2021-09-08
La stretta della card si gioca sui lavoratori
Allo studio l'estensione del pass nella Pubblica amministrazione e nel privato. Il Carroccio smentisce le voci su un'intesa già raggiunto per il Cdm e la cabina di regia di giovedì. Confindustria e sindacati sono d'accordo: obbligo ok, ma tamponi gratis.In presenza di numeri del contagio che continuano a non destare grande preoccupazione, soprattutto per ciò che riguarda la pressione sulle strutture sanitarie (salvo qualche eccezione limitata ad aree circoscritte) ci si aspetterebbe che il dibattito ruotasse attorno a come iniziare a sgravare cittadini e lavoratori dalla grande mole di obblighi ai quali sono attualmente sottoposti. E invece, l'attenzione generale continua a essere catalizzata dalla cabina di regia che dovrebbe tenersi nei prossimi giorni, in cui all'ordine del giorno ci sarà un ulteriore passo nell'escalation regolatoria che si è impossessata di una parte del governo e delle autorità sanitarie alla vigilia delle vacanze. E se il giro di vite aveva una sua pur esile logica nell'intenzione di scongiurare il bis (sul cui merito ci sarebbe comunque da discutere ampiamente) dell'estate scorsa, ora che risulta abbastanza chiaro che i numeri dei ricoveri non potranno toccare quelli del corrispondente periodo del 2020, l'impressione è che l'afflato burocratico dei soliti noti si stia autoalimentando, prescindendo completamente dalle evidenze (o presunte tali) scientifiche.Così, mentre in Parlamento si lavora per stabilizzare l'estensione dell'obbligo della certificazione verde per ristoranti e bar al chiuso e per i mezzi di trasporto che percorrono lunghe distanze (deliberata dal governo a fine luglio ed entrata in vigore in due step successivi) gli uffici legislativi di Palazzo Chigi e del ministero della Salute sono già proiettati a spuntare nuove caselle, laddove ancora non era arrivata la colonizzazione del famigerato pass. Nel mirino, stavolta, ci sono tutti i lavoratori della Pubblica amministrazione e alcune categorie di quelli privati. In realtà, nella maggioranza che sostiene il governo Draghi si sono già levate molte voci a favore dell'obbligo totale per tutti i lavoratori, tanto che non sono mancate anche ieri «veline» con indiscrezioni secondo cui ci sarebbe già pronto un decreto, composto di un solo articolo, contenente l'estensione del green pass ai dipendenti della Pa e del settore privato. Il provvedimento, sempre secondo le indiscrezioni, potrebbe essere approvato in un Consiglio dei ministro convocato per domani, subito dopo la cabina di regia. Una fuga in avanti alla cui orchestrazione la Lega ha immediatamente cercato di porre un argine, lasciando trapelare che nulla è stato ancora ufficialmente deciso e non vi sono convocazioni ufficiali per la cabina, né per il Cdm.Quello che appare certo, in ogni caso, è che a partire dal primo ottobre, oltre ai lavoratori del settore scolastico e sanitario, a doversi presentare al lavoro muniti di green pass dovrà essere chi lavora nei settori in cui la certificazione è attualmente obbligatoria per i clienti. In soldoni, i citati bar e ristoranti, oltre naturalmente a teatri, cinema, sale da concerto e musei (quelli pubblici, ovviamente, sarebbero coperti dall'obbligo per i lavoratori della Pa). Si è dunque scelto di sanare il paradosso secondo cui un cliente poteva andare a mangiare al ristorante solo se munito di certificazione, mentre il lavoratore di quel ristorante poteva non averla con l'obbligo generalizzato, anziché con il ridimensionamento degli obblighi vigenti. Da questo punto di vista, sarà curioso vedere come si regoleranno i gestori dei locali che, soprattutto al Sud, manterranno i dehors per tutto ottobre, dove magari non ci sarà l'obbligo di green pass per i clienti ma ci sarà per i camerieri. E una buona volta si capirà anche cosa il governo vorrà fare delle supervessate discoteche, la cui stagione indoor in genere comincia proprio ai primi di ottobre.Detto questo, si tratterà dell'antipasto, perché sul tavolo c'è - come detto - l'obbligo indiscriminato per tutti i lavoratori: di certo quelli della Pa, molto probabilmente quelli del privato. In quest'ultimo caso, a indirizzare la trattativa è fondamentalmente una questione pecuniaria, perché c'è da capire su chi dovrebbe gravare il costo dei tamponi necessari a ottenere il pass, nel caso dei non vaccinati o non vaccinabili. I sindacati, guidati dal leader Cgil, Maurizio Landini, non sono pregiudizialmente contrari all'obbligo ma mettono in guardia la controparte imprenditoriale sul fatto che il costo dei tamponi non potrà in nessun caso ricadere sui lavoratori. Confindustria, per bocca del presidente Carlo Bonomi, è convintamente pro green pass, ma non vuole pagare di tasca propria i tamponi: «È fondamentale», dice il numero uno di Viale dell'Astronomia, «che il governo assuma il provvedimento di rendere obbligatorio il green pass nei luoghi di lavoro», per poi aggiungere però che «nel momento in cui le parti sociali dovessero essere d'accordo e il governo dovesse adottare in emergenza un provvedimento di questo tipo, credo che temporaneamente si possa pensare a un intervento sociale per andare a pagare i tamponi. Ho detto in maniera molto chiara», ha concluso, «che non si può pensare che questo costo sia a carico delle imprese». Il governo, su questo punto, per il momento fa il pesce in barile, conscio dell'esborso che ciò comporterebbe, ma è su tale problema e sull'enorme incoerenza che ne deriva, che i tanto vituperati emendamenti di Fdi e Lega (poi ritirati dal Carroccio) al dl green pass - tra le altre cose - hanno insistito, e cioè sul prevedere, una volta introdotto l'obbligo generalizzato della certificazione, la gratuità dei tamponi.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)