2020-09-21
Bibbiano non è bastato: i furti di bambini proseguono
Tra poco più di un mese si decide se processare i 24 imputati di Bibbiano. Ma nel frattempo le norme non sono cambiate e sui piccoli tolti alle famiglie si continua a chiudere gli occhi.La deputata Veronica Giannone: «Commissione d'inchiesta ferma e Osservatorio sui minori con database vecchi. I tribunali vanno riformati»Lo speciale contiene due articoli.Sono i numeri, prima di tutto, a fotografare le opacità del sistema: in Italia, non esiste una stima aggiornata dei minori allontanati dalle loro famiglie. Si può procedere solo a campione, come spiega chi di storie in questi anni ne ha ascoltate a centinaia. Oppure rintracciare qualche informazione tra i resoconti delle audizioni che si sono svolte presso la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Le ultime cifre disponibili parlano di circa 40.000 casi: 27.000 bambini collocati in case famiglia, il resto nelle famiglie affidatarie. Eppure, la certezza non esiste, dal momento che non c'è una banca dati a cui fare riferimento. Da anni se ne promette l'istituzione. Al momento, tuttavia, di tracce non se ne vedono. E nell'ombra può accadere di tutto. «Il caso di Bibbiano avrebbe dovuto insegnare qualcosa», spiega alla Verità la senatrice Maria Rizzotti, di Forza Italia, membro nella scorsa legislatura della Commissione infanzia. «Siamo di fronte a uno scandalo mostruoso, davanti al quale tutti chiudono gli occhi. E quando finalmente si aprono, c'è chi preferisce richiuderli velocemente». Chiudere gli occhi per non vedere quello che è accaduto e che, purtroppo, continua ad accadere. A Bibbiano, una località che è diventata un simbolo tristemente famoso. come in altre zone d'Italia. Tra poco meno di un mese e mezzo, si deciderà sull'eventuale rinvio a giudizio dei 24 imputati nell'inchiesta «Angeli e demoni». Nonostante il clamore suscitato da quanto accaduto in Val d'Enza, troppe situazioni nel nostro Paese restano ancora opache, avvolte nel mistero. Sarebbero centinaia le famiglie che aspettano di riabbracciare i propri figli: padri e madri che per giorni non riescono a sentire né a vedere i propri piccoli, sebbene i decreti dei tribunali per minori dispongano il contrario. Abbiamo deciso di raccogliere alcune tra le storie più drammatiche, per continuare a raccontare un fenomeno di cui, forse, si parla troppo poco. Ogni giorno, secondo una ricerca dell'università di Padova, 63 minori vengono allontanati dalle famiglie di origine. In alcuni casi, ciò avviene senza un perché. Come è successo alle due sorelline di 13 e 15 anni allontanate dalla casa materna e separate in due comunità differenti. «Sono state portate via il 14 luglio scorso, piangevano disperate», ricorda la madre delle piccole. Dalle telefonate che la donna ha deciso di registrare, sono emersi il dolore e la sofferenza provati all'interno delle strutture: «Ho paura a stare qui, chi ha il coraggio scappa. Io sinceramente non ce la faccio», ha raccontato una delle ragazze. Dal loro dramma, è emerso un particolare preoccupante: spesso, la richiesta di aiuto dei genitori può trasformarsi nell'inizio di un incubo. «Ho denunciato il mio ex marito per le sue aggressioni e mi sono ritrovata senza figli», ha spiegato la madre delle ragazzine. «Mi sono rivolta ai servizi sociali per farmi aiutare, in realtà ci hanno schiacciato, ci hanno completamente abbandonato. Se potessi tornare indietro, non lo rifarei. Hanno ragione le mie figlie quando dicevano “stavamo meglio quando le prendevi"». Come milioni di adolescenti loro coetanei, le sorelline hanno affidato alle reti sociali il loro messaggio: «Fateci uscire da questa prigione, aiutateci a far valere il diritto di essere ascoltate. Vogliamo tornare a casa». Lo scorso giovedì, la settima sezione civile del tribunale di Torino ha dato loro ragione, «disponendo il rientro presso l'abitazione materna». Ce l'hanno fatta, le due sorelline. Hanno vinto la loro battaglia. Altri, invece, aspettano ancora, senza la possibilità di far valere le proprie volontà, di far sentire la propria voce. «Le famiglie in difficoltà non osano più rivolgersi ai servizi sociali», spiega ancora Rizzotti, «perché hanno paura che i bambini vengano portati via». Le motivazioni, secondo la senatrice, sarebbero da ricercare anche nei risvolti economici: «C'è un giro tra assistenti sociali, non tutti chiaramente, case famiglia e giudici minorili che si spartiscono i soldi della gestione dei minori». Le rette, a seconda delle regioni, vanno da un minimo di 80 a un massimo di 120 euro. «Le famiglie che hanno bisogno di aiuto finiscono praticamente sotto processo, perché incappano in chi preferisce fare soldi sulla pelle dei bambini piuttosto che tutelarne l'interesse».<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/ladri-di-bambini-2647724170.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-parlamento-muto-davanti-al-dramma-degli-affidi-sospetti" data-post-id="2647724170" data-published-at="1600630983" data-use-pagination="False"> «Il Parlamento muto davanti al dramma degli affidi sospetti»
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)
Giorgia Meloni ad Ancona per la campagna di Acquaroli (Ansa)
«Nessuno in Italia è oggetto di un discorso di odio come la sottoscritta e difficilmente mi posso odiare da sola. L'ultimo è un consigliere comunale di Genova, credo del Pd, che ha detto alla capogruppo di Fdi «Vi abbiamo appeso a testa in giù già una volta». «Calmiamoci, riportiamo il dibattito dove deve stare». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nel comizio di chiusura della campagna elettorale di Francesco Acquaroli ad Ancona. «C'é un business dell'odio» ha affermato Giorgia Meloni. «Riportiamo il dibattito dove deve stare. Per alcuni è difficile, perché non sanno che dire». «Alcuni lo fanno per strategia politica perché sono senza argomenti, altri per tornaconto personale perché c'e' un business dell'odio. Le lezioni di morale da questi qua non me le faccio fare».
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