2020-07-22
La truffa del ddl Zan. Già assegnati 4 milioni per la legge che non c’è ancora
Tra gli emendamenti al voto, alcuni sono nel Decreto rilancio. È una beffa che si aggiunge al danno di una norma liberticida.Un bel gruzzolo, 4 milioni di euro, si nasconde dietro le polemiche di principio sulla legge anti omofobia. I soldi sono stati stanziati dal decreto Rilancio grazie a un emendamento targato M5s (prima firmataria Gilda Sportiello) inserito nel testo definitivo all'articolo 105 quater. La Verità ne aveva parlato lo scorso 5 luglio. Il denaro dovrebbe essere destinato a istituire case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici: una dote consistente, visti i tempi di magra per le casse dello Stato. Il decreto è stato convertito in legge lo scorso venerdì 17, in barba alla scaramanzia. Ed è finito subito in Gazzetta Ufficiale.Ieri la Commissione giustizia della Camera doveva esaminare il testo unificato della legge che porta il nome di Alessandro Zan, Pd, che ne è il relatore. Ma tra gli emendamenti da votare, alcuni sono già contenuti nella legge di conversione del Decreto rilancio. In sostanza, i deputati erano chiamati a esprimersi su articoli già approvati in quanto contenuti in una legge precedente. «È frode parlamentare», denuncia Alfredo Mantovano, magistrato, consigliere alla Corte di Cassazione e vicepresidente del Centro studi Livatino. «È un fatto senza precedenti», aggiunge. Di fatto, gli articoli 7 e 9 del testo Zan sono stati già approvati dalla legge di conversione nell'articolo 105 quater: «Il relatore deve dunque tornare a casa e presentare un altro testo. Esistono norme in base alle quali se un provvedimento è in discussione in un ramo del Parlamento non può esserlo nell'altro». Roberto Calderoli la chiamerebbe una «porcata». Mantovano la definisce «una presa in giro» dei membri della Commissione «che hanno presentato emendamenti su norme che sono già legge» e «un affronto ai cittadini in questo momento di crisi per l'attribuzione già approvata di fondi alle associazioni Lgbt, a cui si dà dunque priorità mentre si fa l'impossibile per aiutare chi è in difficoltà». L'articolo 7, precisa Mantovano, «prevede che il Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, sia incrementato di 4 milioni di euro annui a decorrere dal 2020»: ma sono soldi già stanziati dal Decreto rilancio con le stesse modalità previste dal testo Zan, comprese le politiche di sostegno delle vittime di omofobia e la realizzazione sul territorio nazionale di «centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere». All'articolo 9, invece, si spiega che «agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 7, comma 1, pari a 4 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020 si provvede mediante corrispondente riduzione» di un fondo previsto dalla legge di bilancio del dicembre 2014. I finanziamenti finirebbero nel Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità.È una beffa che si aggiunge al danno di una norma liberticida. All'interno del decreto che doveva occuparsi di «salute, sostegno al lavoro e all'economia, politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica» è stato infilato uno spostamento di fondi che non appare né necessario né urgente, almeno a confronto con la crisi innescata dalla pandemia. Necessità e urgenza sono gli elementi che, secondo la Costituzione, dovrebbero caratterizzare tutti i decreti legge. Invece il Decreto rilancio è stato trattato come un Milleproroghe qualsiasi. Il peggio è che Zan, relatore anti omofobia, non se n'è accorto e ha portato all'attenzione dei colleghi un testo che ripropone norme già in vigore. «L'esame del testo unico Zan in Commissione giustizia deve fermarsi», protesta Mantovano, «per capire quali articoli, e relativi emendamenti, saranno sottoposti al voto e quali no, visto che un quarto della proposta è già sulla Gazzetta Ufficiale con vigore di legge». Le opposizioni (Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia) hanno sollevato il caso ieri all'ufficio di presidenza della Commissione giustizia che dovrà pronunciarsi. Al momento la Commissione è bloccata anche da un'altra questione procedurale che riguarda la composizione dello stesso organismo, in cui Forza Italia e M5s hanno un componente in più di quanto dovuto.Contro il disegno di legge Zan si muove qualcosa anche in Forza Italia, il partito del centrodestra finora più possibilista, al contrario di Lega e Fratelli d'Italia che sono stati contrari fin dall'inizio. L'azzurro Antonio Palmieri e altri 4 deputati hanno presentato emendamenti che sopprimono varie parti della legge. Enrico Costa, responsabile Giustizia del partito di Silvio Berlusconi, in un'intervista a La Repubblica ha detto che «se il testo del ddl sull'omofobia rimarrà così com'è, non voteremo la legge. Siamo un partito di matrice liberale. Riteniamo giustissimo punire comportamenti violenti e antigiuridici. Ma è pericoloso punire penalmente chi afferma le proprie idee». Costa fissa un paletto: «Abbiamo presentato 17 emendamenti, tra cui uno che esclude ogni forma di sanzione di fronte alla libera espressione di un'opinione o di un convincimento, e di fronte a condotte che rientrano nel pluralismo delle idee e nella libertà delle scelte. Questo emendamento è una condizione imprescindibile».
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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