2019-08-02
La tregua sulla giustizia dura poco. «Non si può essere processati a vita»
La riforma è stata approvata solo salvo intese, ma resta il nodo della sospensione della prescrizione, che scatterà a gennaio. Matteo Salvini «Dimezziamo i tempi dei procedimenti». Alfonso Bonafede: «Non state più con il Cav».Altro che «approvazione salvo intese», come, a notte alta, 36 ore fa, il ministro Alfonso Bonafede aveva provato a far credere, veicolando l'idea di un accordo sulla parte civile e di limature ancora da effettuare sulla parte penale della sua riforma. La giornata di ieri si è incaricata di rendere ancora più clamorosa la lacerazione sul tema della giustizia, che La Verità aveva già illustrato ieri mattina, dando conto delle tensioni del giorno precedente, culminate in un cdm senza esito. E così, ieri una nota del Carroccio è stata assolutamente esplicita: «La Lega non vota una non riforma, vuota e inutile». A seguire, le richieste leghiste: «Sanzioni certe per magistrati che sbagliano o allungano i tempi, no a sconti di pena per i criminali e un impegno per la separazione delle carriere e anche del Csm per garantire giustizia efficiente, equa e imparziale. I cittadini non possono essere ostaggi di processi infiniti». Tutti concetti ribaditi in una conferenza stampa rovente di Matteo Salvini dal Papeete beach di Milano Marittima: «O una vera riforma della giustizia pesante, significativa, che dimezza i tempi dei processi, o non siamo al mondo e al governo per fare le cose a metà».Su Facebook, la replica di Alfonso Bonafede, il grande sconfitto della partita, che evoca Silvio Berlusconi come se si trattasse di un insulto o di un anatema: «La separazione delle carriere e la riforma delle intercettazioni sono due punti forti della politica sulla giustizia di Berlusconi. Dico alla Lega: “Sono aperto a tutte le proposte ma non stanno governando con Berlusconi“». E ancora: «Non permetterò a nessuno giochini per far saltare la prescrizione». Inevitabile la controreplica di Salvini: «La prescrizione non c'entra. L'accordo era e rimane che la sospensione della prescrizione entrerebbe in vigore se sarà operativa la riforma della giustizia. Se non sarà così, vorrà dire che ci sono 60 milioni di italiani processabili a vita». Salvini ha tenuto il punto anche sulle intercettazioni: «Cosa c'entra Berlusconi? Vi pare normale che finisca sui giornali un pettegolezzo sull'amante? I pettegolezzi da spiaggia devono restare chiusi in un armadio altrimenti diteci che siamo in uno stato di polizia». Nel pomeriggio, sempre su Facebook, è arrivata la risposta di Luigi Di Maio, desideroso - operazione non facile -di attribuire alla Lega l'etichetta di «partito del no», quella che invece tanti elettori vedono cucita addosso ai grillini: «Mi aspetterei muri e “no" dalle forze di opposizione». E ancora: «Se ci sono problemi si risolvono, ma poi si va avanti. Penso che possiamo fare tanto con questo governo, ma ci deve essere la volontà politica da parte di tutti. Da parte del M5s c'è». Insomma, difesa d'ufficio di Bonafede, ma pure una qualche frenata politica. La realtà è che viene al pettine un nodo - quello della prescrizione - che mesi fa fu oggetto di una fuga in avanti grillina, e che la Lega riuscì solo a rinviare. Di che si trattava? Della volontà pentastellata di disporre la sospensione della prescrizione dopo il primo grado. La Lega non riuscì a bocciare il progetto, ma solo a rinviarlo a gennaio 2020, subordinandone la partenza a una riforma complessiva della giustizia. Che ora - secondo Bonafede - sarebbe arrivata proprio con il suo disegno di legge. Ecco perché lo scontro si è fatto al calor bianco. Ma l'idea grillina sulla prescrizione sarebbe un azzardo giustizialista, almeno per quattro ragioni. Primo: la prescrizione non è una furbata del cittadino, ma un sacrosanto venir meno della pretesa punitiva dello Stato se la giustizia non è stata in grado, dopo un tempo lunghissimo, di concludere il procedimento. Prendersela con il cittadino è surreale: sarebbe come aggredire il malato se un ospedale non funziona. Secondo: l'effetto di una sospensione della prescrizione sarebbe quello di avere processi eterni dopo il primo grado, cioè restare potenzialmente per tutta la vita sotto la spada di Damocle. Terzo: alcune ipotesi grilline nemmeno distinguono tra sentenza di primo grado assolutoria o di condanna: si resterebbe tutti sui carboni ardenti, o dopo una condanna in primo grado o dopo l'impugnazione dell'assoluzione da parte del pm. Quarto: circa il 70% dei procedimenti va in prescrizione al termine delle indagini preliminari, perché la fase delle indagini da parte dei pm si prolunga in modo eccessivo. Quindi il tema è il ritardo delle investigazioni, ben più che quello dei processi in sé.Va peraltro sottolineato che il governo precedente aveva già ulteriormente allungato la prescrizione: sospensione di 18 mesi in più dopo una condanna in primo grado, e di altri 18 dopo una condanna in appello. Non bastava? Forse allora occorre ripartire da una realtà devastante. Procedimenti penali pendenti: 1.520.599. Procedimenti civili pendenti: 3.587.589. Un sistema giustizia in cui molti milioni di italiani sono rimasti letteralmente intrappolati: vite in bilico, famiglie devastate, imprese messe in ginocchio. Perché rendere eterna questa persecuzione?