2022-10-31
La Turchia prova a sbloccare il grano
Colloqui tra Ankara e Mosca per salvare l’accordo sull’export di cereali. Kiev: «Ferme nel Mar Nero 218 navi». Silvio Berlusconi: «Zelensky tratterà se non gli inviamo più armi».L’attacco alle quattro navi russe in Crimea ha provocato un altro terremoto. Dura la reazione del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov: «La situazione odierna è simile alla crisi dei missili a Cuba, le minacce immediate sono proprio ai confini della Russia» ha detto. Dalle parole ai fatti, perché la reazione immediata è stata quella di sospendere l’accordo sul grano. Solo ieri sono state bloccate 218 navi, di cui 95 cariche di cereali pronto per essere esportato. Per Mosca la scelta era obbligata: secondo fonti della sua Difesa, i droni che hanno attaccato Sebastopoli hanno utilizzato il corridoio di sicurezza previsto per il trasporto di cereali. I russi sospettano addirittura che questi possano essere stati lanciati da una «nave cargo». Non solo perché Mosca è convinta che l’attacco sarebbe stato sferrato con la regia di Londra, mentre i droni subacquei utilizzati, secondo quanto riportano le agenzie di stampa russe, avevano moduli di navigazione prodotti in Canada. «Mosca riprenda la partecipazione all’accordo sul grano», così il segretario di Stato americano Antony Blinken. Dall’Europa, il responsabile della Politica estera europea Josep Borrell: «Questa decisione mette a rischio la principale via di esportazione dei cereali e fertilizzanti necessari per affrontare la crisi alimentare globale. Mosca torni indietro sulla sospensione dell’accordo sul grano». La Nato: «Putin smetta di usare il cibo come se fosse un’arma». La Turchia, fra i principali artefici della chiusura dell’accordo del grano a luglio, si è subito messa all’opera per fare da tramite: Ankara avrebbe subito avviato colloqui telefonici con Mosca proprio per parlare del grano. «La situazione è complicata» ha detto un interlocutore dell’agenzia russa Ria Novosti, che però non ha escluso che l’accordo, in scadenza il 19 novembre, rimanga ancora in vigore. Per la Russia «sarà possibile parlare della possibilità di un ritorno all’accordo sul grano dopo un’indagine approfondita su quanto accaduto a Sebastopoli», ha detto il viceministro degli Esteri russo, Andrei Rudenko, che ha aggiunto: nei prossimi giorni contatteremo Turchia e Onu per parlare della situazione del grano». La sospensione dell’accordo interrompe le spedizioni anche verso l’Italia, dove arrivavano dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chili di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra. «Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto - sottolinea la Coldiretti- per le forniture di mais alle stalle italiane, in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali». Il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, intanto riflette sullo stop all’invio di armi. Per il Cavaliere, infatti, «Zelensky, forse, potrebbe accettare di sedersi al tavolo per una trattativa solo se a un certo punto capisse di non poter più contare sulle armi e sugli aiuti e se, invece, l’Occidente promettesse di fornirle soldi per la ricostruzione». Queste alcune sue dichiarazioni contenute nel libro di Bruno Vespa, La grande tempesta.
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