2020-12-22
La stangata revisioni investe gli automobilisti
Il governo partorisce un aumento di 10 euro sui controlli obbligatori per legge. Poi si inventa un «bonus auto sicure», vendendolo come un rimborso valido un'unica volta entro tre anni e per una sola vettura. E la Cna, vicina alla sinistra, esulta: «Salve le officine»Colpirne 23 milioni - tanti sono i proprietari di auto anzianotte - per accontentarne 8.500, quante sono le autofficine. Il governo rincara la revisione auto di 9,95 euro (i supermercati per illudere i clienti non fanno mai cifra tonda) pari a un aumento di circa il 15%. Ma nasconde questo balzello dietro la promessa di rimborsare il rincaro agli automobilisti. Lo scorso anno lo Stato ha incassato dalle revisioni - tra Iva e diritti vari - 314 milioni e ora prevede di restituire col bonus 4 milioni. Come sempre la specialità di Giuseppe Conte è il gioco delle tre carte. Con la prima carta vincono i meccanici, con la seconda pare che pareggino gli automobilisti, con la terza ci rimettono i contribuenti. Revisionare l'auto costerà 76,88 euro presso un'autofficina privata, 72,20 euro in un centro dell'Automobile club, 54,95 se si fa presso la Motorizzazione civile, ma è più facile fare sei al superenalotto che prenotare una revisione lì. Giuseppe Conte promette di rimborsare i 9,95 euro di rincaro con un bonus ipotetico di pari valore che ha anche un nome di fantasia: «auto sicure». Lo ha stabilito un emendamento alla manovra passato in commissione bilancio alla Camera. Il rimborso - ancora imprecisato nelle modalità - vale però per una sola revisione e per una sola auto (ma molte famiglie ne possiedono più di una) e l'applicazione del bonus - che dovrebbe scattare, come l'aumento, 30 giorni dopo l'approvazione della legge di bilancio - è previsto per soli tre anni dal 2021 al 2023 con uno stanziamento annuo di appena 4 milioni. Arriveremo a un altro click day? Per effetto del decreto Semplificazioni le revisioni che scadevano da agosto scorso in poi sono state prorogate al febbraio 2021, così i rincari saranno già in vigore oltre a valere per le nuove revisioni. Forse Paola De Micheli, ministro dei trasporti in odore di rimpasto, si è voluta assicurare una buona platea di possibili elettori: gli artigiani dello spinterogeno. Perché altrimenti non si capisce la ratio dei rincari e quella del bonus. La Cna, Confederazione nazionale dell'artigianato e piccola e media impresa, da sempre vicina al Pd, appena è uscita la notizia ha cantato vittoria. Con un comunicato ha fatto sapere che «apprezza l'emendamento» che adegua le tariffe delle revisioni auto «ferme da ben 13 anni». In teoria il ricorso alle officine private dovrebbe essere un'eccezione perché alle revisioni dovrebbe pensarci la Motorizzazione civile che però non le fa, ma il balzello lo incassa comunque perché dei soldi che si pagano all'autofficina 12 euro finiscono nelle tasche del ministero dei Trasporti. La Cna comunque canta vittoria e la racconta a modo suo. «L'incremento di 9,95 euro è una boccata di ossigeno per i centri di revisione privati, una categoria che da anni registra una crescita rilevante dei costi di gestione in termini di nuove tecnologie impiegate e di formazione». La Cna si attribuisce il merito d'aver fatto lobby con ministeri e parlamentari e poi ci tiene a dire: «Tra l'altro l'adeguamento delle tariffe non peserà sulle tasche degli italiani. Lo Stato erogherà un bonus ai proprietari dei veicoli pari all'incremento di 9,95 euro». Ora al di là di precisare che qualsiasi esborso pubblico è sempre e comunque finanziato dalle tasse degli italiani (il bonus auto sicure lo pagano per quota parte anche i non automobilisti) e che il beneficio va invece nelle tasche private delle autofficine, la Cna mette comunque le mani avanti: sia chiaro, i soldi del rimborso li deve dare lo Stato perché «in alcun modo quel beneficio dovrà essere anticipato dalle imprese». Gli artigiani ex rossi peraltro protestano perché volevano revisionare e collaudare anche i mezzi pesanti e invece, in questo, non li hanno accontentati anche se il parco bus ha un'età media di 12 anni e quello dei camion di 13,5 e da un anno i controlli sono fermi. È certo invece che la revisione auto si fa ogni due anni e che per le auto usate - comprese le auto aziendali o a Km 0 - non c'è neppure la franchigia dei quattro anni prevista per le auto nuove e la platea dei tartassati è sconfinata. Federeconsumatori perciò protesta: «Si penalizzano in particolar modo le famiglie che non possono permettersi di cambiare auto e che dovranno sommare l'aumento (fatta salva la prima revisione) a tutti gli interventi di manutenzione che un'auto richiede. In un momento di forte difficoltà, in cui mancano le certezze necessarie per progettare acquisti impegnativi ed onerosi, non riusciamo a comprendere la logica che sta dietro a tale misura. Chiediamo al governo chiarimenti, ma soprattutto modifiche in direzione di una maggiore equità». L'età media del parco circolante è su 11,5 anni, circa il 60% dei 38 milioni e 360 mila auto è compreso tra euro 0 e euro 4 e così si spendono per le revisioni auto 960 milioni di euro all'anno. Nel 2019 alle officine sono andati 646 milioni con un aumento di fatturato del 2,8% dovuto al progressivo invecchiamento delle macchine e lo Stato ha incassato 314 milioni. Il bonus vale 4 milioni. Forse basta questo a definire l'operazione auto sicure.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)