno, non puoi dare un piccolo voto anche a noi per beneficenza? Così magari facciamo da tramite tra una destra un po' pericolosetta e una sinistra che si deve formare anche lì».Avanti popolo, alla riscossa, bandiera giallorossa: al termine dell'incontro, in cambio della benevolenza di Grillo, che non lo ha defenestrato nonostante gli appelli dei big del M5s, Di Maio ha dovuto digerire due rospi mica male. Innanzitutto il sostanziale commissariamento da parte di Beppe: «Luigi Di Maio lavora 25 ore al giorno», recita una nota congiunta diffusa dai due al termine dello show, «e non può essere sostituito per nessuna ragione, anzi va sostenuto, io ci sarò di più e gli darò una mano». Una minaccia vera e propria, quella di Grillo. Secondo rospo: anche se Di Maio ha nostalgia dei bei tempi del governo con la Lega, e in cuor suo ha voglia di andare alle elezioni per non perdere il controllo del partito prima che si debbano compilare le liste elettorali, il governo deve andare avanti. Lo dicono chiaro e tondo Grillo e Di Maio, che chiedono un nuovo contratto di governo «a partire da gennaio», per mettere a punto «progetti ambiziosi e di alto livello, con lo scopo di intervenire su tematiche fondamentali del nostro paese e non solo come il clima, salario minimo, il reddito universale, l'intelligenza artificiale, l'energia, le infrastrutture». «È sempre così», commenta Di Maio, tentando di mascherare l'amarezza per essere stato commissariato da Grillo, «ogni volta che pensano di averci ucciso, noi ci risolleviamo. Più forti di prima. Più forti di sempre. Dobbiamo cambiare questo Paese e lo cambieremo. Con Grillo sono d'accordo su tutto, sono smentite le leggende metropolitane». Neanche una parola su Giuseppi Conte, che Di Maio non sopporta più in quanto crede sia l'origine della sua delegittimazione come capo politico del M5s.Rimedia Nicola Zingaretti, segretario del Pd, che affida a Facebook il suo commento sulle parole di Grillo e Di Maio: «Bene l'impegno», scrive Zingaretti, «per il rilancio dell'azione di governo da parte del M5s. Un passo in avanti verso la direzione da noi auspicata di andare oltre una mera maggioranza di parlamentari. Pronti al confronto. Bisogna chiudere al meglio la manovra di bilancio e abbiamo proposto al presidente Conte di lavorare insieme su una nuova agenda per il 2020».Costa tanto, tantissimo, questa alleanza col Pd che Grillo difende a tutti i costi, così come accade per la ormai solo virtuale leadership di Di Maio. Eppure Beppe è durissimo con i big del M5s che hanno contestato lo statista di Pomigliano: «Non continuiamo», attacca Grillo, «a fare messaggi Facebook uno contro l'altro. Il capo politico è lui, Di Maio, io gli starò più vicino, quindi non rompete i coglioni, fatemi la cortesia, sennò ci rimettiamo tutti. Non siamo più quello che eravamo dieci anni fa, ed è meraviglioso».Tutto ok quindi? Come no! Manco il tempo di leggere l'invito di Grillo a non rompere i coglioni, e Roberta Lombardi torna orgogliosamente a frantumare i suddetti: «Io rompo i coglioni», scrive il capogruppo M5s al consiglio regionale del Lazio, «e me lo ha insegnato Beppe 12 anni fa. E su Fb non ho scritto: questo qua non va bene, ma il ruolo del capo politico interpretato come l'uomo solo al comando non funziona. E lo riscrivo. Indipendentemente da chi sia, il capo politico. È italiano corrente. Tutto il resto», conclude la Lombardi, «è coda di paglia». Rotture anche dall'interno della delegazione pentastellata al governo: «Il M5s», dice il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, a Sky, «soffre di una grande debolezza che è la mancanza di struttura e organizzazione. Devo fare i complimenti a Luigi Di Maio perché non è facile gestire il M5s che è così destrutturato da richiedere un impegno enorme da parte di una persona che, io l'ho definito un po' un giocoliere, deve avere molti ruoli e giocare molte parti in commedia. Questo rischia di essere una debolezza strutturale per il M5s». Si ricomincia da capo, dunque, si risale sulla giostra, dopo questa ennesima giornata nera per i grillini, che pur di non cambiare linea sembrano rassegnati a sparire, anche molto rapidamente.
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