2022-07-22
La X Mas sbarca sullo schermo. All’estero l’eroismo non è un tabù
Mas 95 della Regia Marina negli anni della Grande Guerra (Getty Images)
Mentre in Italia l’impresa di guerra genera imbarazzo, in Spagna il romanzo di Pérez Reverte sulle gesta dell’Orsa Maggiore diventa una miniserie tv. Al centro l’affondamento di 14 navi inglesi da parte dei marò.Per il quadriennio 2015-2018, ci saremmo aspettati almeno un film che ricordasse le eroiche gesta dei nostri fanti durante la prima guerra mondiale. Niente di tutto questo è accaduto. Eppure, di storie da raccontare ce n’erano, ce n’erano eccome. Dalle imprese di Francesco Baracca, l’asso della nostra aviazione, fino alla beffa di Buccari e al volo su Vienna, che videro protagonista Gabriele d’Annunzio, il poeta soldato. Del resto, quante volte ci siamo detti: «questa è propria una storia da film»? Naturalmente, sappiamo bene perché queste pellicole non sono mai venute alla luce. La narrazione oggi dominante prevede che gli italiani, in guerra, siano sempre e solo una truppa di cialtroni, un esercito di Fantozzi, un’armata Brancaleone. Un po’ come Oreste Jacovacci e Giovanni Busacca, i protagonisti del film monicelliano La grande guerra (1959), impersonati dagli indimenticabili Alberto Sordi e Vittorio Gassman. E se già la prima guerra mondiale, condotta da un governo liberale, ha rappresentato un problema, allora la seconda, la «guerra fascista», diventa gioco forza un argomento tabù. Per fortuna, però, le vie del Signore sono infinite, e c’è anche chi ha tutt’altra opinione del soldato italiano che, dal 1940 al 1943, combatté su tutti i fronti con coraggio e valore. Quel qualcuno si chiama Arturo Pérez Reverte. Il suo nome non è affatto ignoto al pubblico italiano, dato che è tra gli scrittori spagnoli più quotati: ha 20 milioni di lettori in tutto il mondo, le sue opere sono state tradotte in 40 lingue e alcuni suoi romanzi sono diventati film di successo. Basti pensare al suo bestseller Il club Dumas (1997), che nel 1999 è stato trasposto su pellicola da Roman Polanski con La nona porta. Giusto l’anno scorso Pérez Reverte ha pubblicato la sua ultima fatica, El Italiano, che in Spagna ha venduto la bellezza di 500.000 copie ed è stata tradotta da poco nella nostra lingua (Rizzoli). Ecco, proprio L’Italiano - i cui diritti audiovisivi sono stati acquistati da Cattleya Producciones - diventerà presto una miniserie televisiva, che dovrebbe uscire nel 2024. La storia narra le gesta dei soldati dell’Orsa Maggiore, la squadriglia della X Mas che tanti grattacapi creò nel Mediterraneo alla Marina di Sua Maestà britannica. Gli eventi raccontati nel romanzo - assicura Pérez Reverte - sono basati su fatti realmente accaduti che gli furono riportati dal padre. La storia è ambientata a Gibilterra, dove tra il ’42 e il ’43 i marò della Decima si distinsero affondando ben 14 navi da guerra inglesi.Ma non si tratta, ovviamente, solo di storia militare. La trama si sviluppa, infatti, attorno ai due protagonisti, la libraia spagnola Elena Arbués e il sommozzatore italiano Teseo Lombardo. Tra i due nascerà un appassionato amore che si consumerà al suono del cannone. È una storia di amore e guerra, quindi, quella raccontata da Pérez Reverte. Come specificava il quotidiano El Español, questa è una di quelle storie che tanto piacciono all’autore e «abbondano nella sua bibliografia: storie di coraggio e onore degli uomini di mare, di spionaggio e di eroismo nel senso classico del termine». Basti pensare alla sua fortunata saga di romanzi incentrati sul capitano Diego Alatriste e ambientati nella Spagna del Seicento. Come spiegava sempre il quotidiano iberico, «in sostanza El Italiano è un’esaltazione, e come potrebbe essere altrimenti, dei pilastri della letteratura revertiana: lo spirito di sopravvivenza del soldato al di là di qualsiasi ideologia politica, la prevalenza dell’onore nelle situazioni più drammatiche, il rispetto per il nemico, il cameratismo».Del resto Pérez Reverte, che è stato a lungo inviato di guerra e ha più volte sparato ad alzo zero contro l’ideologia woke, non ha mai nascosto la sua ammirazione per i soldati italiani della seconda guerra mondiale: «Ciò che hanno fatto quei pochi uomini è stato incredibile», confessa in un passaggio del libro. «Riuscite a immaginarli di notte, mentre attraversano la baia, uomini soli che attaccano un’intera flotta nemica, a Malta, a Suda, ad Alessandria? E malgrado tutto ciò gli anglosassoni, quando raccontano la guerra nei film e nei libri, disprezzano gli italiani». Al contrario il romanziere spagnolo, che non ha mai particolarmente amato gli inglesi, tempo fa ha affermato: «A volte mi piacerebbe essere italiano. Non c’è nessuno come loro in grado di strizzarsi l’occhio l’un l’altro nel bel mezzo del caos. Per questo sono indistruttibili». Quello che ci racconta Pérez Reverte, insomma, è un altro modo di essere italiani, ben lontano dagli stereotipi fantozziani che tanto piacciono agli etnomasochisti di casa nostra. È un’italianità solare, eroica, scanzonata, che beffa la morte e ghigna, come nelle saghe (verissime) di Giuseppe Garibaldi, Gabriele d’Annunzio, Italo Balbo, Ettore Muti e del «comandante diavolo» Amedeo Guillet. Una storia che dovremmo ricordare e onorare, ma soprattutto raccontare. Anche per questo dobbiamo ringraziare Pérez Reverte, una penna spagnola con un cuore, forse, molto italiano.