2024-11-03
La trappola degli «spioni» in stazione per pizzicare Alex Britti con la droga
Gli uomini al centro dell’inchiesta di Milano avevano ricevuto l’incarico di tentare di provare che il cantante facesse uso di stupefacenti. Grazie a veri agenti compiacenti, lo avrebbero fatto fermare per un vero controllo.A una settimana dalle misure cautelari che hanno portato ai domiciliari, tra gli altri, l’ex poliziotto Carmine Gallo, ad dell’agenzia investigativa Equalize, e il suo braccio destro, l’esperto informatico Samuele Calamucci, una vicenda in particolare rivela il raggio d’azione della presunta associazione per delinquere ipotizzava dall’accusa della Procura milanese.La vicenda coinvolge il noto cantante Alex Britti, impegnato in una contesa legale particolarmente complessa con Nicole Pravadelli, ex compagna che gli ha dato un figlio. Secondo le carte degli inquirenti, Fulvio Pravadelli, ex manager Publitalia e direttore generale della Veneranda Fabbrica del Duomo, padre della donna, avrebbe orchestrato in prima persona un’intensa attività di dossieraggio e spionaggio su Britti. Per i legali del dirigente, quest’ultimo sarebbe estraneo alla vicenda. Secondo l’accusa, invece, avrebbe incaricato la Equalize di raccogliere informazioni compromettenti sul cantante per influenzare la contesa legale legata alla dolorosa separazione.L’attività investigativa compiuta, a prescindere dalle eventuali responsabilità del «suocero» del popolare cantautore, permette di comprendere la ramificazione delle attività degli indagati. In una delle intercettazioni, infatti, Calamucci spiega così il compito affidatogli: «Ci hanno chiesto di trovare qualunque cosa che possa mettere in cattiva luce Britti... stiamo verificando i suoi precedenti, anche quelli di polizia... sai, mi risulta che ha una roba vecchia del ’91 per droga… era detenzione ai fini di spaccio. Lo sapete, no? All’epoca per una canna condivisa ti prendevi lo spaccio. Per la sua ex suocera sapere che è stato implicato in una cosa del genere sarebbe oro».Le intercettazioni rivelano inoltre come la sua squadra di «investigatori» avrebbe utilizzato anche contatti interni nelle forze dell’ordine per acquisire in modo illecito dettagli dai sistemi Sdi (Sistema d’indagine) e altri archivi riservati. Il materiale acquisito, come emergono da varie conversazioni, risulterebbe addirittura architettato per costruire una campagna stampa volta a screditare Britti, tentando di coinvolgere trasmissioni, siti o giornali che, in questo caso, paiono essersi sottratti al gioco. Parallelamente alla strategia mediatica, emergono tentativi di controllo e intimidazione tramite episodi di pedinamento. Sono numerose le occasioni in cui Britti e il suo entourage sono seguiti o fermati, come nel caso di un controllo pilotato alla stazione Centrale di Milano. Calamucci e Gallo confermano in un dialogo intercettato che l’azione era studiata per raccogliere «qualcosa da usare contro» Britti e i suoi collaboratori: «Ci siamo inventati il fermo, sai, il tipo che era con lui potrebbe avere addosso qualcosa, ci avevano dato una mano colleghi della stazione. Ma niente... avevamo sperato di trovarlo nei guai».Pravadelli spinge per ottenere prove che confermino le sue convinzioni e condivide con gli investigatori la speranza che la storia del presunto passato da «tossicodipendente» di Britti sia resa pubblica in modo da influire sull’esito giudiziario. Per garantire il successo della sua operazione, Pravadelli chiama a raccolta amici influenti, ovviamente del tutto estranei all’inchiesta. Questa serie di manovre sembra sfociare nel tentativo di rafforzare una leva negoziale nella vicenda legale. Spiega Calamucciipotizzando di coinvolgere un penalista in possesso delle informazioni reperite dal team: «Viene al tavolo con l’informativa su Britti e gli dice: “Non vuoi fare come diciamo noi? Allora vedi qui cos’ho”. E poi non gli diciamo nemmeno come l’abbiamo trovata, giusto? Anonimo, trovato così. La carta è perfetta, nessuno ci può collegare a nulla». Dai resoconti risulta che l’agenzia avrebbe spiato la vita privata di Britti, a caccia di elementi compromettenti. Nel proseguire la raccolta di prove contro il cantante, Calamucci e Gallo si vantano dell’efficacia del controllo sociale e delle false intercettazioni. Ad esempio, con la collaborazione di un poliziotto compiacente, sarebbero riusciti a ottenere nuovi documenti in tempi brevissimi, usando procedure e giustificazioni fittizie nei loro sistemi di archiviazione, rafforzando così le loro armi. Tra queste, la mossa con cui gli uomini incaricati da Pravedelli avrebbero cercato di utilizzare a loro favore un incontro tra Britti e l’inviato di Striscia la Notizia, Vittorio Brumotti. Quest’ultimo avrebbe avuto con Britti un dialogo confidenziale, registrato. Gli investigatori ipotizzano che il filmato con questo scambio di battute possa essere utilizzato per danneggiare il cantante. Così Calamucci in una conversazione con Cornelli: «Brumotti l’ha beccato in una festa… lo ha fatto parlare, sai, tra una battuta e l’altra, un po’ in confidenza. Alla fine, ha registrato tutto. E ora abbiamo quel materiale, una registrazione che può essere utile per “agitare” un po’ Alex». Sempre Calamucci si vanta ancora con Cornelli: «Abbiamo carta bianca. Abbiamo persino giornalisti “di fiducia” pronti a mettere un po’ di pressione a Britti» Le intercettazioni rivelano anche l’insistenza di Pravadelli per ottenere la copia cartacea di una informativa del 1991 della Guardia di finanza di Civitavecchia riguardante Britti che tratterebbe il presunto precedente per spaccio. A questo proposito, il particolare forse più impressionante è un pedinamento con annessa perquisizione. Calamucci e Gallo confermano un «controllo pilotato» grazie a presunti agenti compiacenti alla Stazione Centrale di Milano: «Ci siamo inventati il fermo, sai, il tipo che era con lui potrebbe avere addosso qualcosa, ci avevano dato una mano colleghi della stazione. Ma niente... avevamo sperato di trovarlo nei guai».