2021-04-06
La sinistra si indigna per i fischi, però tace su rapine e stupri
I progressisti contro gli italiani rei di «catcalling» restano muti sull'insicurezza delle città, specie sui crimini degli immigrati.È bastata una storia Instagram di Aurora Ramazzotti per far balzare alle cronache una nuova colpa maschile: il catcalling. Con questa parola, che allude al fare versi per richiamare i gatti, si indicano le molestie verbali di stampo sessuale: dal commento indesiderato a strombazzi con clacson e fischi da parte di estranei in aree pubbliche (strada, parco...). Anche detto pappagallismo, il catcalling è illegale in Perù, nelle Filippine, in Francia, in alcuni Stati americani e alcuni domandano che lo diventi anche qui. Tornando da un corsa, Aurora si era sfogata coi suoi follower: «Possibile che nel 2021 succede ancora il fenomeno del catcalling?! Appena mi tolgo la giacca sportiva perché sto correndo e fa caldo devo sentire fischi, commenti sessisti e le altre schifezze. Mi fa schifo». La sua denuncia è stata ripresa da tutti i media online e persino dal londinese Times. Al Corriere della Sera, la figlia di Eros Ramazzotti e Michelle Hunziker ha spiegato che per la battaglia contro il catcalling sarebbe «importantissimo» avere l'appoggio dei maschi: «La condanna da parte loro diventa un cambio di passo. Abbiamo bisogno degli uomini, non solo in questa battaglia ma anche in tante altre. Per esempio, quella per la parità salariale». Niente di nuovo sotto il sole: influencer e Vip ormai sembrano funzionare come megafoni dell'agenda progressista. Ieri l'altro l'Iva sugli assorbenti; ieri lo ius soli; oggi il ddl Zan (per cui si è spesa la stessa Ramazzotti); domani il catcalling e via così. Inedita non è neanche la modalità di trattazione. C'è il ricatto morale: sei maschio e non ti dichiari contro il catcalling? Allora vuol dire che lo approvi (anche se non è così). Poi c'è la falsificazione: si racconta il catcalling come un fenomeno praticato soltanto dagli uomini verso le donne e soltanto dagli uomini bianchi ed eterosessuali. In realtà, l'immagine del maschio bianco sempre carnefice non corrisponde al vero. Basterebbe citare una ricerca Istat del 2018 secondo cui - al 43,6% di donne che dichiarava di aver subito qualche forma di molestia sessuale nella vita - si affiancava pure un 18,8% di maschi. Insomma, esistono anche vittime di sesso maschile. Eppure i social network straripano di commenti che leggono il catcalling come ennesimo sintomo della mascolinità eterosessuale tossica, tipica di un'Italia patriarcale e sessista dove vige la «cultura dello stupro». Se è vero che chi riceve un fischio per la strada ha il diritto trovare la cosa sgradevole, è anche vero che le città chiuse e vuote di questi mesi amplificano lo spavento: dal 6 novembre e fino all'11 aprile la Lombardia ha passato 41 giorni in zona gialla, 37 in arancione, 10 in arancione rafforzato e ben 68 giorni in rossa. Curiosamente, però, la Ramazzotti e i vari commentatori che le danno corda non fanno mai riferimenti critici alle chiusure. Non solo. Evitano di parlare pure di problemi che, per quanto riguarda la sicurezza, sono molto più gravi di fischi e grida. Ai vari commentatori che portano avanti le battaglie di sinistra sentiamo dire che un fischio non può capitare, che sarebbe «cultura dello stupro» e c'è un'emergenza riguardante i maschi italiani. Quando però agli stessi attivisti progressisti si fa presente che larga parte delle violenze sessuali (cioè gli stupri: ben più gravi di un fischio in strada) sono commesse da stranieri, ecco che scatta l'accusa di razzismo. Anzi, c'è pure chi si affanna a sostenere che gli italiani stuprino di più. Cosa vera, in numeri assoluti, ma falsa se si rapportano gli stessi numeri alla nazionalità di chi commette il reato. (i non italiani, in proporzione, stuprano abnormemente di più). No, della sicurezza nelle città non si discute mai, specie se hanno sindaci democratici. I quali, a loro volta, sono spesso i primi a sostenere che non esista alcuna emergenza sicurezza. Un esempio? Il primo cittadino milanese Beppe Sala. Intervistato il giorno dopo che due marocchini irregolari - la notte del 27 aprile 2018 - effettuarono quattro rapine in due ore (due a Cinisello Balsamo e due in Stazione Centrale, in quest'ultimo caso uccidendo un bengalese e mandando all'ospedale una ragazza inglese), Sala disse: «Non sono d'accordo a dire che c'è un'emergenza. Nelle grandi città aperte e internazionali a volte capitano fatti del genere». Certo. Omicidi e lesioni per rubare un cellulare «a volte capitano» e «non c'è emergenza». Di sicuro esistono delinquenti di ogni nazionalità. Ma non possiamo accettare che il problema delle molestie verso le donne - dal fischio allo stupro - venga accollato al solo maschio bianco etero italiano. Vogliamo dibattere dell'argomento? Facciamolo, ma esaminando tutti i fenomeni, non solo quelli che fanno comodo a sinistra. Altrimenti non è dibatitto: è propaganda.
Jose Mourinho (Getty Images)