2025-10-28
La sinistra tappa la bocca anche ai suoi
A Torino i collettivi bloccano, a suon di minacce e spintoni, un volantinaggio dei giovani di Fratelli d’Italia mentre a Venezia i pro Pal censurano pure Emanuele Fiano del Pd: «Ho subito ciò che accadde a mio padre nel 1938». Ieri, sui social, non si faceva altro che rilanciare la svastica vergata sui muri del liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Genova (ci torneremo), con commenti sarcastici: «E poi l’odio verrebbe da sinistra...». Risposta: sì. E può testimoniarlo un fior di esponente di sinistra, come il parlamentare del Pd, Emanuele Fiano. Ieri, un gruppo di attivisti pro Pal del Fronte della gioventù comunista ha impedito lo svolgimento di un incontro-dibattito sulle prospettive di pace in Medio Oriente nell’Università di ca’ Foscari a Venezia, interrompendo un incontro a cui stava prendendo parte proprio Fiano, con slogan e cartelli contro il sionismo. «Ho provato in tutti i modi a continuare», ha spiegato Fiano, «ma hanno continuato a parlare e a dire su di me falsità. Il principio fascista che hanno loro in mente è che chi non ha idee come le loro non deve parlare». Poi ha aggiunto: «L’ultima volta che hanno espulso un Fiano da un luogo di studio è stato nel ’38, con mio padre. Noi eravamo lì a parlare di pace tra due popoli, di ingiustizie, di dolori, di violenza e di pace. Chi non vuol sentire parlare di queste cose la pace non la vuole». Tutto giusto, tranne ovviamente l’attribuzione di tale sopruso al sempiterno fascismo, come ha fatto notare, nel dare la solidarietà a Fiano, il presidente del Senato, Ignazio La Russa: «A Emanuele Fiano, a cui esprimo solidarietà e con cui ho sempre avuto un simpatico rapporto personale, mi permetto di segnalare che almeno in questo caso citare il fascismo come principio guida per i pro Pal è un po’ azzardato. Forse riservare al fascismo le indubbie colpe storiche verso gli ebrei italiani e chiamare invece col loro nome le idee che ispirano oggi i pro Pal sarebbe più onesto e opportuno». Il capogruppo di Fdi alla Camera, Galeazzo Bignami, ha parlato di «un fatto di inaudita gravità». Il fascismo non c’entra, l’intolleranza sì. Anche perché si tratta di una forma di prevaricazione che non è episodica, estemporanea, ma un vero e proprio metodo di azione politica codificato, eseguito a freddo e rivendicato.Prendiamo Torino. Ieri, davanti al liceo Einstein, i collettivi hanno aggredito membri di Gioventù nazionale che distribuivano volantini con lo slogan «Rifiuta la cultura maranza». Un minorenne, è stato denunciato e portato in questura. La federazione cittadina di Gioventù nazionale Torino ha, non troppo elegantemente, precisato che «il volantinaggio è stato effettuato da persone non tesserate». Dietro ci sarebbe in realtà il doppio binario di due distinti tronconi del movimento. Fabio Galetto, il ragazzo aggredito, racconta comunque alla Verità: «Io sono tesserato con Gioventù nazionale, così come tutti i ragazzi presenti. Cosa è successo? Stavamo distribuendo volantini contro le baby gang fuori dal liceo, quando mi si avvicina uno studente e mi dice “Qua fascisti non ne vogliamo”. Io l’ho aggirato senza alzare le mani, ma poco dopo ci hanno accerchiato in dieci o dodici, iniziando a insultarci e a dirci “fasci vi appenderemo tutti”. Tra loro c’erano due appartenenti ad Askatasuna. Uno mi ha dato un pugno su una mano, facendo cadere i volantini. Quando mi sono abbassato per prenderli, mi hanno spinto. A quel punto la Digos è intervenuta e i ragazzi hanno iniziato ad attaccare gli agenti. Poco dopo, nel corso di un confronto che pareva civile, una ragazza mi ha sputato». Ora, il bello della vicenda e ci possiamo risparmiare la classica tarantella delle versioni contrapposte, perché il racconto di Galetto è in buona sostanza quasi tutto confermato dalle parole della rappresentante d’istituto a Torino Today, che con incredibile buona coscienza (e un bel po’ di senso di impunità), ha spiegato: «Gli abbiamo detto “andatevene, qua non siete ben accetti”. [...] Non se ne sono andati e, insieme ad altri compagni, mi sono avvicinata con un bidone della spazzatura dicendogli che avrebbero potuto buttarli qui, ma nello stesso istante uno dei militanti di destra ha iniziato a strattonare un nostro amico. Abbiamo preso i volantini, li abbiamo strappati e buttati a terra». La giovane ha raccontato questo vero e proprio sopruso come se fosse la cosa più normale del mondo. Come spettasse ai collettivi decidere chi può fare politica e chi no.Nel frattempo, a proposito di cultura maranza, a Genova continua il diluvio di comunicati e di cortei contro un assalto fascista a cui non credono neanche le vittime. Parliamo dell’incursione al liceo Da Vinci. Gli inquirenti stanno analizzando i sistemi di videosorveglianza, mentre le testimonianze dei presenti convergono verso la pista dell’aggressione maranza, termine peraltro citato pure dalla questura. Persino il collettivo studentesco, che all’inizio aveva urlato allo squadrismo, ha gettato acqua sul movente politico: «Se volete mostrare solidarietà al Leonardo, fatelo in quanto scuola distrutta, non perché hanno disegnato segni che nemmeno sanno cosa vogliono dire. Non vogliamo che l’accaduto venga politicizzato». Convinto il collettivo della scuola, resta solo da convincere quello delle redazioni.
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