2018-07-12
Datevi una calmata: Ronaldo è un affare per la Juve
.Per l’Italia non cambia nulla
Calma con l'esultanza per l'acquisto dell'attaccante portoghese. Il fenomeno farà bene ai bianconeri e a tutta la serie A. Ma il fisco quasi non si accorgerà di lui. Mentre se ne sono accorti gli operai Fiat di Melfi, che scioperano. Il «riscatto del Paese» inizia male.Ai tempi di Gianni Agnelli si amava ripetere una banalità, che poi un giorno lo stesso Avvocato smentì a Gianni Minoli: «Quel che è bene per la Fiat, è bene anche per l'Italia». Un giorno, stufo di sentirsi attribuire un concetto tanto superficiale, andò a Mixer e lo corresse: «Quel che è male per Torino è sempre male per l'Italia». Ma a leggere i quotidiani e a sentire i telegiornali, dopo l'acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, l'Italia intera trarrà giovamento economico dall'ingaggio milionario di Cr7. Anche dopo la vittoria degli azzurri ai Mondiali del 2006 ci toccò ascoltare somme castronerie sulla ripresa del Pil per via pallonara. Poi arrivò la crisi del 2008 e si portò via le previsioni degli economisti della domenica. Ieri, la lettura della Stampa era imperdibile. Apriva con sette pagine dedicate al calciatore, con titoli come «Il riscatto del Paese dopo il flop Mondiale», «Stadi pieni e diritti televisivi. L'effetto Cr7 sul calcio italiano» e un'intervista all'ex segretario del Pd Walter Veltroni che azzardava: «È come se fosse arrivato Pelé nell'Italia di oggi». Ok, ma La Stampa è della Fiat. Allora ecco un saggio da Sky Tg24, in un servizio di ieri: «L'arrivo di Ronaldo è un successo del nostro calcio che torna con forza al centro dell'interesse globale. E un successo per il nostro Paese, che non solo è il più instagrammato o quello che i Vip di Hollywood scelgono per sposarsi. Ma diventa anche il palcoscenico scelto dal campione ritenuto da tutti il numero 1». Per poi concludere: «Se sarà un successo gestionale, in termini di risultati, lo vedremo, ma per l'immagine del nostro Paese e del nostro calcio un successo lo è già». Stessa solfa su Internet e sui principali giornali, dove si legge che l'investimento della Juventus (117 milioni per l'acquisto e 40 di ingaggio a stagione per 4 anni) si ripaga da solo. Anche se per cominciare il portafogli lo apre Fca, che in cambio avrà un uomo immagine che ha 313 milioni di follower sui social network. Meno fondato il calcolo che impazza in rete e tra i commentatori calcistici, secondo il quale l'aumento del titolo Juventus in Borsa coprirebbe il prezzo d'acquisto di Cr7. La capitalizzazione a Piazza Affari è passata dai 660 milioni del 29 giugno agli 884 milioni di ieri sera, ben 224 milioni in più. Ma sarebbero grandezze paragonabili con il costo dell'operazione Ronaldo solo se l'azionista Exor vendesse oggi tutte le sue azioni del club. Ieri comunque il titolo Juve ha ripiegato del 5,18% a 85 centesimi. La bufala del pilQuanto all'affermazione che tutto il calcio italiano ne guadagnerà, quella sì che è vera, anche se per la prossima stagione i diritti tv sono stati già venduti. Molte anche le sottolineature sui benefici per il fisco italiano, che però, a proposito di uno come il campione portoghese, che ha messo su una girandola offshore tra Panama, Jersey e Lussemburgo, suonano un po' comiche. Senza dimenticare che in quanto nuovo residente in Italia Ronaldo potrà limitarsi a versare per anni un forfait di 100.000 euro come imposta sui redditi di fonte estera.In ogni caso, è davvero difficile poter prevedere in che termini la mega acquisizione bianconera sarà «un successo per il Paese», anche se alcune banche d'affari stanno già sformando le prime analisi. Nell'estate 2006, alla vigilia della finale di calcio con la Germania, il Financial Times pubblicò una ricerca di Abn Amro in cui si sosteneva che la vittoria italiana avrebbe fatto salire il Pil dello 0,7% e avrebbe miracolato anche gli indici di Borsa. E l'11 luglio, il giorno dopo la «notte magica di Berlino», Goldman Sachs sostenne che «l'effetto positivo della vittoria mondiale sull'economia italiana è sicuro e immediato». In realtà, a fine anno il premier Romano Prodi incassò un aumento del Pil pari al 2%, per nulla legato a fattori calcistici, ma semmai alla ripresa del commercio internazionale. Quando ci cascò RenziPoi, nel 2008, arrivò la crisi internazionale. Una crisi che avrebbe dovuto insegnare prudenza nelle previsioni demagogiche. E invece in occasione dei Mondiali del 2014 l'allora premier Matteo Renzi si lasciò andare a prevedere un aumento del Pil dell'1% in caso di vittoria in Brasile, subito «suffragato» da uno studio della Coldiretti che forniva ampie assicurazioni numeriche. Non serve ricordare come finì, per l'Italia e per Renzi. L'agricoltura per fortuna va ancora bene, ma non lo stesso si può dire per l'auto. Almeno in Italia. E allora ecco che l'Unione sindacale di base ha proclamato da domenica sera due giorni di sciopero alla Fiat di Melfi per protestare contro l'acquisto di Cr7: «Di fronte a tanta iniquità non si può che scioperare».