L’allarme del Copasir sulla minaccia cinese: supremazia possibile. Occhio anche a Parigi

Lavoro imponente di oltre 120 pagine. Nella relazione del Copasir, il comitato per la sicurezza della Repubblica, si affronta il tema del rilancio del nostro Paese dal punto di vista internazionale. Non a caso è proprio nell’ottica di una maggiore centralità che il comitato, presieduto da Adolfo Urso, ha in qualche modo auspicato che in futuro l’Italia possa entrare nei Five eyes: l’alleanza in materia di intelligence che coinvolge Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Certo: il documento lascia intendere che una tale strada non sia semplice (sembrerebbe infatti sfumato un tentativo di allargamento di tale alleanza ad altri Paesi come la Germania, il Giappone, l’India e la Corea del Sud). «In ogni caso», chiosa la relazione, «ad avviso del comitato, si tratta di una questione che va attentamente monitorata per consentire all’Italia di svolgere un ruolo da protagonista». Leggendo tra le righe si comprende che lo stop al progetto lascerà più liberi i partner europei di avviare l’integrazione del comparto di intelligence e della Difesa.
«Quanto al timore che una difesa europea rafforzata possa confliggere con l’azione della Nato», si legge nella relazione, «è necessario sottolineare che una Ue -capace in autonomia di prendere decisioni e di operare in aderenza ai propri valori, proteggendo i propri interessi e priorità - rafforzerà l’Alleanza stessa contribuendo alla sicurezza globale». «L’Italia», prosegue il documento, «può svolgere un ruolo di rilievo nel raggiungimento di questo obiettivo: rafforzare l’azione europea per rafforzare la Nato».
In tutto questo, la relazione, grazie anche alle numerose audizioni del capo dell’Aise, Giovanni Caravelli, fa anche il punto su alcuni dei dossier geopolitici più problematici per il nostro Paese. Il documento ha per esempio evidenziato la situazione di forte crisi politica in cui versa al momento la Libia, mettendo conseguentemente in luce i rischi che si corrono dal punto di vista umanitario, migratorio, energetico ed economico. A tal proposito, il Copasir suggerisce di muoversi su due binari: l’impegno presso le Nazioni Unite e il rilancio del partenariato bilaterale «per rafforzare le istituzioni libiche».
Un altro dossier analizzato è quello della crisi ucraina, su cui il comitato invita ad agire con concretezza, esortando l’Europa ad assumere un ruolo più deciso. «L’aggressività russa, sostenuta dalla Bielorussia, nei confronti dell’Ucraina e sul fianco orientale dell’Alleanza è certamente condannabile ma permane forte per l’Europa l’esigenza di mantenere aperti canali di dialogo diplomatico». In questo senso, il Copasir auspica che il vecchio continente possa svolgere un ruolo attivo «su temi essenziali quali il controllo degli armamenti convenzionali, la controproliferazione nucleare e tutte le attività che hanno a che fare con le minacce ibride».
Una sezione della relazione è inoltre dedicata alla Cina, definita un «avversario strategico»: in particolare, viene posto l’accento sull’attivismo di Pechino in varie aree del globo, dall’Africa all’Afghanistan. «L’obiettivo di una supremazia globale, in ambito tecnologico, economico e anche militare perseguito dalla potenza cinese con una proiezione di ampio respiro nel futuro sembra realizzabile nell’arco di qualche decennio», indica il documento. È d’altronde anche per far fronte alle turbolenze internazionali che il comitato è tornato a sottolineare la necessità della sicurezza energetica: quella sicurezza energetica che «rappresenta un tassello cruciale da presidiare all’interno di una complessiva strategia di difesa dell’interesse nazionale».
In tale quadro, è interessante sottolineare come, in apertura della relazione, non manchi un appunto mosso al Parlamento. «Nonostante le precedenti relazioni annuali abbiano fornito analisi e valutazioni di indubbio rilievo, […] appare singolare e nel contempo preoccupante che in nessun caso vi sia stato un seguito effettivo di tali risultanze davanti alle Camere, tramite lo sviluppo di un dibattito da reputarsi essenziale e doveroso quando si verte sul bene cruciale della salus rei publicae». Una «bacchettata» si è registrata anche sul Trattato del Quirinale. «Il Copasir ritiene opportuno evidenziare che, mentre in vista della sottoscrizione del Memorandum sulla Via della seta, il Governo intese preventivamente coinvolgere l’Organo parlamentare in un confronto sui temi della sicurezza nazionale interessati, analogo preventivo coinvolgimento non si è verificato nel caso del Trattato con la Francia», si legge a pagina 21. Non solo: nel rapporto tra Roma e Parigi, il comitato sembra mettere in guardia dalle ambizioni d’oltralpe, invocando «un’adeguata tutela degli asset strategici in ambito finanziario e industriale italiani».
Nota finale. Per la prima volta da che esiste il comitato viene pubblicato un paragrafo dedicato a una società, Marco Polo Council, legata all’ex direttore dei servizi Alberto Manenti, per segnalare una serie di attenzioni. Il testo non è inserito a caso ma dopo che su iniziativa del Dis il governo ha emanato un decreto che proibisce agli ex di avere attività retribuite da Paesi esteri. Certo, la mossa targata Elisabetta Belloni non avrà certo stemperato i rapporti con Matteo Renzi, che da premier sostenne Manenti e ora da grande elettore è stato il primo a bocciarla come candidata al Colle.






