2025-11-04
La sinistra passa alla rieducazione sessuale
Massimo Recalcati osa mettere in dubbio la battaglia per le lezioni di affettività e sessualità a scuola, tanto care all’universo progressista cui appartiene anche lui. E subito «Repubblica» rimette in riga il compagno che sbaglia: «La realtà non la decide Valditara».Se non avessimo timore di fare torto a due illustri pensatori, potremmo chiamarlo Metodo Agamben-Cacciari. È la pratica - molto utilizzata - con cui i progressisti trasformano con fulminea prontezza un venerato maestro nel proverbiale «vecchio rincoglionito». È capitato ai due grandi filosofi di cui sopra: celebrati per anni e anni, poi improvvisamente - per via delle loro posizioni sulla emergenza sanitaria e sull’Ucraina - trattati come anziani che «non sono lucidi» (per citare Francesca Albanese su Liliana Segre, altro caso analogo). Passata la buriana e un po’ di purgatorio, Agamben e Cacciari sono stati riammessi nel pantheon, ma tutti hanno capito l’antifona. E sembra che convenga capirla anche a Massimo Recalcati, gran visir di tutti i terapeuti sulle cui posizioni chi scrive ha nutrito più di una perplessità, ma che a questo giro ha ragione da vendere. Lo dimostra proprio il fatto che anche nei suoi riguardi qualcosa si è mosso da sinistra, anche se solo a livello di avvertimento, qualcosa che si ferma appena prima della piena applicazione del dispositivo di rieducazione di cui sopra. Che ha fatto Recalcati? Ha osato dire, in maniera per altro molto coerente, che a lui l’idea di svolgere lezioni di educazione affettiva e sessuale nelle scuole non va molto a genio. Lo ha fatto senza spostarsi di un millimetro dalla sua trincea sinistrorsa, dimostrando che non è necessario essere ottusi bigotti per non gradire certi interventi nelle scuole. «La scuola ha il compito di educare alla libertà e al rispetto degli altri», ha detto Recalcati a Fanpage, ribadendolo poi in un articolo su Repubblica (eresia!). «E la sessualità implica quella libertà. Nel 1968 ritrovando quella libertà ci si è liberati anche dall’oscurantismo sessuale. Il rischio ora però è produrre nuovo oscurantismo, quello che definirei scientista: ridurre la sessualità al funzionamento di organi, alla descrizione tecnica del sesso. Se si fa questa non è educazione affettiva, che invece viene fatta dal professore di italiano quando spiega Giuseppe Ungaretti o Italo Calvino, dal professore di filosofia mentre spiega Spinoza, dal professore di educazione civica quando spiega il rispetto fra esseri umani».Cristallino: come si può pensare di ridurre la questione più complessa che ci sia (le relazioni umane) a materia cui dedicare qualche ora a in classe? E chi dovrebbe essere titolato a rinunciare la suprema verità sul tema? Forse il dipendente di una cooperativa che ha frequentato un corso di formazione? O magari un terapeuta? E di che orientamento? E soprattutto: chi dovrebbe decidere quale verità insegnare? Lo Stato? L’Unione europea? Se non ora quando?Recalcati ha affondato il coltello nella ferita, spiegando che non si può recintare «questo tema in una competenza tecnica tenuta da non so chi, su cosa significa educazione affettiva, cosa significa sessualità. Tutta la scuola nel suo essere dovrebbe essere un luogo dove ci si forma attraverso i poeti, attraverso la letteratura, attraverso la storia, attraverso il diritto».Il nostro ha poi illustrato un concetto estremamente affascinante e significativo: «Voglio aggiungere una terza parola, oltre a libertà e rispetto, a cui deve educare la scuola», ha detto. «La terza parola, a cui Pasolini era molto legato, è la parola mistero. La sessualità infatti è un mistero, non si può pensare di insegnarlo. È un mistero anche l’incontro con la sessualità. E tutte queste tre parole non possono essere oggetto di una materia, ma effetto dell’educazione complessiva». Applausi.Purtroppo per Recalcati, i concetti da lui sciorinati con grande semplicità non rientrano nell’ortodossia sinistrorsa in materia di sessualità. E infatti, rapido e urticante, è arrivato l’avvertimento. Ieri su Repubblica Concita De Gregorio ha scodellato un articolo durissimo contro lo psicoanalista, con toni a tratti sottilmente derisori. Concita si è infilata nei panni di una ragazzina e, con la scusa di rivolgere domande appuntite a Recalcati, gli ha ricordato quale sia il copione da recitare. «A scuola mia ci sono moltissime compagne che pensano che se lui controlla il telefonino fa bene, vuol dire che le ama», ha scritto Concita in versione sedicenne. «Che se quando escono lui decide come si devono vestire va bene, se è geloso le ama. Sono la maggioranza, glielo assicuro. In classe ho due compagni in transizione. Non possono fare niente per ora, sono minorenni. Aspettano di averne diciotto. Non credo proprio che cambieranno idea, prof. Quanto sarebbe utile avere un posto, a scuola, dove parlarne. La realtà non è quella che il ministro Valditara decide: la realtà è la realtà e non c’è niente di più stupido e inutile che negarla». Ecco che cosa bisogna dire: che i maschi sono oppressivi e violenti, se non tutti comunque moltissimi, troppi. Che i transgender non hanno sufficienti diritti. Che in classe si deve parlare di tutto ciò perché la famiglia non basta, e gli altri corpi intermedi figuriamoci. E soprattutto occorre ribadire che «la realtà» non è quella a cui fanno riferimento i perfidi conservatori, ma è quella che i progressisti hanno delimitato e adeguatamente descritto, e che tutti di conseguenza devono riconoscere come tale. In effetti, chi ripete le formulette nel buon ordine può stare tranquillo, anche se non ha competenza alcuna e pure se gli difetta la morale. Lo dimostra il caso delle influencer femministe smascherate da Selvaggia Lucarelli: in privato ne dicevano di tutti i colori, ma sui social ripetevano la filastrocca giusta, e tanto bastava a ottenere visibilità e successo, perché questo è lo spirito del tempo. Ora le femministe più illustri e i fini editorialisti fanno a gara a prendere le distanze dalle ragazzotte, suggeriscono che siano fascistelle (si chiamava Fascistella pure la chat gonfia di insulti che alimentavano!). Ma la verità è che le fanciulle sono il prodotto perfetto dell’idea dominante. Ripetevano slogan eroticamente corretti perché così si deve fare, e perché il giusto copione procaccia fama e seguito, cioè le uniche cose che oggi contino. L’educazione affettiva le gentili influencer l’hanno ricevuta dal Web e dai media mainstream, i quali ogni giorno non fanno altro che rimasticare i concetti che Concita vorrebbe insegnare a scuola. Il punto è che non basta qualche ora di lezione per redimere l’irredimibile umanità. E per migliorarla non serve istruirla sui comandamenti progressisti in ambito sentimentale: serve semmai insegnare un poco di rispetto e di umana pietà, cose che vanno ben oltre i corsi di sessualità e affettività. In sostanza, Recalcati se non ha detto il vero vi si è molto avvicinato. Ma ora è avvisato: un altro passo verso la (presunta) destra, e lo aspetta il baratro.
«Pluribus» (Apple Tv+)
In Pluribus, da venerdì 7 novembre su Apple Tv+, Vince Gilligan racconta un mondo contagiato da un virus che cancella le emozioni e il conflitto. Un’apocalisse lucida e inquieta, dove l’unica immune difende il diritto alla complessità umana.