2018-07-11
La triade rossa che ispira Di Maio sui contenuti del decreto Dignità
Il ministro ha scelto fra i suoi consiglieri Piergiovanni Alleva, comunista e teorico della settimana cortissima: solo quattro giorni in ufficio. Con lui, l'ex assessore di Nichi Vendola e il grillino contrario all'alleanza con la Lega.Carroccio e M5s divisi sul ritorno dei voucher. La discussione in aula inizierà il 24 luglio, anche se il testo ufficiale non è ancora uscito.Lo speciale contiene due articoli«Non importa se il gatto è bianco o nero, l'importante è che prenda i topi». Il motto di Mao Tse Tung è il preferito di Piergiovanni Alleva, che però ha un debole per i felini rossi, anzi immagina un mondo ideale in cui siano tutti di quel colore, simile alla bandiera che sventolava sul mausoleo di Lenin e al libretto dello stesso signor Mao. Cose da nostalgici attempati, da happy few delle feste dell'Unità, fedeli alla linea verso la rivoluzione della salamella. Il problema è che il professor Alleva non è un postcomunista da racconto di Tonino Guerra, ma è il consulente più importante del ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, uno degli architetti del decreto Dignità che tanto ha fatto strillare Confindustria, ha fatto perdere la voce a Confcommercio e sta facendo cascare le braccia a numerosi giuslavoristi non di area. Come Franco Bastianello, presidente dei consulenti del lavoro di Vicenza: «Intervenire sui contratti a termine all'inizio del periodo estivo con un decreto legge non ci sembra proprio la migliore delle idee».Le critiche sono note: il decreto Dignità irrigidirebbe il rapporto di lavoro, toglierebbe flessibilità, con la riduzione della durata e del numero di proroghe dei contratti a termine favorirebbe il turnover e non assicurerebbe stabilità. Quanto al ritorno delle causali, farebbe felici solo gli avvocati perché alimenterebbe i contenziosi, molto ridotti negli ultimi anni. È visto come un intervento di sinistra, anzi molto collettivista; basta leggere il curriculum di chi lo ha ispirato per comprenderne la genesi ideologica. E per incasellarlo in un'operazione di bilanciamento grillino rispetto al «law and order» che sta ispirando Matteo Salvini in questi mesi. A 72 anni, il professor Alleva vede materializzarsi da Bologna la sua visione del mondo del lavoro, sindacalizzata e statalizzata, non distante dalla logica dei piani quinquennali di sovietica memoria che sognava da ragazzo quando militava in Lotta continua. Oggi sottolinea d'essere un «consulente gratuito», ordinario di diritto del lavoro all'università di Bologna, da sempre nella consulta per il lavoro della Cgil (e questo spiega il silenzio assenso del sindacato rosso rispetto alla legge). Politicamente sembra tutt'altro che indefinibile: è membro del comitato del nuovo Partito comunista italiano, fondato due anni fa, presentatosi alle elezioni con la lista Potere al popolo! senza riuscire a eleggere parlamentari. Alleva è anche consigliere regionale in Emilia e nel 2013 si candidò al Senato con il movimento fallimentare di Antonio Ingroia. Più convinto di Fausto Bertinotti, più a sinistra di Stefano Fassina (che prese la tessera del Pci dopo il crollo del muro di Berlino). E teorico del «Lavorare meno, lavorare tutti» che campeggia nella homepage del suo sito. Per bilanciare gli entusiasmi del gatto rosso Alleva, Di Maio gli ha affiancato due consulenti che sembrano suoi discepoli da ateneo. Uno è Pasquale Tridico, 43 anni, inserito dal M5s nella lista dei ministri di area, al quale lo stesso Di Maio avrebbe, per così dire, soffiato il posto. L'altro è Marco Barbieri, 59 anni, ordinario di diritto del lavoro all'università di Foggia, già assessore regionale pugliese nella giunta di Nichi Vendola dal 2005 al 2009. Tridico ha lo stesso sorriso e la stessa pettinatura del premier Giuseppe Conte, fa parte dell'intellighenzia pentastellata della sinistra dura e pura, si muove con passo felpato perché questo governo gli piace poco. E spiega: «Nella nuova alleanza tra 5 stelle e Lega non mi trovo per motivi prima ideologici e ora programmatici, ho un'altra sensibilità e avrei preferito un'altra direzione». Questo non gli impedisce di collaborare, aspettando lo show down e una virata verso il Pd «derenzizzato». Professore di economia del lavoro all'università Roma Tre, Tridico ha deciso di far parte del pool per vedere se sarà possibile concretizzare il suo obiettivo primario: reintrodurre l'articolo 18. In ogni intervento pubblico non tralascia di sottolineare che «è necessario recuperare i diritti e la dignità del lavoro, eliminare il Jobs act e contrastare la liberalizzazione dei contratti a termine». Appunto. Ideologicamente vicino a lui, Marco Barbieri è un dirigente di Liberi e Uguali, dei quali non rinuncia ad ammettere l'irrilevanza. Più interessante supportare il Movimento, anche se «promette in forma vaga e ondivaga cose che noi caldamente vorremmo». Non conferma l'incarico, ma ringrazia con lo smile chi gli fa i complimenti su Facebook. È un tifoso convinto del reddito di cittadinanza, ma spiega: «Se i 5 stelle lo fanno come il governatore Michele Emiliano si tratterà di una misura parziale, squilibrata e tutt'altro che universale, che dà troppi vantaggi alle imprese e pochi ai cittadini».Più che un ufficio di consulenza, questo è un comitato centrale pronto a concretizzare le proprie nostalgie, con il professor Alleva leader carismatico. Secondo gli scettici in trincea il prossimo passo potrebbe essere la riduzione dell'orario di lavoro, in barba alla produttività richiesta da aziende, mercato e perfino (ma sottovoce) dai sindacati. Alleva pensa a una settimana di quattro giorni e ha rivelato al Corriere della Sera di aver parlato con Di Maio di «contratti di solidarietà espansiva con riduzione dell'orario degli altri lavoratori e mi ha detto che gli interessa molto, potrebbe diventare una proposta di legge». Sul sito si magnifica l'esperienza dei metalmeccanici del Baden Württemberg, che hanno raggiunto un accordo sulla settimana lavorativa di 28 ore. Alleva brinda: «Si può fare anche in Italia. Considerando le conseguenze dell'automazione sui livelli occupazionali, dobbiamo puntare a ripartire il lavoro che c'è, fermo restando che si deve anche creare lavoro in più. Dopo l'introduzione del sabato libero negli anni Settanta, in Italia non si è più agito sulla riduzione dell'orario di lavoro». È la settimana cortissima, quasi una parentesi fra un weekend e l'altro. Chissà cosa ne pensano gli industriali e l'alleato nordista. Giorgio Gandola<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/la-triade-rossa-che-ispira-di-maio-sui-contenuti-del-decreto-dignita-2585518024.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="lega-e-m5s-divisi-sul-ritorno-dei-voucher" data-post-id="2585518024" data-published-at="1757672849" data-use-pagination="False"> Lega e M5s divisi sul ritorno dei voucher L'appuntamento è per il 24 luglio: per quella data il decreto Dignità, a quanto ha deciso la conferenza dei capigruppo della Camera, dovrebbe approdare a Montecitorio per la discussione generale, mentre il 25 e 26 sono in calendario le votazioni. Ancora, tuttavia, non è stato ufficializzato il testo del decreto varato dal Consiglio dei ministri, anche se nella serata di ieri fonti parlamentari garantivano che la formalizzazione dovrebbe avvenire «a breve». Dopo la firma di Sergio Mattarella la norma verrà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, e da quel momento in poi l'esame parlamentare del testo dovrà avvenire entro 60 giorni. Sul fronte dei contenuti, il tema più caldo sono i voucher, i buoni lavoro la cui abolizione era stata sostenuta con forza dal M5s lo scorso anno. Ora la Lega ne ha chiesto la reintroduzione per alcune tipologie di attività, trovando però le perplessità del vicepremier e ministro del Lavoro Luigi Di Maio, secondo cui «se si vogliono reintrodurre i voucher per sfruttare la gente il M5s voterà contro. Se si reintroducono i voucher per specifiche mansioni e non per sfruttare i lavoratori allora ne possiamo parlare». Ed è proprio su questo che punta la Lega. «Ci sono alcuni limitati settori, penso ad agricoltura, commercio, turismo e servizi, lavori stagionali per i quali l'alternativa è: lavoro nero o voucher? Io preferisco i voucher allo sfruttamento e al lavoro nero», ha detto il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Ma sul tema non ha risparmiato critiche la presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini, che ha twittato: «Caos nel governo. Scontro Lega-Di Maio sulla reintroduzione dei voucher, e intanto il testo del provvedimento non è stato ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Com'era la storiella del cambiamento?». A gettare acqua sul fuoco è stato il ministro delle Politiche agricole Gian Marco Centinaio, che al Tg5 ha spiegato: «L'introduzione dei voucher in agricoltura e turismo è stata richiesta dalla Lega e dal Movimento 5 stelle. Quindi chi dice che c'è uno scontro in atto all'interno della maggioranza mente sapendo di mentire». Sul tema dei buoni lavoro, dopo le forti critiche dei giorni scorsi, il governo ha registrato anche un inatteso avvicinamento di Confindustria. Per il numero uno di viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia, i voucher «servono ad alcune categorie come l'agricoltura, possono essere utili ad alcuni settori come il turismo. L'errore da non fare è scambiare i voucher con i contratti a termine. Sono due cose completamente diverse e ci auguriamo che si cambi in meglio la questione dei contratti a termine». Tema sul quale, invece, il governo non è disposto a negoziare, come aveva ribadito lunedì Di Maio. Ora la palla passa al Parlamento, dove Confindustria spera che il decreto venga modificato. «Si può migliorare», ha detto Boccia. «Confindustria non è contraria agli obiettivi di fondo del decreto Dignità, come la lotta al precariato e alle delocalizzazioni selvagge, ma non condivide gli strumenti scelti dal governo». Chiara Merico
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