2020-11-03
Il sospetto terrorista sotto l’ala dell’Arci
L'associazione l'ha supportato nella sua lotta per i diritti degli Lgbt in Tunisia. Il tagliagole islamico aveva contatti tra Lazio, Abruzzo, Emilia e Piemonte. Attacco terroristico a una sinagoga di Vienna: un morto.L'incredibile intreccio di amore (omosessuale) e morte che sta sullo sfondo dell'attentato islamico di Nizza si arricchisce di nuovi retroscena. Ieri La Verità ha svelato come il tagliagole tunisino Brahim Aouissaoui prima di partire per la Francia usasse un account Facebook più che da estremista musulmano da giovane trasgressivo: sul profilo pubblicava foto di spinelli, immagini di uomini discinti. Uno dei suoi migliori amici, Ahmed Ben Amor, arrestato con lui nei giorni scorsi, almeno sino al 2016 era un paladino dei diritti omosessuali in un Paese dove essere gay è ancora un reato punito dalla legge. E qui arriva una nuova sorpresa. Ben Amor (che per le minacce ricevute dagli intolleranti ha tentato due volte di togliersi la vita) per un periodo è stato una vera e propria icona del mondo Lgbt, tanto da aver messo in moto una catena di solidarietà in sua difesa nel 2016, catena che aveva coinvolto anche la nostra Arcigay. Il segretario generale Gabriele Piazzoni dichiarò: «Ahmed Ben Amor è stato cacciato dalla famiglia, costretto a lasciare la scuola e a trovare riparo in ricoveri di fortuna, senza mezzi, costantemente minacciato da un certo estremismo che avrebbe preferito vederlo morto piuttosto che libero e fiero di se stesso. È oggetto di fatwa per aver avuto il coraggio di dire che è omosessuale. La storia di Ahmed è quella di tanti attivisti tunisini che, come denunciato da Shams, vivono in un Paese dalla doppia faccia». Contattato dalla Verità, Piazzoni ha spiegato: «Non l'abbiamo mai conosciuto di persona, all'epoca invitammo le autorità italiane a intervenire a sostegno della battaglia tunisina. Da allora non ci sono stati più contatti».Fino al 2016 Ben Amor di Shams (associazione che di recente ha mistificato le parole di papa Francesco sulle unioni gay) è stato vicepresidente. Ma con il sodalizio deve essersi lasciato malamente, visto che al cronista dall'associazione hanno risposto in modo secco: «Noi non abbiamo più alcuna relazione con lui». I tempi della foto che ritrae Ben Amor mentre stringe tra le mani un cartello per promuovere l'hashtag «vietato l'ingresso agli omosessuali» sembrano ormai lontanissimi. Dall'analisi dei social dei protagonisti dell'attentato di Nizza, oltre ai profili di Ben Amor, saltano fuori contatti che collegano la Tunisia alla Francia passando per l'Italia. I loro profili Facebook, in particolare, aiutano a comprendere meglio quanto sia ramificata la rete del terrore. A.T., il ragazzo in stretto contatto con Brahim, tanto da prestargli il suo profilo social per permettergli di comunicare con la famiglia, potrebbe essere ancora in Italia. Il 19 settembre era sullo stesso barchino partito da Sfax, la città portuale diventata l'hub dei trafficanti di esseri umani. E ha postato una foto con tanto di giubbotto di salvataggio. Poi un'altra il cui sfondo è chiaramente un centro per immigrati. E un'altra ancora nella quale si annunciava in quarantena. Lo scenario è il bagno di una nave. A quarantena finita, T. e lo scanna cristiani sono scesi a Bari. Qui le loro strade potrebbero essersi divise. Ma T. a questo punto si è già trasformato in uno dei testimoni chiave. Se non in qualcosa in più (tutti gli uomini con cui Brahim ha avuto a che fare in Francia sono stati arrestati: Ben Amor, che è stato un altro suo compagno di viaggio, Rabia Djelal, con il quale si è intrattenuto la sera prima dell'attentato, e i due tunisini che l'hanno ospitato a Nizza, i cugini Slah e Bassem Aboulkacem). Agli investigatori (le indagini sono supportate anche dall'attività d'intelligence dell'Aise diretta da Giovanni Caravelli) risulta che il connazionale T. si sarebbe trasferito illegalmente in Italia. Dove Brahim sembra aver avuto più di un contatto. A partire dalla Sicilia. Dove c'era il kebabbaro con il nome lungo come uno scioglilingua che, siccome le rispettive mamme sono amiche, lo ha ospitato per qualche notte. Poi Brahim avrebbe trovato un lavoretto come raccoglitore di olive ad Alcamo. Agli 007 italiani, però, non è sfuggito che in quell'area opera un'organizzazione che si occupa di supportare i viaggi per stranieri verso le principali mete europee. Analizzando i social di T., però, si ricavano anche altri informazioni utili. Nella cerchia dei suoi amici, oltre a un profilo di Brahim fermo al 2018, ce n'è uno che è molto attenzionato dagli investigatori: D.L., tunisino di Sfax, grazie alle foto che ha postato negli ultimi giorni ha permesso di ricostruire le tappe di un viaggio che ricalca quello del tagliagole: 9 ottobre Bari, 12 ottobre Ventimiglia, 16 ottobre Nizza, 21 ottobre Monaco, 28 ottobre Marsiglia. La pagina di D.L. contiene anche l'immagine di un'esplosione tra le parole «Dove vai? In Paradiso». Ma non è l'unico contatto di Brahim in Italia. Sfogliando tra i suoi amici ci sono Saber localizzato a Pescara, Valentina a Civitavecchia, Sarsuora a Bologna, Wlim a Parma, Wolf e Maki a Roma, Dali a Bologna. Un collegamento dietro l'altro. Dalla cerchia relazionale di Brahim è saltato fuori un certo Sallemi, localizzato a Torino, i cui ultimi post sono ritenuti di interesse investigativo: il 24 ottobre ha pubblicato una foto con Adolf Hitler davanti alla Tour Eiffel con la quale ricorda ai «nipoti di Hitler» che non devono parlare male di Maometto. Il 30, giorno dopo l'attentato, poi, ha postato una notizia con le dichiarazioni dei parenti di Brahim. Subito sotto un certo Wajidi, tunisino che vive a Lione, ha commentato, ricordando di conoscere la sua famiglia come «brave persone». Poi aggiunge: «Dio benedica il cuore di un bambino, ti trovi in una brutta situazione con il povero cane francese, e Dio è con lui». Dalla Francia, intanto, giunge la notizia che Brahim è positivo al Covid e che i soccorritori che gli hanno curato le ferite sono in quarantena. Sul fronte investigativo, invece, si è appreso che il tagliagole era andato a pregare in moschea alla vigilia della strage. Dopo la preghiera si è diretto verso la stazione. E lì si è fermato per più di un'ora. Gli investigatori sospettano che in quell'intervallo di tempo abbia ricevuto indicazioni e si sia procurato i coltelli e una copia del Corano. Notizie ancora una volta in contraddizione con il profilo dell'attentatore. E anche dei suoi amici. T., per esempio, ha pubblicato un post in cui commenta: «Ogni volta che provo a pentirmi, Satana porta nuove e allettanti offerte». Altro che «Allah Akbar».
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.