2021-04-26
La Turchia si intromette nei comuni italiani: non state con gli armeni
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L’ambasciata della Turchia ha tentato di esercitare pressioni sulla città di Ferrara. E, al centro della questione, si pone il genocidio armeno. L’ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli, ha inviato una lettera – datata 23 aprile – al sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, di fatto protestando per un evento – con Antonia Arslan, Vittorio Robiati Bendaud e Moni Ovadia – in programma presso il Teatro Comunale. «Scrivo questa lettera per chiedere la correzione di un errore nella programmazione di un evento organizzato presso il Teatro Comunale di Ferrara», si legge nella missiva. «Secondo le notizie pubblicate sulle agenzie di stampa, il 24 aprile 2021 al Teatro Comunale di Ferrara verrà celebrata la Giornata della Memoria del cosiddetto genocidio armeno». Il diplomatico ha quindi riportato la posizione storica della Turchia, negando che i tragici eventi del 1915 siano catalogabili come “genocidio”. «Sebbene siano passati più di cento anni», si legge nella lettera, «le tragiche conseguenze della Prima Guerra Mondiale, sono ancora oggi rilevanti come questioni di controversia storica tra turchi e armeni, che fino ad allora avevano goduto di otto secoli di pacifica convivenza». Il diplomatico ha quindi chiesto al primo cittadino di Ferrara di «riconsiderare la sua posizione riguardo all’ospitare un evento così unilaterale e modellato unicamente attorno alla narrativa armena». Particolarmente dura è stata la reazione di Fabbri. «Giudico quanto in questa lettera assolutamente inaccettabile e rispondo alle parole dell'ambasciatore turco con i fatti: intendo infatti promuovere il percorso che vuole portare al riconoscimento della cittadinanza onoraria ad Antonia Arslan e a Taner Akçam, lo storico turco, esule, che ha dimostrato il genocidio armeno con prove raccolte nel suo libro da poco tradotto in italiano», ha dichiarato il primo cittadino. «Invito inoltre il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini», ha proseguito, «a prendere posizione, contro ogni spinta negazionista dobbiamo essere uniti e granitici. Non possiamo permettere che la memoria venga offesa». «Alla intollerabile presa di posizione dell'ambasciatore rispondo quindi rinnovando la mia stima e vicinanza ad Antonia Arslan e al popolo armeno. Bene ha fatto il premier Mario Draghi a definire 'dittatore' il presidente turco Recep Tayyip Erdogan», ha aggiunto Fabbri. Ricordiamo che queste tensioni siano esplose dopo che, sabato scorso, si è celebrata la giornata della Memoria del genocidio armeno: un genocidio che, sabato stesso, è stato formalmente riconosciuto anche dal presidente americano, Joe Biden. Una scelta, quest’ultima, che ha suscitato le ire di Ankara e che porterà prevedibilmente a un aumento della tensione diplomatica tra Stati Uniti e Turchia. Al momento sono una trentina i Paesi che riconoscono il genocidio armeno, identificando con esso i tragici eventi avvenuti tra il 1915 e il 1916, quando l’Impero Ottomano – tra incarcerazioni e deportazioni – portò alla morte, secondo le stime, di oltre un milione di armeni. La Turchia, dal canto suo, continua tuttavia a negare che si possa parlare di genocidio. E non cessa inoltre di esercitare pressione a livello internazionale, per evitare che questo riconoscimento venga effettuato da Paesi, città e istituzioni.