2021-10-15
La prova: la polizia ha scortato
Forza nuova a devastare la Cgil
In una informativa della polizia la ricostruzione dell'accordo tra gli esponenti di Forza nuova e gli agenti. Era stata accolta la richiesta del leader Giuliano Castellino di incontrare un rappresentante sindacaleUna informativa della Digos conferma che la trattativa tra polizia e Forza nuova per scortare i manifestanti fino alla sede della Cgil c'è stata. E ad ammetterlo è la stessa questura. Il leader di Fn, Giuliano Castellino, aveva chiesto e ottenuto di incontrare un rappresentante sindacale.. «Verso le ore 17.30, attesa l'insistente richiesta di effettuare un corteo da parte dei numerosissimi manifestanti, è stato loro permesso di effettuare un percorso dinamico verso i locali della Cgil, ciò al fine di ottenere un incontro con un rappresentante della sigla sindacale, così come richiesto dal leader romano di Forza nuova Giuliano Castellino». Un'annotazione dattiloscritta della Prima sezione informativa-Settore destra antagonista della Digos di Roma prova che la trattativa tra i manifestanti e la polizia c'è stata. A firmarla sono il vicequestore aggiunto Francesco Silvestri, l'ispettore Davide Ristori, il vice ispettore Paolo Leonardi e il sovrintendente Roberto Dominici. Nel documento, preparato alle 6 del mattino del 10 ottobre, quindi il giorno successivo alla manifestazione, è spiegata l'attività svolta in piazza del Popolo sabato scorso, che si è chiusa con l'ingresso nella sede della Cgil e con le devastazioni. «Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi», aveva detto Castellino durante la manifestazione.«Durante il percorso», annotano i poliziotti, «transitando su viale Washington, una volta giunti su piazzale del Brasile, è stato effettuato uno sbarramento dei mezzi di polizia, al fine di non causare un blocco del traffico veicolare. In questo frangente si sono verificate serie problematiche per la tenuta dell'ordine pubblico con attacchi ai convogli in servizio». Stando alla velina, «i manifestanti si sono divisi. Un folto numero si è diretto verso via Veneto, mentre un'aliquota di questi si è diretta verso gli uffici della Cgil». Il penultimo paragrafo è di due sole righe e dà atto che «una volta giunti, i manifestanti hanno fatto irruzione e hanno danneggiato i locali della sede». Il documento, nel quale non si fa riferimento ai nomi di chi tra i manifestanti era in contatto con la polizia, è finito tra gli atti dell'inchiesta e, insieme a undici video recuperati dagli investigatori tra le telecamere di sorveglianza della sede della Cgil e i filmati girati da alcuni manifestanti, è alla base della richiesta di convalida dell'arresto sollecitato per gli indagati accusati di essere stati i promotori della rivolta «No green pass» che, proprio tramite i video sono stati identificati. I sei indagati arrestati, e altri non ancora identificati, in «concorso tra loro», secondo l'accusa, «hanno usato violenza e minaccia nei confronti di agenti della polizia di Stato che stavano svolgendo un atto del loro ufficio». Quelle che per la Procura sono diventate «minacce e violenze» nei confronti della polizia, nell'informativa erano state presentate come «serie problematiche per la tenuta dell'ordine pubblico, con attacchi ai convogli».Ora, però, la versione della Digos, in più punti combacia con quella fornita dall'avvocato Carlo Taormina, difensore di gran parte degli arrestati. Compresa la trattativa per spostare il corteo dalla piazza alla sede della Cgil.Giuliano Castellino e Roberto Fiore, nella versione dell'avvocato, avrebbero dato l'incarico all'ex Nar Luigi Aronica, che era in contatto con la polizia, di chiedere l'autorizzazione per il corteo, e fra le varie ipotesi, «fra cui quella pericolosa di andare a Palazzo Chigi, viene fuori quella di andare da Maurizio Landini alla Cgil, perché dopo aver detto no al green pass, poi ha detto sì». E allora il capo dei responsabili della Digos in piazza, ha spiegato Taormina, «ha riferito che avrebbe parlato coi suoi superiori, presumo la Questura, poi non lo so, e che gli serviva mezz'ora. E dopo mezz'ora di attesa con calma e tranquillità, i superiori autorizzano il passaggio da piazza del Popolo alla Cgil». E anche la seconda parte della ricostruzione di Taormina combacia con l'annotazione della Digos: «Non solo hanno dato l'autorizzazione, ma si sono messi alla testa del corteo, poi hanno bloccato la circolazione a piazzale Flaminio, portando la gente verso villa Borghese perché il Muro Torto era pieno di macchine, e sono andati fino alla Cgil. Tutto tranquillo, tutto sereno, tutto autorizzato». A questo punto, proprio come riportato dai poliziotti della Digos, arrivati alla Cgil, i manifestanti hanno trovato lo schieramento delle forze dell'ordine. «Evidentemente», sostiene Taormina, «ci avevano ripensato e quelli della polizia che avevano dato l'autorizzazione volevano ritornare sui loro passi, ma i capintesta chiedevano di poter passare, e sia la polizia che i carabinieri, due schieramenti che erano più di facciata, senza nessun tafferuglio, li fanno passare e arrivare alla Cgil». Qui i facinorosi, che secondo l'avvocato non sono stati ancora identificati, avrebbero lanciato l'assalto. «Lo sfascio della Cgil è avvenuto in un contesto che deve essere ricostruito», afferma ora Taormina, aggiungendo: «Prendete le immagini e vedrete che è stato un gruppo di personaggi che non ha a che fare con i miei assistiti che ha sfasciato tutto». E questo è l'unico punto in cui le due versioni, quella della Digos e quella della difesa, entrano in conflitto.