2020-02-11
La stangata annunciata del governo: tagli alle pensioni e Iva «rimodulata»
Sorpreso dai numeri pessimi, l'esecutivo cerca giustificazioni. Il viceministro dem Antonio Misiani prende tempo («aspettiamo dati più aggiornati») ma dal confronto con i sindacati emergono prospettive poco incoraggianti.I giallorossi avevano fatto i conti senza l'oste, cioè senza considerare un rallentamento economico che allunga un'ombra cupa sul 2020: prima l'annuncio del meno 0,3% del Pil dell'ultimo trimestre 2019; poi i dati pessimi sulla produzione industriale resi noti ieri; nel mezzo, le fosche previsioni di Fitch. E non finisce qui: guardando dentro le statistiche, appare chiaro che la domanda interna italiana boccheggia, mentre resiste l'export. Ma, tra frenata tedesca e maxi incognita cinese sugli effetti economici del coronavirus, proprio le esportazioni minacciano di essere pesantemente colpite. Morale: a una consolidata sofferenza dei consumi interni si sommerà anche una seria difficoltà nell'export, trasformando l'attuale stagnazione in una recessione conclamata. Davanti a questo scenario, il governo non ha una strategia. Ieri, intervistato da Repubblica, il viceministro Pd Antonio Misiani ha cercato di buttare il pallone in tribuna: «Non sottovalutiamo i segnali preoccupanti di inizio anno, ma non lo diamo nemmeno per perso». Nessuna conferma, ma neanche nessuna smentita della necessità di correggere nel prossimo Def le stime di crescita del 2020: il governo si era attestato sullo 0,6%, Fitch ha già ridimensionato tutto a uno striminzito 0,2%. Misiani si limita a dire: «Ad aprile faremo il punto con dati più aggiornati». La realtà è che la pesante contrazione della crescita avrà effetti sul deficit (che sarà certamente superiore al 2,2% previsto dal governo) e sul debito, esponendoci a rischi di procedura Ue. Da questo punto di vista, va ribadito che - proprio in questa condizione di vulnerabilità - appare suicida approvare una riforma del Mes che rende più probabile (sia pur non automatica) la prospettiva di ristrutturazione del debito. Il solo fatto che questa ipotesi sia prevista, e il solo fatto che gli investitori sappiano che, in caso di crisi, ci saranno Paesi che potranno accedere al soccorso senza condizionalità, ed altri (come l'Italia) che invece potrebbero essere sottoposti a pesanti penalizzazioni, fino alla ristrutturazione, cambia radicalmente le aspettative degli investitori. E naturaliter li indurrà a chiedere rendimenti più alti per comprare i nostri titoli, appesantendo il rischio di «soffocamento». Tornando a Misiani, il viceministro Pd su Repubblica prova a giocarsi carte tutto sommato prevedibili e non decisive: gli investimenti, la prosecuzione di Industria 4.0, le consuete giaculatorie sulle semplificazioni. E sulle tasse, oltre al taglietto del cuneo già deciso, Misiani, per giustificare la promessa di una riduzione Irpef, si limita a evocare la partenza - ad aprile - di una delega fiscale che ha però tempi necessariamente lunghi: prima il doppio passaggio parlamentare, e poi i decreti delegati. E soprattutto Misiani non può negare i numeri: c'è l'ipoteca di 47 miliardi di clausole di salvaguardia in due anni (20+27), e per il momento, di soldi disponibili per un taglio Irpef, c'è solo 1 miliardo. Praticamente un caffè. Morale: c'è da temere una doppia partita di giro: che i soldi vengano presi non solo da aumenti Iva (che, conferma Misiani, sarà «rimodulata»), ma pure da interventi sulle agevolazioni fiscali. Quindi, abbassamenti di tasse in cambio di aumenti di tasse. Nessun effetto consistente, ma solo una redistribuzione dai tartassati (quelli che subiranno il taglio delle agevolazioni) ai fortunati a cui arriverà qualche riduzione Irpef. Facile immaginare i bersagli negativi per il governo: autonomi e partite Iva. Resta il tema delle pensioni. Ieri c'è stato l'ennesimo tavolo governo-sindacati per ipotizzare cosa verrà dopo la sperimentazione triennale di Quota 100, che consente l'uscita a 62 anni con 38 anni di contributi. Cgil-Cisl-Uil hanno come richiesta massima una inimmaginabile quota 82 (62 anni di età con 20 di contributi), ma la Cgil vedrebbe con favore anche una prosecuzione di Quota 100. Il governo si mantiene misterioso. Per ora, su diverse scrivanie c'è uno schema che potremmo chiamare «Quota 102», con uscita a 64 anni e 38 anni di contributi. Il punto però è capire, finito l'esperimento di Quota 100, quanto ci rimetterebbe una persona che decidesse di lasciare tre anni prima del limite (67 anni) fissato dalla Fornero. I sindacati fanno circolare simulazioni preoccupanti, con una penalizzazione che potrebbe arrivare al 30% del trattamento. I giallorossi si preparerebbero a controproporre una penalizzazione del 2% su ogni anno di anticipo di pensione (quindi del 6%, se l'anticipo fosse di 3 anni). Al termine dell'incontro di ieri, sindacati insoddisfatti: bene la fase di ascolto, ma è ora che il governo cominci a dare risposte e soprattutto a indicare le risorse che metterà sul tavolo. Il più esplicito nelle critiche è stato il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli: «Non aiuta che tutti giorni, mentre al tavolo ufficiale il governo non dice nulla, nel frattempo, membri che parlano a suo nome lancino ipotesi sia su quota 100 sia sulle risorse».
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
content.jwplatform.com
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.
Kim Jong-un (Getty Images)